683 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La musica disegnata da Daniele Pampanelli (FOTO)

Daniele Pampanelli ama la musica e ama il disegno. Di mestiere fa il grafico, ma potete trovarlo in giro per concerti a fissare su un taccuino, rigorosamente con la biro, alcuni tra i musicisti che più ama e lo ispirano, in quelli che ha definito disegni polaroid.
A cura di Francesco Raiola
683 CONDIVISIONI
Daniele-Pampanelli
Daniele Pampanelli (ph. di Ilaria Magliocchetti Lombi, via Facebook)

La colpa è mia e solo mia. Prima di vedere i suoi disegni fatti al Vasto Siren Fest non conoscevo Daniele Pampanelli, grafico perugino, autodefinitosi "disegnatore Polaroid", che ama fissare con biro e taccuino i musicisti che va a vedere ai concerti. È stato proprio il Festival abruzzese, di cui quest'anno si è svolta la prima edizione, a volerlo a Vasto perché si facesse ispirare dai gruppi che hanno riempito la 4 giorni della manifestazione, che vedeva tra gli headliner i The National, i Mogwai e John Grant. Imbattutomi nei suoi disegni postati sulla pagina Facebook ufficiale e segnalatimi da un amico ho cominciato ad andare a ritroso nel tempo per vedere cosa avesse disegnato in precedenza Pampanelli, il quale non si limita ai musicisti, anche se sono quelli che lo ispirano maggiormente.

Inutile che cerchiate un sito dove sono raccolti i suoi lavori, perché quello di sedersi durante un concerto con la torcia in bocca e disegnare (o abbozzare) per lui è soprattutto un piacere, che condivide soprattutto su facebook: "Il disegno è il mio rifugio e il mio sfogo in qualche modo e raramente lo ‘vendo'… sono molto molto restio ad accettare di disegnare su commissione ad esempio" e, poi, come diceva un suo vecchio docente: “Belle le vostre tavole, ma pensate di fare gli illustratori e quindi la fame?”. Lui decise di non fare la fame e darsi alla grafica, ma di abbandonare il disegno non ci pensava proprio e così a causa (o grazie, a seconda dei punti di vista) di un incidente che lo immobilizza un mese a letto decide "di tenere un diario, scritto ma anche disegnato, con tecniche ovviamente povere, visto che non era semplice usare pennelli sdraiato su un letto. Quindi uso la mia amata biro". Da quel momento biro e agendina diventano una costante: "In realtà le mie ‘agendine' sono diari, che sfogliando ricostruiscono la mia vita dal 2007 a oggi in maniera quasi completa".

Pampanelli comincia a farsi conoscere nella scena indie italiana e ritrae alcuni musicisti italiani, da Dario Brunori a Dente, Vasco Brondi (aka Le luci della centrale elettrica), i Non voglio che Clara, Pierpaolo Capovilla, i Boxerin Club etc, ma anche artisti internazionali, come successo anche la settimana scorsa per il Siren Fest, quando ha fissato sul taccuino i The National, appunto, ma anche i The Drones, i Mogwai e John Grant: "Il disegno è solo una resa dell’atmosfera che respiro, in cui cerco di cogliere gli atteggiamenti più caratteristici dell’artista che ho davanti e che lo rendono riconoscibile al di là di una fedeltà assoluta del disegno".

Insomma, visto che la biografia di Daniele sul web era scarna ed erano poche anche le info trovate su di lui ho pensato di mandargli qualche domanda, chiedendogli di poter pubblicare qualche suo disegno (ne trovate alcuni nella gallery in fondo all'intervista)

Ciao Daniele, abbiamo cercato una tua bio ma ne abbiamo trovata solo una piccola. Chi è Daniele Pampanelli?
Un non più giovane perugino, grafico e art director in uno studio di comunicazione. Che ha vissuto nella città in cui è nato pressoché tuta la sua vita, tranne gli anni di studio all’Isia di Urbino.

