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Achille Lauro: “Mi sento protagonista del cambiamento del Festival di Sanremo”

Achille Lauro, in tour nei teatri italiani, ha parlato con Fanpage di Sanremo, del suo cambiamento e del suo incontro con gli studenti.
A cura di Francesco Raiola
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Achille Lauro (ph. Leandro Manuel Emede)
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Achille Lauro è protagonista di un tour unplugged nei teatri italiani e si appresta a tornare a Sanremo, questa volta però, per esibirsi non sul palco dell'Ariston ma su quello in piazza Colombo. Eppure proprio il Festival ha segnato uno spartiacque nella sua vita artistica, trasformando Lauro da un fenomeno giovanile, star del mondo trap – che già all'epoca gli stava stretto – ad artista tout-court, apprezzato anche da un pubblico più ampio. "Trovo un filo conduttore che unisce il passato col futuro e il presente, credo che nonostante abbia sperimentato tanti sound ci sia questo filo che unisce tutto, da Rolls Royce a Barabba, che era il mio primo disco (era il mixtape d'esordio, ndr) e le canzoni che sto facendo adesso sono molto vicine a quelle del passato, mentre il futuro è inaspettato" ha detto a Fanpage.it pochi minuti prima di salire sul palco del Teatro Augusteo di Napoli.

C'è una fila lunghissima fuori al teatro, una serpentina composta da persone di età e generazioni differenti: "Sono stati anni incredibili in cui ho sperimentato di tutto: sono partito dalla musica urban passando per quella elettronica, reibridando i generi: ho fatto ‘1920', ‘1990', ‘1969', ho suonato con un'orchestra in tour per 30 date, con 52 elementi, ho diretto una big band, ho cantato con un coro internazionale, ho partecipato a 4 festival di Sanremo, ho scritto 2 libri, mi sento veramente nel momento migliore della mia carriera, ho forse la mia musica migliore ancora inedita e mi sento molto a mio agio sul palco, mi sento padrone di quello che sto facendo, probabilmente perché ho dedicato la mia vita alla mia passione – spiega Lauro -. Non mi pongo limiti, ho grandi ambizioni e sono una persona che non dorme per fare quello che gli piace, di conseguenza ho tantissima musica nuova e grandi progetti che sono sicuro colpiranno".

Nel 2019 la sua presenza tra i Big fece un po' storcere il naso a chi non conosceva il mondo del rap, ma Lauro portava con sé numeri importanti e un album, Pour l'amour, che aveva in sé già i semi di ciò che sarebbe stato negli anni futuri. Sul palco dell'Ariston si presentò con "Rolls Royce", poi su quel palco, in gara, ci sarebbe salito anche con "Me ne frego" e con "Domenica", accompagnato dall'Harlem Gospel Choir, mentre nel 2021 fu ospite fisso: "Mi sento partecipe e attore di quello che è stato il cambiamento importante del festival. Grazie alla direzione artistica di Amadeus e prima ancora con quella di Claudio Baglioni (che per primo lo scelse, ndr), Sanremo è diventata un'occasione per i giovani e per la musica italiana, è veramente la mostra della musica italiana in cui tutto può succedere, in cui tutti i ragazzi possono veramente pensare di entrare da signor nessuno e uscire con il loro futuro". Lo sa bene lui, ma lo sanno anche artisti come Mahmood e a modo loro i Maneskin.

Lauro spiega che "è stato un momento molto importante, venivo da un mondo completamente diverso, ero già abbastanza conosciuto dai giovani e mi ha permesso di portare la mia musica su un altro livello, e soprattutto dare alla mia nuova musica, quindi Rolls Royce e quel mondo lì, il palcoscenico che meritava. L'innovazione importante è stata poter propormi a un pubblico ampissimo che ha capito che proponevo qualcosa di veramente diverso, che piaccia o no, era qualcosa di unico". C'è un rapporto profondo che lo lega ad Amadeus, ormai: "Abbiamo un ottimo rapporto, c'è grande stima reciproca, abbiamo assistito insieme a quello che è successo a Sanremo e sono molto contento del suo lavoro. La trovo una persona seria, che affronta la direzione artistica con estrema passione, che forse è quello che ci lega, ovvero lavorare con estrema passione sui progetti".

Quest'anno è tornato, suo malgrado a essere protagonista di una polemica, quando la deputata di FdI ha parlato alla camera di un Festival che sta diventando sempre più gender fluid: "Credo che chi si espone come ho fatto io e come fanno tanti altri artisti – e in generale le persone che decidono di mettere qualcosa in piazza – devono essere pronte alle critiche. Io su quel palco sono stato semplicemente me stesso al punto che alcuni gruppi si sono rivisti in quello che ho fatto e hanno associato il mio messaggio di libertà universale anche alle proprie cause, e di questo ne sono stato fiero, orgoglioso e felice. Credo che le polemiche che si creano intorno a Sanremo, intorno alle canzoni e agli artisti, lasciano il tempo che trovano soprattutto perché in questo momento non credo che il problema dell'Italia sia Sanremo".

Lauro è stato anche protagonista di alcuni incontri nelle scuole dove ha potuto parlare direttamente ai ragazzi: "Il progetto nelle scuole è molto interessante perché molte volte le persone mi guardano dopo quello che ho fatto e vedono solamente il me sul palcoscenico, quindi il me un po' lontano, alieno, che propone delle performance non convenzionali, che a volte vengono capite e a volte meno. Ma arrivare nelle scuole e parlare coi ragazzi, cercando di spiegargli che tutto è possibile, cercando di dargli questo consiglio, come è stato dato a me, credo sia molto utile per loro, proprio come è stato con me".

Lauro sarà in tour anche dopo il Festival di Sanremo: il 13 febbraio all'Europauditorium di Bologna, il 14 febbraio al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 17 febbraio all'Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia di Roma, il 20 febbraio al Teatro Colosseo di Torino e il 23 febbraio al Teatro Verdi di Firenze.

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