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Jalisse, 20 anni di “Fiumi di parole”: “Non siamo meteore, sogniamo l’ospitata a Sanremo”

Nel 2017 cadono i 20 anni della vittoria di “FIumi di parole” dei Jalisse al Festival di Sanremo e dopo una campagna online per vedere la band sul palco dell’Ariston Fabio Ricci ed Alessandra Drusian non perdono le speranze di poter festeggiare assieme a Carlo Conti.
A cura di Francesco Raiola
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Jalisse (foto di Raffaella Vismara)
Jalisse (foto di Raffaella Vismara)

È vero, dei Jalisse ci si ricorda soprattutto quando improvvisamente il Festival di Sanremo torna a occupare le cronache nazionali. Ogni anno, quando la principale kermesse dell'Italia nazional-popolare si appresta a monopolizzare 5 giorni di febbraio – quest'anno dal 7 all'11 -, la coppia formata da Fabio Ricci e Alessandra Drusian torna in auge grazie a quella vittoria con "Fiumi di parole" arrivata come un fulmine a ciel sereno, con un brano che ha fatto della band quella che in gergo si chiama "One Hit Wonder", ovvero un gruppo che ha nel repertorio soprattutto una canzone popolarissima. Eppure i Jalisse non si sono mai fermati e anzi, come tengono a sottolineare più volte durante la chiacchierata telefonica, sono una vera e propria piccola azienda che cura il lato musicale e anche manageriale, cercando di scansare da sé l'idea della meteora. Quest'anno, però, più che mai i Jalisse potrebbero (o avrebbero potuto) essere i protagonisti di questa nuova edizione condotta da Carlo Conti e Maria De Filippi.

"Fiumi di parole", infatti, festeggia i 20 anni dalla vittoria e per questo, nei mesi scorsi, si è creato un movimento spontaneo – un po' come successe lo scorso anno con Cristina D'Avena – per chiedere che la band potesse festeggiare proprio su quel palco dove 20 anni fa cominciò (e terminò, almeno in termini di visibilità) la loro carriera. Uno sdoganamento che potrebbe arrivare dopo anni di oblio a cui sono stati sottoposti e per cui hanno anche sofferto: "C’è chi ha detto che ce lo siamo comprati Sanremo, ma non avevo i soldi e pure se avessi potuto a quel punto l’avrei vinto l’anno prima, no?" dice, tra l'amaro e l'ironico, Ricci, che alla fine lancia anche un appello al direttore artistico e conduttore.

Ci avete provato fino all’ultimo a salire su quel palco, però non c’è stato niente da fare… Ma lo avete sentito Carlo Conti?

Da parte nostra c’è stata una totale, sincera e spontanea dimostrazione d’amore verso il festival e proprio noi abbiamo chiesto a Carlo di essere ammessi, dimostrando molto amore verso una manifestazione che ci ha fatto conoscere al pubblico, con molta semplicità, come siamo noi, antidivi, persone tra le persone, che portano un messaggio musicale nel tempo e che non si sono mai fermate con questo messaggio. Non abbiamo case discografiche o manager che hanno presentato i nostri progetti, sono andato io personalmente a Roma, e abbiamo presentato la canzone non a Conti ma al Maestro Pirazzoli a cui ho fatto sentire il materiale che sembrava fosse piaciuto, anche perché per due volte ci ha detto che era un bel progetto, poi le cose sono andate avanti, ma niente.

Ecco, hai detto ‘antidivi', può essere quello un atteggiamento che vi ha penalizzato? Credi che ci sia un pregiudizio nei vostri confronti?

Dovresti chiederlo a loro, ma nessuno ti risponderebbe in maniera sincera, nessuno verrebbe a dircelo. Non credo comunque, magari non sarà piaciuto il progetto, solo che dopo averci detto che era bello non capisco qual è il problema. Forse non essere presentati da una casa importante, non avere un manager alle spalle… forse non facciamo parte di un certo sistema.

Che però è quello che vi caratterizzò venti anni fa, no?

Io e Alessandra non siamo solo artisti, ma siamo discografici, editori, manager, abbiamo una piccola etichetta, quindi quando si esclude un artista si esclude un percorso aziendale. Però, se il progetto non piace è giusto così, ma se piace perché devo essere escluso? Perché non ho amici?

In realtà ti si potrebbe rispondere che i progetti belli c’erano ma i posti erano solo 22…

Ok, mi sta bene, ma è chiaro, ti dico che la delusione c’è stata, anche perché non è stata presa in considerazione l'umiltà con cui ci siamo presentati, l’ironia che ci contraddistingue: il video di Alessandra, l’enorme riscontro popolare arrivato da ogni parte del mondo, compreso un video dal Kazakistan… Insomma non siamo solo meteore dimenticate, quindi ci chiediamo perché sotto Sanremo dobbiamo essere questo? Forse sì, allora, i pregiudizi ci sono, ma non riusciamo a capirli, dov’è il problema e a chi non piace questo nostro modo di essere, anche indipendente?