Quando hai cominciato a disegnare e a unire questa tua passione con quella della musica?
Da che mi dicono i miei genitori disegnavo o leggevo sempre, fin da piccolissimo. Credo che abbia a che fare con un certo feticismo per la carta e l’oggetto libro/quaderno…
Se mi chiedi come ho fatto a conciliare la mia passione con quella della musica ti rispondo che era inevitabilmente facile, visto che la musica produce moltissimo immaginario e gran parte del mio tempo libero lo impiego per concerti o serate in locali in cui la musica ha sempre un ruolo importante…

The-National-Daniele-Pampanelli
I The National visti da Daniele Pampanelli

Come scegli i modelli? Insomma, non disegni tutti i gruppi che vai a vedere (o sì)?
Qui ho bisogno di una premessa e di una risposta articolata… quando studiavo a Urbino l’Isia era vocata principalmente alla grafica: l’illustrazione era considerata un “dio minore” e il fumetto (che era l’arte più vicina all’illustrazione che io “ignorante” diplomato al Classico conoscessi e praticassi) nemmeno un dio, semmai satana. Eravamo invece tutti concentrati sul design, sulla tipografia, la fotografia ecc.. Massimo Dolcini, mio professore e mai troppo rimpianto grafico fondamentale nel panorama della grafica di pubblica utilità nazionale, diceva sempre a tutti i disegnatori “belle le vostre tavole, ma pensate di fare gli illustratori e quindi la fame?” (o qualcosa del genere).
Io, che vengo da una famiglia contadina e operaia, non potei che pragmaticamente seguire il suo consiglio e concentrarmi molto sulla grafica nella speranza di un lavoro che mi desse finalmente quell’indipendenza economica che cercavo. Senza considerare che mi piaceva anche da morire e che ad oggi considero la mia vera professione, il mio modo di definirmi. Una volta intrapresa questa strada, la cosa più difficile era spiegare ai miei in che consisteva il mio lavoro: mio nonno se la sbrigava dicendo ai parenti che facevo i disegnini per vivere!
Per anni quindi ho abbandonato il disegno (nel senso di finalizzare una tavola e farne un’illustrazione, visto che da buon grafomane non ho mai smesso di scarabocchiare) limitandolo al solo uso progettuale: ancora oggi nell’era della tecnologia più diffusa, che io pensi a un manifesto, a un pieghevole, ha un catalogo o a un lettering non parto mai dal pc ma sempre da uno schizzo di idea a mano su carta – cosa che ha fatto andare persi il 90% di tutti gli schizzi di una decina d’anni.
Mi capita però di avere un incidente che mi tiene immobilizzato a letto nel 2007 per più di un mese. È qui che riprendo in mano un moleskine e decido di tenere un diario, scritto ma anche disegnato, con tecniche ovviamente povere, visto che non era semplice usare pennelli sdraiato su un letto. Quindi uso la mia amata biro.
Da quel momento non ho più smesso di andare in giro portandomi sempre dietro prima la moleskine classica, poi per maggior comodità ho iniziato a farmi da solo agendine più piccole e maneggevoli, poco più grandi di un biglietto da visita e con la carta gialla, che dà una leggibilità maggiore (maledetta miopia!).
Andavo a incontri letterari e disegnavo i conferenzieri, alle riunioni politiche e disegnavo il tavolo di chi sarebbe intervenuto, uscivo a prendere una birra e scarabocchiavo: facce e facce, persone. Questo mi è sempre piaciuto, le persone, i ritratti.
Siccome le avevo dietro anche quando andavo ai concerti ho iniziato anche a disegnare i musicisti.
In realtà le mie “agendine” sono diari, che sfogliando ricostruiscono la mia vita dal 2007 a oggi in maniera quasi completa. L’uso del chiaroscuro, o il tratto, più nervoso o più rilassato, riflette i miei stati d’animo in quel particolare giorno o periodo. Il che è molto utile per avere un alibi quando la polizia ti interroga e ti chiede “dov’era la sera del 18 novembre 2009?” “a vedere Brunori Sas al Loop!”.

Domanda stupida. C'è chi fa le foto e i video con gli smartphone e chi disegna. Quanto tempo del concerto ti ruba in media? Ovviamente, visto anche il buio, immagino tu non disegni tutto durante il concerto.
Ho risolto il problema del buio utilizzando una piccola torcia che tengo in bocca. Per il tempo, dipende dal concerto: ci sono volte, magari quando assisto a un concerto seduto (tipo in teatro o in un auditorium) che disegno anche tutto il tempo del concerto, altre volte che magari faccio solo il bozzetto a matita, e poi termino a casa il chiaroscuro. In tutte e due i casi però non vengo distratto dal disegno: il disegno è solo una resa dell’atmosfera che respiro, in cui cerco di cogliere gli atteggiamenti più caratteristici dell’artista che ho davanti e che lo rendono riconoscibile al di là di una fedeltà assoluta del disegno. In questo credo di essere bravo, nell’osservare. In nessun caso uso come modello una fotografia: preferisco che i miei artisti a penna siano meno fedeli all’originali, ma più fedeli all’idea che lo spettatore ha di loro. Insomma delle polaroid, un po’ sfocate o sottoesposte…

Hai collaborato con un sacco di artisti e gruppi indie e con alcuni sei diventato amico. Hai dei soggetti preferiti?
Giuseppe, Dente, è quello che ho disegnato di più credo, ma unicamente (al contrario di quello che dice Dario Brunori che fa l’invidioso!) perché non mi è venuto bene per molto tempo!

