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Amy Winehouse a 10 anni dalla sua morte, il successo di Back to Black e le ultime ore a Candem

Son passati già 10 anni dal 23 luglio 2011, quando nel quartiere di Candem a Londra, nel proprio appartamento venne ritrovata morte in seguito all’eccessivo consumo di alcol e droghe la cantante soul Amy Winehouse. L’artista britannica negli otto anni precedenti era riuscita a diventare un’icona internazionale grazie a “Frank” e “Back to Black”.
A cura di Vincenzo Nasto
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Amy Winehouse

Le ultime ore distese sul letto, a fianco tre bottiglie di vodka e il cellulare che fino alle 3 di notte le aveva fatto quasi compagnia, ingabbiata al numero 30 di Camden Square. Poi le luci dell'alba e la voce della guardia del corpo Andrew Morris, a cui Amy Winehouse non rispose. Il 23 luglio 2011, alle prime ore dell'alba, la 27enne cantante britannica lasciava la terra con un'eredità artistica, un solco incredibile, che l'aveva portata dal 2003 al 2006 alla fama internazionale e a cinque Grammy. Una delle più grandi interpreti contemporanee jazz-pop, ma anche icona culturale, basta vedere come Camden, ma in generale l'universo musicale ricordino l'artista, un processo che non si sofferma solo su ciò che è stata musicalmente, ma anche sul processo di autodistruzione, che negli anni ha acceso i riflettori anche sul discorso della salute mentale, sempre unito al tema della fama. A 10 anni dalla sua scomparsa, le si deve riconoscere quanto la sua figura abbia influenzato la musica soul a livello internazionale, ma anche il processo terapeutico di scrittura nei suoi testi, uno dei tratti identificativi che rendeva Amy Winehouse un personaggio totale.

L'ultima esibizione a tre giorni dalla scomparsa

L'ultima volta che Amy Winehouse ha calcato un palco è stato il 20 luglio 2011, appena tre giorni prima della sua scomparsa. Il motivo ha un nome e un cognome: Dionne Bromfield, la protetta di Amy Winehouse. Il rapporto tra la cantante britannica e la giovanissima promessa soul era nato qualche anno prima, esattamente nove, quando Amy Winehouse aveva conosciuto la madre della cantante, allora aveva appena 6 anni, nella comunità ebraica a nord di Londra. Bastò poco per accorgersi del rapporto quasi materno di Amy Winehouse con Bromfield, soprattutto dopo averla accompagnata in varie apparizioni televisive (anche X Factor) e averle permesso nel 2009 di firmare con la propria etichetta discografica: la Lioness. Il 20 luglio 2011 all’iTunes Festival di scena al Roundhouse di Camden Amy Winehouse salì per l'ultima volta sul palco, l'ultima testimonianza nel suo quartiere, dopo aver passato a bere qualche ora prima un bicchierino al pub Good Mixer, come ha raccontato nel 2013 il giornalista Howard Sounes nel suo libro "Amy 27: Amy Winehouse and the 27 Club". Uno dei periodi più bui per la cantante inglese, che pochi mesi prima aveva destato scandalo a livello internazionale durante una tappa del suo tour a Belgrado, dove in evidente stato confusionale, aveva dovuto interrompere il concerto. Arrivò anche l'interruzione del tour, con una nota dell'ufficio stampa che descriveva le condizioni di salute difficili della cantante.

Il consumo di alcool e il successo di Back To Black

Si potrebbe partire proprio da "Rehab" per descrivere parte del processo musicale di Amy Winehouse durante la propria carriera, sempre al limite tra il successo musicale e l'eccessivo consumo di alcol. "Rehab" è forse uno dei brani più autobiografici della cantante, in cui rivela il rifiuto di andare in clinica a disintossicarsi dal consumo di alcool e droghe (per lo più eroina), aumentato soprattutto dopo la relazione con Blake Fielder-Civil, un matrimonio che durò giusto due anni, dal 2007 al 2009, e che influenzò tragicamente la vita di Amy Winehouse. Il racconto del consumo di eroina, anche se precedente alla relazione, diventa più chiaro, ricco di immagini in "Back to black", il singolo che dà i natali al secondo album ufficiale di Amy Winehouse, come quando canta: "la vita è come una pipa e io sono come una moneta che rotola nei muri", descrivendo il senso di vuoto che le aveva apportato il consumo. Il senso di ribellione in quel progetto, quasi terapeutico nella scrittura e nella riflessione sui cambi umorali degli ultimi due anni della cantante, come quando racconta in "you know I'm no good" la sua libertà fisica ed emotiva. Vivere la vita nelle sue accezioni più estreme.

La relazione con Blake Fielder-Civil e l'odio per le sue insicurezze

Il dualismo tra amore e odio della stessa Amy diventa intensa nella sua narrativa musicale con due brani manifesto: "Tears dry on their own" e "Love is a losing game". In questi due brani c'è la cantante che lotta contro sé stessa, nell'incessante viaggio del giorno dal sole alla luna che scandisce le sue parole, le sue accuse infamanti e le sue preghiere. Nel primo brano Amy Winehouse si chiede il motivo per cui odia il proprio essere e l'immagine percepita dalle persone, la fama che l'ha caratterizzata e chiusa in una gabbia d'oro. Il tutto viene riflesso sul partner, la figura specchio di cui si serve in molti suoi brani, come a voler identificare i suoi problemi in una sorta di confessione emotiva verso la persona che avrebbe dovuta salvarla, non lasciandola da sola nel terrore della vita. "Love is a losing game" registra i tratti più borderline della relazione tra Amy Winehouse e Blake Fielder-Civil, in cui la relazione diventa una sfida, una scommessa, una mano di poker che Amy Winehouse sta giocando con la propria vita e quella del suo partner. Una relazione che come canta Winehouse: "oltre le previsioni inutili e derisi dagli déi, ora è l'ultimo fotogramma perché l'amore è un gioco a perdere".

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