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X Factor 22, Santi Francesi a Fanpage: “Rkomi ci ha dato una visione più larga della nostra musica”

I Santi Francesi, freschi vincitori dell’edizione 22 di X Factor, si raccontano tra il nuovo Ep, la collaborazione con i Fask e i momenti difficili nel talent.
A cura di Vincenzo Nasto
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I Santi Francesi 2022, foto di Giuseppe Triscari
I Santi Francesi 2022, foto di Giuseppe Triscari
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In quasi quattro mesi, la vita dei Santi Francesi è nuovamente cambiata grazie alla vittoria di X Factor. Il duo formato da Alessandro De Santis e Mario Francese ha vissuto l'onda verde dell'entusiasmo a X Factor 2022, un percorso che non ha visto battute d'arresto, ma lunghe disamine su ciò che i due sarebbero diventati, anche fuori dal percorso talent. Una sicurezza e una consapevolezza, anche dello strumento televisivo, innata per la coppia di artisti della provincia torinese, passati già dall'altra parte del televisore nel 2018, per l'edizione di Amici 17, quando si chiamavano The Jab e nella formazione c'era anche Davide Bono. Poi l'addio e l'album autoprodotto "Tutti Manifesti" del 2019, fino al singolo "Giovani Favolosi", inserito nella colonna sonora della terza stagione di "Summertime", serie Netflix. Dopo l'avventura, adesso l'ignoto, con l'Ep "in fieri", in uscita il prossimo 12 dicembre e il Forum D'Assago come punto di partenza per una carriera in divenire. L'intervista ai Santi Francesi qui.

Com’è stata la finale, l’esperienza del Forum D’Assago?

È stata emozionante, anche se molto difficile. Eravamo incazzati perché avevamo avuto problemi tecnici nelle prime due esibizioni. Poi è arrivata la vittoria.

Mi ha colpito molto la determinazione del "Ci vedremo ai live": come avete raggiunto questo grado di consapevolezza?

Ammetto che non sapevamo cosa dire in quel momento, eravamo troppo emozionati per la vittoria. Il percorso musicale ci ha aiutato a essere ciò che siamo, anche perché non siamo molto bravi sui social.

"In fieri", in uscita il prossimo 12 dicembre, è il vostro nuovo Ep. All'interno anche una collaborazione con i Fast Animals and Slow Kids. Che significa essere arrivati qui, così?

Per noi è un onore incredibile, anche perché possiamo vantare di avere una collaborazione con i Fask nel nostro progetto. Per me, loro sono i nostri padrini, anche perché abbiamo imparato molto della musica e di come si sta sul palco da Aimone (Romizi, voce, chitarra e percussioni dei Fast Animals and Slow Kids). Ho anche una loro canzone tatuata addosso. "Spaccio" (il brano in collaborazione con i Fask) nasce proprio alla fine di un loro concerto di otto anni fa. Li abbiamo contattati e non ci aspettavamo ci rispondessero, invece loro si sono gasati ed è nata la collaborazione.

Invece quando è nata Non è così male?

Come quasi tutti i pezzi dell'Ep nasce quattro anni fa: è la scena di un giocoliere a cui cadono i birilli dalle mani, mentre sono in mezzo al traffico. Rimango completamente sorpreso dall'immagine, rapito quasi. Dietro di me c'erano delle auto che mi suonavano e lì dovevo decidere se andare avanti o aspettare che il giocoliere raccogliesse il tutto. Fortunatamente son rimasto lì.

Che tipo di stimoli e presenza ha avuto Rkomi per voi, anche per farvi uscire dalla vostra comfort zone? Ricordo per esempio "Standing In The Way Of Control" dei Gossip.

Dobbiamo ammettere che siamo un po' feticisti del mettersi in difficoltà, nel lavorare con pezzi assurdi, prendere tutto ciò che è lontano dalla nostra visione. Oltre ad averci stimolati, Rkomi ci ha pungolati a raggiungere una visione più larga della nostra musica. Poi abbiamo avuto la possibilità di conoscerci e devo dire che siamo persone molto simili, a cui piace mettersi in gioco.

E qual è stato invece il momento più difficile di questa edizione?

Sicuramente il nostro momento più difficile è stato il quinto live. Noi eravamo completamente distrutti e io avevo perso la voce. Ma non per cantare, non avevo la voce per parlare. In quel momento ho preso cortisone per prepararmi alla serata, e avevo già detto che non mi sarei esibito in playback. Quella serata è stata un grande scoglio sul nostro percorso e ci voleva un approccio strong.

Quanto vi ha aiutato nel processo di ambientamento al "talent", la vostra passata partecipazione ad Amici 17?

Sicuramente l'esperienza di Amici ci ha permesso di vivere molto meglio questo programma, anche perché, prima di altri, eravamo già preparati alle dinamiche televisive del programma.

Se domani dovessero proporvi una collaborazione con una delle persone che avete conosciuto durante il percorso, tra concorrenti e giudici, chi scegliereste?

Ne voglio scegliere due, che hanno significato molto nel nostro percorso. Ce lo siam già detti con loro: sicuramente Iako e Tropea.

Dopo il Forum D’Assago, quale palco sognate?

Se me li fate fare tutti, io me li prendo.

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