24 Grana a raccolta: “Dopo 25 anni la nostra musica ha ancora valore, perciò ci sentiamo vivi”
I 24 Grana sono Storia della musica indipendente italiana. Anzi, della musica tout court, protagonisti della scena a cavallo degli anni 90 e 2000, cerniera tra l'alternative 90 e l'indie 2000 come spiega a Fanpage.it anche Francesco Di Bella, il frontman e autore della band che torna per festeggiare i 25 anni di carriera con A raccolta, un album che riprende alcune delle loro canzoni storiche più l'inedito omonimo con Clementino. La band sarebbe dovuta tornare live prima che la pandemia sconvolgesse le vite di tutti, i cartelloni che annunciavano il loro ritorno sono rimasti a consumarsi nelle grandi città italiane, ma adesso è il momento di tornare, la band si è incontrata di nuovo a Londra, ha lavorato al nuovo singolo, ha scelto la tracklist per questo ritorno e nel tempo ha continuato a influenzare le nuove generazioni che continuano ad amare la musica della band partenopea, rappresentante di un periodo di splendore della musica indie napoletana, ma anche band capace di affermarsi a livello nazionale, contribuendo a rendere l'indie qualcosa di sempre più grande. "A raccolta" dà perfettamente l'idea delle anime della band, musicalmente e come scrittura, unendo pezzi storici come Introdub, Lu cardillo a pezzi come "Accireme" che si è fatta spazio da sola, come ha ricordato Di Bella a Fanpage.it.
Come nasce la voglia di tornare a suonare assieme?
Nasce dove era già nata tanti anni fa, perché abbiamo un pregresso lungo, abbiamo cominciato da adolescenti in un garage dei Colli Aminei (quartiere di Napoli, ndr) e dopo aver fatto 18 anni come 24 Grana, centinaia di migliaia di chilometri e migliaia di concerti, essere stati un po' dappertutto – in Europa, Giappone, Chicago con Steve Albini – abbiamo sentito un po' di esaurimento, per questo ci siamo messi in stand by. Poi c'è tornata la voglia, non è stata una decisione presa a tavolino ma semplicemente la voglia di ritrovare quella adolescenza perduta.
25 anni sono tanti o pochi? Cosa sono stati per voi?
La riflessione è questa: quando abbiamo cominciato avremmo riso a pensare che dopo 25 anni la nostra musica avesse ancora un valore, però ci continuano ad arrivare attestati di stima, rispetto a quelle che sono state le nostre composizioni, il nostro modo di porci nei con fronti di un pubblico e di una scena, e per questo ci sentiamo estremamente vivi.
Ci pensate al ruolo e al peso che i 24 Grana hanno avuto per la musica italiana e a come cambia il vostro ruolo nel mercato musicale odierno?
Come tanti altri gruppi abbiamo avuto una funzione di cucitura tra quello che c'era prima e quello che c'era dopo, siamo stati tra i primi gruppi definiti indie, prima la scena si chiamava "alternative", poi dal 2000 è arrivato questo nuovo nome, perché in realtà c'è qualcosa di diverso tra la scena alternativa dei primi anni 90, più orientata al punk, metal e quella dei primi 2000 di cui siamo stati testimoni. Abbiamo anche avuto la fortuna di avere le antenne aperte, captando segnali di cambiamento.
A Raccolta a chi parla, al vostro pubblico storico o anche alle nuove generazioni?
Il messaggio della musica non è cambiato, specie quelle istanze che cercavamo di promuovere già 20 anni fa. Per questo A Raccolta parla anche a chi 20 anni fa non c'era e potrebbe, raccogliendosi assieme a noi e al nostro pubblico storico, provare delle esperienze molto interessanti. Parla anche a noi, a questa voglia di ritrovarci, di ritrovarci con un pubblico che non è solo il vecchio pubblico, ma anche tantissima gente che negli anni ci ha scritto dicendoci che non avevano mai visto un concerto dei 24 Grana perché anagraficamente erano arrivati dopo e questo è un dato interessante.
Quali delle vostre canzoni faresti ascoltare a un adolescente, oggi?
Forse anche qualche brano che non è entrato nella raccolta, anche perché per farla abbiamo provato parecchie tracklist e alla fine siamo riusciti ad arrivare a una quadra, seguendo un mood. Ad esempio ci sono brani come Kanzone su un detenuto politico che non ha trovato spazio ma che rappresenta il nostro modo di andare a cercarci le storie, delle storie abbastanza nascoste, nell'ombra, tirarle fuori e raccontarle con un certo sentimento, con un certo spleen.
Come nacque l’idea della pioggia prima di Kevlar?
Non te lo saprei ricostruire, onestamente. Usavamo spesso dei suoni, dei rumori, quando eravamo in studio per registrare K Album, Loop e Metaversus: la pratica era quella, fare una pre produzione robusta e poi prendersi almeno un mese per trovare i suoni e probabilmente, forse era un giorno di pioggia o forse indicativa di una certa malinconia.
Un'altra canzone che vi caratterizza è "Accireme" che non vi aspettavate potesse ottenere il successo che poi ha avuto…
Non avevamo idea della sua potenza, infatti come singolo scegliemmo "Avere una vita davanti", per noi Ghostwriter era un disco italiano e non pensavamo che "il bivio di Miano" (verso della canzone, ndr) fosse il punto cruciale. L'avevamo registrato a Roma con Daniele Sinigallia, avevamo lasciato Napoli, in un certo senso, era il primo album che abbiamo registrato non a Napoli e puntavamo su un altro tipo di singolo, invece è stato bellissimo… Tra l'altro realizzammo quel video grazie all'insistenza di alcuni ragazzi di Torino che ci chiesero se potevano girarcelo loro.
La scelta di Clementino come è nata? Ho letto che lui è uno di quelli cresciuto coi 24 Grana.
Ci sentivamo su Instagram, prima di decidere di fare la reunion, e lui era sempre calorosissimo, conosceva a menadito tutto il nostro repertorio e quando abbiamo pensato di fare un singolo per questa raccolta ho pensato a lui anche perché avevamo bisogno della sua energia, della sua spinta a livello umano. È stato divertentissimo.
Ora vi alternerete tra live e inediti?
Vediamo, vediamo, sicuramente i live, capiamo che succede, anche perché ormai abbiamo tutti vite incasinate, Armando vive e insegna a Londra, però un po' di singoli abbiamo sempre idea di registrarli.