Alessandra Amoroso: “Stravolta dal successo, mi dico brava anche se non me lo sono sempre goduto”
In Tutto accade, album che segna il ritorno di Alessandra Amoroso a 3 anni da "10", la cantante si sdoppia ancora una volta, mettendoci dentro la Sandrina più allegra e scanzonata da una parte e quella più malinconica dall'altra, prendendo a cuore la lezione imparata in questi anni di hit estive coi Boomdabash, ma mettendo giù anche una serie di complessità emerse e affrontate negli anni. Lo dice chiaramente durante l'intervista a Fanpage.it, raccontando il suo "fare a capocciate col successo", quello vero, improvviso, complesso da gestire quando sei piccola e ti ritrovi a essere ascoltata da milioni di persone, quando pensi addirittura di non meritarla tutta quella popolarità. E quest'album è forse più speciale degli altri; certo, ogni nuovo album è più speciale degli altri quando esce, questo è ovvio, però questa volta Amoroso si mette un po' più in gioco, firmando i pezzi e selezionando in maniera certosina le parole che gli altri le hanno cucito addosso. È un album in cui Amoroso dice di metterci tutta se stessa e sarebbe difficile pensare il contrario, specie se si leggono le canzoni con un filo unico, un filo che sbrogliato dà l'immagine di una storia che si sgretola, ci sono i frame, la crisi, e poi "arrivò la mancanza". Leggere le canzoni unicamente come se fossero autobiografia spesso porta a letture errate, però qui la selezione e la scrittura raccontano comunque qualcosa di vissuto e sofferto, a volte con toni più tenui, altre con giravolte sonore che racconta bene un pezzo come "Tutte le volte" (montagne russe sonore che si devono molto alla produzione artistica affidata a Dario Faini, aka Dardust).
Tutto Accade è un album molto personale…
Sì, nasce da una mia esigenza e un bisogno di volermi raccontare in toto, non lasciando nulla al caso e poter raccontare forse alcune cose di me, fare un racconto attraverso la musica, poter raccontare cose di me che non avrei potuto raccontare meglio, perché faccio sempre un po' fatica a toccare dei tasti della mia vita e invece con la musica mi riesce sempre tutto molto semplice e chiaro.
Ci metti del tuo anche nella scrittura però è sempre interessante vedere come altri autori raccontino la tua vita, come nasce il racconto della tua vita dagli occhi degli altri?
Io ho sempre scelto dei brani che potessero parlare di me o magari della mia vita, del mio passato o di una situazione specifica. Ascolto tantissimi brani prima di arrivare alla scelta di 14 o 16 canzoni perché ho bisogno di sentire le canzoni nel cuore e soprattutto sulla pelle, quando le avverto anche sulla pelle e riesco a dare un'immagine a quello che canto, per me è una strada in discesa.
Ti faccio un esempio: quando ho sentito la voce di tua nipote ne “Il nostro tempo”, pensavo ci fosse la tua firma. Non è così, eppure è come se ci fosse…
È vero. Sai, in questo mio percorso ho voluto lasciare il passato al passato e ho voluto lavorare su quello che era il presente e anche sull'accettazione di chi sono oggi e la questione del poter dare un'intenzione a tutte le cose, cercando di viverle al massimo e aprirmi al massimo con tutte le buone intenzioni, la positività e l'amore. Penso che quando una persona fa questo switch nella vita accadano cose meravigliose, proprio per questo tutto accade e quando accade non è un caso.
Ci sono due anime in quest'album, quella più malinconica e quella più scanzonata: hai avuto più voglia di raccontare il dolore della solitudine o la voglia di far festa?
Ho praticamente fatto un disco su queste due anime, infatti il retrocopertina del disco c'è un'Ale vestita di tutto punto e l'altra un po' la Sandrina di tutti i giorni. Quando mi dici che hai sentito queste due anime io non posso fare altro che essere orgogliosa e dirmi che ho centrato il segno, perché volevo dare queste volevo dare l'accettazione di queste due anime, oggi le riconosco, mi è stato costato lavoro, percorso, ho impiegato il mio tempo per poter dire, oggi, "So chi sono" e sono queste due persone insieme, sono quella romantica, quella super emotiva però anche quella cazzuta e forte e ad oggi so di essere sempre stata forte. Purtroppo sono sempre stata io il limite di me stessa, quindi automaticamente quando non credi in te è quello che attiri. Io ho semplicemente fatto questo switch, l'ho visto, l'ho compreso, l'ho accolto e l'ho raccontato.
Immagino che abbia anche a che fare con quello che hai detto in un'intervista al Corriere di qualche mese fa quando raccontasti che sentivi di non meritarti il successo…
Sì, l'ho voluto proprio raccontare.
C'è un pezzo ce si chiama "Canzone inutile", traslandone il senso ti chiedi: a cosa serve una canzone? A cosa ti è servita in questi anni?