Non hai un sito e neanche una pagina fan su Facebook, come mai?
Forse perché, giustamente, non ho fan! Il sito in realtà lo vorrei fare, ma più per avere una catalogazione online che non sia unicamente quella di Facebook, dove invece metto molto di quello che faccio… Difficilmente però lo intenderei come un’autopromozione: il disegno è il mio rifugio e il mio sfogo in qualche modo e raramente lo “vendo”… sono molto molto restio ad accettare di disegnare su commissione ad esempio.

Giuseppe-Dente-Peveri-pampanelli
Dente disegnato da Daniele Pampanelli

C'è qualcuno che avresti voluto disegnare e non sei ancora riuscito a immortalare?
Dal vivo? Elliott Smith, dubito riuscirò in futuro.
 
Qual è stata la soddisfazione maggiore di quello che, in fondo, mi pare di aver capito è un hobby.
Moltissime. Potrei dirti qualche esempio di effettivo risultato professionale, ma in realtà ti rispondo dicendoti le persone che ho incrociato per strada e che col loro supporto mi hanno fatto conoscere situazioni meravigliose dal di dentro. Ma anche le persone che altro non mi hanno dato se non il loro sincero apprezzamento. In fondo, come provavo verbosamente a spiegarti prima, ogni disegno è un pezzetto del mio mondo, quindi non lo definirei un hobby…
 
Sei molto addentro alla scena indie: cosa ascolti? C'è qualcosa che ti ha colpito in questa prima metà del 2014?
Eh magari, ma non sono così addentro… ascolto molte cose, ma non sono un critico aggiornatissimo su tendenze e nuove uscite e certo molti storcerebbero il naso, e lo storcono, quando dico che, ad esempio, mi piace anche sentire Cremonini quando lo passa (spesso) la radio…

Ti dico volentieri quali dischi ho amato e sto amando in questi mesi del 2014, anche se magari la loro uscita è precedente: Sun Kil Moon e il suo Benji, Kurt Vile, l’ultimo degli Elbow, Albarn col suo Everyday Robots, Bill Callahan. Dall’anno scorso ascolto spessissimo Alt-J e Django Django, e da quando è uscito non ho ancora cancellato Let England Shake di Pj Harvey (che è un disco di tre anni fa) dal mio iphone. Aspetto la prossima uscita di Sinead O’Connor fiducioso, dopo l’ottimo disco precedente e la collaborazione con John Grant (un altro che ha fatto due dischi bellissimi e che dal vivo è meraviglioso), che credo abbia fatto bene a tutti e due. Amo molto un disco che alla maggior parte degli “indie” ha fatto pena, come The Weight of Your Love degli Editors, e un disco riuscito fino a un certo punto come Reflektor degli Arcade Fire, che dal vivo assume una dimensione al solito monumentale… E ovviamente tutti i The National!

Quest’anno, grazie a un amico e al documentario Dig! ho scoperto un gruppo a me semisconosciuto come i Brian Jonestown Massacre di Anton Newcombe (che è roba degli anni 90!).

Hai qualche progetto già avviato per i prossimi mesi? Immagino che le richieste di collaborazione non manchino (tra l'altro ultimamente sei stato il disegnatore ufficiale del Vasto Siren Festival)
Sì, ma niente che ha a che fare col disegno. Un progetto importante per me e per la mia città, che ha sempre a che fare con la visione ma di cui non posso ancora parlare per scaramanzia e per strategia… Per quanto riguarda il Siren Festival, devo ringraziare chi, come Alessandro Ricci, mi ha chiesto di partecipare a quella che è stato uno dei festival più belli, per atmosfera e per luoghi tra quelli a cui ho partecipato… era la prima edizione, credo sia andata benissimo a giudicare dalle sensazioni che ha lasciato alle persone. Spero che la rifacciano e che mi reinvitino, magari per qualcosa di nuovo ancora rispetto alle illustrazioni!

683 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views