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Ahmad, il palestinese che suona il piano in Siria per alleviare il dolore (VIDEO)

Nel campo di Yarmouk si muore per mancanza di cibo e medicinali in un contesto, quello siriano, che ha fatto decine di migliaia di morti a causa della guerra civile. È in questo contesto che Ahmad suona il piano assieme agli amici, così da fare qualcosa per i ragazzi del campo profughi.
A cura di Francesco Raiola
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Il pianoforte come simbolo di speranza durante un periodo difficile avevamo avuto modo di vederlo l'anno scorso in occasione dell'occupazione di Gezi Park in Turchia, quando il musicista italo tedesco Claudio Martello improvvisò alcuni concerti nel parco occupato. Questa volta, invece, la storia viene da uno dei posti più martoriati di questi ultimi anni, ovvero la Siria, dove da anni è in corso una guerra civile che ha fatto decine di migliaia di morti e non si arresta a fermare. In questa cornice di disperazione c'è ancora chi cerca di regalare un sorriso o almeno un momento di pace a chi la subisce in prima persona. E la musica è uno degli strumenti per alleviare questo dolore, come sta dimostrando Ahmad Ayham, un ragazzo palestinese che vive nel campo profughi di Yarmouk nel distretto di Damasco, uno dei campi in cui la situazione è peggiore. Secondo gli attivisti siriani, quella di tenere sotto controllo il cibo è uno degli strumenti che il Governo siriano utilizza per mantenere il controllo. L'Osservatorio siriano per i diritti umani conta che siano almeno 686 le persone morte per questo mancanza di cibo e medicine.

Ahmad costruisce e ripara strumenti musicali con il padre ed è, ovviamente anche un musicista. Ha imparato a suonare da quando aveva 6 anni e ha studiato musica nella città di Homs. Nel video lo si vede assieme a 5 amici suonare in uno scenario apocalittico fatto di edifici distrutti: "Volevo fare qualcosa per il campo con i ragazzi – ha dichiarato il ragazzo – qualcosa di semplice, tranquillo con un pianoforte vecchi e mezzo rotto, qualcosa che si propagasse dalla nostra umanità alla vostra".

Un modo, insomma, per resistere alla barbarie a cui sono sottoposti e mantenere vive le radici cantate in alcune di quelle canzoni: "Tornate, voi che fuggiste, il viaggio è durato troppo a lungo. Yarmouk, siamo parte di te e questo non cambierà mai" cantano i ragazzi in kefiah, sperando che la musica possa quantomeno alleggerirne un po' le sofferenze.

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