A me la musica mi fa stare bene, mi proietta in un mondo che è fatto solo di cose magnifiche, di emozioni pure, mi fa vivere di una felicità diversa. Quando canto o ascolto altri artisti, io mi proietto in un mondo incantato. Per me la musica è magia e quando faccio musica penso di essere la persona più felice del mondo, la musica mi completa e la cosa bella che ha fatto in questo disco è che mi ha parlato.
L'album si chiude con "Tutto accade", pezzo che mi ha suggerito una strada nuova per te…
In questo disco ho voluto mettere insieme le persone che avevo che mi avrebbero aiutato a raccontarmi e in realtà penso di averlo fatto nella totalità, usando un linguaggio diverso, un tipo di musica che magari non si è abituati ad ascoltare da Alessandra Amoroso, mi sono messa alla prova, ho giocato perché ho osato, con la musica si può fare, non perdendo mai però le mie origini, quindi c'è tutto qui dentro.
In "Tutte le volte" canti: "Io da ragazzina avrei voluto avere, dei begli occhi blu". La Alessandra dodicenne dove avrebbe visto la Alessandra di oggi?
Non mi aspettavo tutto quello che è successo nella mia vita. Quello che è accaduto l'ho sempre vissuto molto il presente, questa cosa l'ho fatta fin da bambina, vivendo appieno le giornate. Però nella vita c'è sempre stata la musica, non ero alla ricerca spassionata di successo, però volevo fare musica, volevo che la musica facesse parte della mia vita, poi mi è esplosa questa cosa meravigliosa tra le mani. All'inizio, per un attimo, mi aveva travolta e stravolta però devo dire che ad oggi, se guardo la ragazzina di ieri, dico "Brava Ale, comunque hai saputo tenere testa a tante cose. Mi dispiace che tu non sia riuscita a godertele però alla fine se sei arrivata a esser chi sei, questa tua sicurezza, questa forza che probabilmente hai sempre avuto, ma che facevi fatica a vedere forse per paura, un po' perché sempre piena di limit, dico, sai che c'è? Doveva andare così, non fa niente".
Dici che ti ha stravolto, come hai trovato la quadra, come sei riuscita a rimettere ordine a trovare pace con il successo?
Io ho dovuto fare pace con gli aspetti che aveva il successo, che non ha a che fare con la musica, perché la musica mi è sempre stata amica, mi ha dato la possibilità di conoscere persone, il loro cuore, di essere presente nelle loro vite. Io fondamentalmente facevo a capocciate con il successo, però poi mi sono detta che il successo ha fatto sì che la mia musica arrivasse a più persone, quindi a più cuori, più occhi, più anime, quindi ecco perché mi sono fatta stravolgere però fino a un certo punto perché ho sempre tenuto a mente le mie radici, i miei valori e da lì non mi sono mai spostata.
Il tuo nome è uno dei pochi, a volte l’unico, che figura nelle classifiche di fine anno degli album più venduti, così come negli anni siamo stati abituati ad autori maschi: c’è un problema di genere in Italia?
Guarda, non mi piace chiamarlo problema, magari ci possono essere state delle difficoltà però credo che le cose stiano cambiando completamente, la musica che stiamo ascoltando è una musica fatta di donne, da donne, che collaborano insieme, che si uniscono e questi generi si mischiano, perché nella musica non ci dovrebbero essere. Mi piace chiamarli esperimenti, funzionano tanto, quindi è meglio lasciare spazio alla musica indipendentemente da chi la fa, che sia una donna o un uomo. Però mi piace ribadire il concetto che si stanno muovendo molte cose, vedo molte donne connesse tra loro con la voglia di fare musica, quindi lasciateci fare musica.
Sei una di quelle che si è maggiormente impegnata sulla questione delle capienze, che ne pensi degli ultimi sviluppi?
La mia posizione l'ho sempre messa agli atti, mi sono sempre esposta sin dall'inizio, sia nel periodo pandemia che dopo, ho cercato di dare il mio aiuto in qualsiasi modo e maniera possibile e immaginabile. Mi dispiace che ancora oggi, in Italia, non si sia arrivati a un punto e per me ce ne può essere solo uno e una sola percentuale. Senza alcuna polemica ma tanto amore dico che il problema è che non abbiamo più voglia di scendere a compromessi, perché abbiamo aspettato, abbiamo avuto pazienza, abbiamo rispettato le regole, come è giusto che sia, però quando vedi che nel mondo tutti vivono di musica un po' ti rode e a me un po' rode, devo essere onesta. Non si può fare così, sembra una presa in giro, bisognerebbe fare musica al 100%, siamo arrivati a un punto di non ritorno.
Nel 2022 Alessandra Amoroso tornerà live con l’evento “TUTTO ACCADE a San Siro”, il 200esimo concerto della sua carriera, che si terrà il 13 luglio, in cui Alessandra per la prima volta si esibirà sul palco più prestigioso della musica pop e rock italiana e internazionale, quello dello stadio milanese.