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Michele Zarrillo: “Ho rischiato di non tornare più sul palco”

Michele Zarrillo torna a esibirsi per la seconda volta dopo l’infarto a Napoli. A Fanpage.it ha parlato dell’emozione e della paura di tornare sul palco, della paura di non tornarci, della mancanza di talento dei giorni nostri e di J-Ax.
A cura di Francesco Raiola
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Dopo il concerto all'Auditorium di Roma di settembre, Michele Zarrillo torna ad esibirsi live a Napoli, dove canterà al Teatro Diana martedì 21 aprile, alle ore 21. Un concerto importante, non solo perché è il secondo grande evento che porta in giro per l'Italia dopo l'infarto che lo colpì nel 2013, ma anche perché oltre alle radici campane (la madre è originaria della provincia di Salerno), Napoli fu dove Zarrillo esordì nel 1992 in una tournée teatrale. Ci sarà un ospite speciale, il sassofonista Daniele Scannapieco, che segue Danilo Rea e Stefano di Battista che lo accompagnarono nella Capitale. Un ospite che permette al cantante di proseguire il suo percorso di condivisione di generi: "È un po' come abbattere certe barriere culturali, che ci vogliono separati, divisi".

Il ritorno sul palco dopo l'infarto

Quello di Zarrillo è un ritorno molto atteso. Obbligato a uno stop forzato per un attimo ha anche pensato di non poter risalire più sul palco e riabbracciare il suo pubblico, come ci ha detto al telefono, dove ci ha raccontato come è cambiata la sua vita artistica dopo l'incidente, spiegandoci dei timori che si hanno quando devi tornare sul palco e del blocco artistico che ti prende quando la nella tua vita cambiano le priorità; un blocco, però, che il cantante ha superato al punto che entro fine anno uscirà il suo nuovo lavoro discografico.

La polemica con J-Ax: "Non so chi sia"

Il cantante, che terrà un set acustico, intimo, in cui riarrangerà i suoi successi, proponendone, però, anche di meno famosi, parla anche della polemica che scatenò una frase di J-Ax a The Voice Of Italy: "Non mi interessa quello che dice e fa J-Ax".

L'intervista

Hai inaugurato il tuo ritorno sulle scene a Roma, ma fra poco sarai a Napoli, che non è una città come le altre. È lì che cominciò la tua prima tournée teatrale, giusto?

Avevo iniziato un po' prima, ma quello era quello un po' più ufficiale. Tornare a Roma e Napoli è diverso: sono molto legato a questa città dove nel 92 cominciai la tournée. In più ho origini campane: mia madre è della provincia di Salerno, mio padre lucano, quindi mi sento vicino ai costumi e alla cultura napoletana. È stata una bella coincidenza, insomma.

Come mai la scelta è caduta proprio su Scannapieco?

È stata una combinazione di eventi, perché sto cercando di vivere il palco con musicisti importanti come lui. L'ho vissuto a Roma con Danilo Rea e Stefano di Battista, e mi fa piacere quando questi grandi musicisti vogliono condividere il palco con me. È un po' come abbattere certe barriere culturali, che ci vogliono separati, divisi, invece negli ultimi anni queste collaborazioni con la musica di un certo livello e questa convivenza sono una cosa molto bella. È un po' come dovrebbe essere nella vita di tutti i giorni, riuscire a non separarsi.

La gente si affeziona molto alle canzoni e non ama molto i cambiamenti. Cosa dovranno aspettarsi dal tuo spettacolo?

Il concerto un po' anomalo visto che è acustico. Non ci sarà elettronica, quindi, ma sarà un po' più intimo, con 6 musicisti e Daniele come ospite. Sarà qualcosa di diverso, con una scaletta piacevole e alcuni arrangiamenti modificati: cercherò di accontentare tutti, ma farò anche qualche pezzo meno conosciuto. Inserirò 3/4 titoli più intimi, legati a quel pubblico che segue passo passo la mia carriera. Sarà un bell'impegno anche perché riparto dopo 5 mesi di pausa: riprendo ora per il tour estivo e nel frattempo sto pensando a un lavoro discografico che dovrebbe essere pronto per la fine dell'anno.

Puoi anticiparci qualcosa?

Non credo che sarà un album di inediti, ho solo 3 o 4 brani, però sto cercare di legare questi inediti a un progetto. Non so se riregistrare un live a fine settembre, ottobre o rivisitare alcuni dei miei successi, lo sto decidendo proprio in questi giorni, ma alla base c'è questo progetto discografico che devo riuscire di portare a termine alla fine dell'anno, anche perché ormai sto fermo da 4 anni, e voglio tornare un po' più vicino al mio pubblico. Questi sono tempi in cui stare molto fermi non giova e poi è anche bello riuscire a essere presenti in radio e tv. Mi sono preso questi anni sabatici, perché dopo l'incidente avevo bisogno di staccarmi un po' dagli impegni e dalle responsabilità che uno ha nei confronti del proprio mestiere. Mi sono voluto concentrare sì sulla mia salute, ma anche sul mio stato d'animo… devi ristabilire un equilibrio interiore. In più mi sta tornando anche la voglia di scrivere, visto che dopo quello che mi è successo ero un po' distante dal lavoro della composizione, dello studio, degli arrangiamenti.