Sentite, però quel Sanremo di 20 anni fa poteva essere un trampolino e anche l'Eurofestival vi diede una grande vetrina (nonostante i problemi e le polemiche che seguirono)? Che è successo il giorno dopo?

È successo che abbiamo vinto Sanremo e il giorno dopo la vittoria, guarda caso, il nostro album non era in distribuzione, in vendita nei negozi, quindi le 10 mila prevendite prenotate sono andate a farsi benedire perché il disco è arrivato nei negozi dopo 2 settimane, e già quello ti fa capire la situazione… Poi con l'Eurofestival è successo quello che è successo, ovvero stavamo per vincere e ci hanno catapultato al quarto posto per i problemi che sappiamo, l’Italia avrebbe dovuto organizzare l’anno dopo e non c’era intenzione di farlo (dall'anno successivo l'Italia non avrebbe più partecipato, fino al 2010, ndr). Poi, dopo la vittoria degli Avion Travel, Saccà disse che si era completato il passaggio post Jalisse. Insomma si sono dette un sacco di cattiverie su di noi. Forse la vittoria di Sanremo, il fatto che avremo potuto vincere l’Eurofestival, non lo so, a qualcuno ha dato fastidio, creando qualche problema e chiaramente siamo stati l’agnello da sacrificare, però noi abbiamo continuato a portare avanti la nostra musica, anche con visibilità minore e con grande fatica, portando avanti in modo pulito e sano la nostra musica.

Cosa ricordate della vittoria, inaspettata, su quel palco?

Noi siamo arrivati a quel Sanremo nel 1997 e non c’era un giornalista che voleva farci un’intervista, né un manifesto dei Jalisse attaccato in giro per la città, e ho pagato l’affissione di 50 manifesti. Poi dopo la prima serata è arrivata la botta di “Fiumi di parole”, la bellezza di Alessandra, l’orchestra dietro, una grande forza e dinamica del pezzo e i voti sono schizzati in alto (come ci hanno giurato i giurati della Doxa). Io (Alessandra, ndr) stavo guardando la Piaf che cantava, ero seduta avvolta nei miei pensieri, e mi sono ritrovata Matteo Bonsanto, produttore di MickyMix, il Caparezza di oggi, che mi si è piantato con le mani avanti dicendo ‘Tranquilla non è successo niente, vieni con me' e dietro di lui c’erano microfoni e registratori. Non avevo riflettuto che avevano già i voti e i vincitori, quindi vado dietro al palco e trovo Anna Oxa, Syria, poi Fabio e Carmen di Domenico (autrice della canzone, ndr) che piangeva e mi dicevano ‘Non piangere, non è successo niente’ poi ho fatto uno più uno e lì a furia di ‘non piangere, non piangere’ ho avuto un blocco emozionale e scendendo sul palco praticamente ridevo. Poi ricordo Mike (Bongiorno, ndr) che cercava in sala gli autori del brano che però eravamo noi, il non applauso dei giornalisti quando entrammo in sala stampa e la prima domanda che fu “Perché avete vinto Sanremo?” e a quel punto avrei voluto sprofondare. Su di noi si è attaccata questa voglia di estromissione, di embargo e non capisco perché: non abbiamo mai fatto del male a nessuno, non inneggiamo all’uso di droghe o a cose fuori dal comune, anzi, siamo una famiglia come tante altre, siamo felici e cerchiamo di dare serenità agli altri attraverso le nostre canzoni.

Mi avete parlato del modo in cui lavorate, ma discograficamente, oggi, chi sono i Jalisse?

Abbiamo partecipato al Festival Internacional de la Canción de Viña del Mar, fatto tante cose, realizziamo anche tanti progetti con gli alunni delle scuole, in particolare con quelle del Veneto e sono 10 anni che lavoriamo su progetti in campo autoriale per gli alunni oppure concorsi dove chiediamo testi etc, lo scorso anno abbiamo fatto un concorso per l’Anno Internazionale della luce dell’Unesco e abbiamo scelto un testo che abbiamo messo in musica e poi vari progetti con le scuole, per l’Aquila, il centenario della Grande Guerra, l’idea è quella di aiutare a tirar fuori la creatività agli alunni delle scuole per aiutarli a capire che la creatività è d’aiuto per tanti motivi. Discograficamente usciamo con questi singoli racchiusi nel the Best of Jalisse.

Sentite, ma allora lo fate o non lo fate un appello a Conti?

Beh, sì, certo, anche perché prima abbiamo chiesto di andare come concorrenti ora come ospiti, visto che per Cristina D’Avena il popolo ha fatto la richiesta ed è stata accettata, perché noi no? In fondo la gente che l’ha fatto per noi era gente normale, non un fanclub. Guarda, senza polemiche, all’inizio ero molto incazzato, però ho imparato che bisogna sorridere e rispondere con la musica e coi fatti, perché le parole sono solo fiumi.

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