Com'è stato tornare a esibirti sul palco? C'è un timore reverenziale che si prova, la paura di non farcela come prima o c'è semplicemente l'entusiasmo di poter riabbracciare il pubblico?

Beh, le sensazioni le hai dette un po' tutte, c'è un po' di paura, anche perché quando hai questo tipo di incidenti capisci quanto siamo fragili e quanto tutto può accadere improvvisamente. Capisci quanto è bello, piacevole anche il contatto col pubblico e non ti nascondo che si apprezza molto di più il particolare, non si dà nulla per scontato. E sei disposto anche a rischiare un po' la vita.

Hai mai avuto paura di non poter tornare sul palco?

Il mese dopo l'infarto ho avuto questo timore ed è stato molto forte come impatto. Ha condizionato molto il mio stato d'animo e la mia psiche, per fortuna quando feci il primo esame sotto sforzo il cardiologo mi disse che andava bene, mi sono commosso.

Tu non appartieni alla generazione dei talent. Credi però che possa davvero nascere un grande artista da uno di questi programmi? Ce n'è uno che credi meriti l'attenzione della discografia italiana?

Guarda, c'è un grande fermento a riguardo, è un momento in cui va così, abbastanza asettico sotto l'aspetto della creatività. C'è gente che canta bene ma manca sempre qualcosa a livello artistico. Mi manca l'artista con la ‘a' maiuscola, che mi emoziona, che mi fa vibrare l'anima. Io credo che gli ultimi siano stati Elisa, Tiziano Ferro e i Negramaro. Sento cose gradevoli, ma non avverto l'artista che aggiunge un evergreen.

Sai che J Ax, in un a puntata di The Voice of Italy, ha detto, parlando di uno dei ragazzi: “Avrebbe dovuto cantare Zarrillo e sarebbe stato perfetto ma nessuno vuole sentire Zarrillo. Neanche Zarrillo stesso”. Cosa rispondi?

Guarda non l'ho capita. Non ti potrei replicare perché a parte "Ohi Maria" (brano uscito nel 1994 quando il rapper era negli Articolo 31, ndr) e poche cose non lo conosco, non so chi è. Per dire questo evidentemente lui conosce meglio me di quanto io conosca lui. C'ha un seguito pazzesco ma io non mi ci metto nell'ascolto. Non mi interessa quello che dice J-Ax.

Oggi la musica si ascolta soprattutto online. I tuoi brani più ascoltati restano ‘Una rosa blu' e ‘Cinque giorni'. La chiave di tutto questo è sempre l'ascendente che ha l'amore sulla gente?

Guarda io credo che alla fine importanti siano sempre le storie. Quello che molti non capiscono è che è vero che la storia d'amore che appassiona, però le persone si affezionano anche alla musica. È quello che alla fine colpisce e cattura l'ascolto, se no leggeremo solo delle poesie. L'evergreen di cui parlavamo prima parte dalla musicalità della composizione, quello che rimane nel tempo è quello che uno riuscirà a cantare o fischiettare. L'amore è quello che dà vita all'uomo nel vero senso della parola, poi però nelle mie canzoni parlo della vita, dell'interiorità, degli ostacoli da superare, con accenni a problemi sociali importanti.

A proposito di questo: qualche mese fa su Facebook hai scritto: “Quello che spero ed auspico è che le nuove generazioni abbiano il coraggio e l'intelligenza di intraprendere un nuovo cammino sociale e, soprattutto, culturale”. Parlavi dell'ignoranza e del potere (male utilizzato) di chi detiene “gran parte delle ricchezze materiali del mondo”. A chi ti riferivi? E quali sono i problemi principali del mondo che ti circonda?

Bisogna cominciare ad essere onesti con se stessi e capire quanto siano importanti certi vecchi poteri e il problema è che il mondo non cambia. Abbiamo capito che bisogna abbattere un sistema che non funziona: gli ultimi 20 anni hanno cancellato i 30 che li hanno preceduti, fatti di rivoluzione culturale e anche di traguardi raggiunti. Volevo dire che dobbiamo cercare di capire che avevamo cominciato un cammino che è stato interrotto tornando ai vecchi poteri, a un sistema governato a poche migliaia di persone nel mondo. L'uomo è convinto di lottare per qualcosa ma sta solo facendo arricchire qualche furbo.

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