Perché la musica neomelodica piace tanto alle tv
La musica napoletana non è solo quella neomelodica, c'è tanta bella musica che non ha niente a che fare con l'ambiente criminale. È una delle tante reazioni all'inchiesta di Fanpage.it "Camorra Entertainment", che partendo dal matrimonio tra Tony Colombo e Tina Rispoli mostra i legami tra l'ambiente neomelodico, appunto, e la camorra (e un certo ambiente televisivo). Su cosa sia la musica neomelodica si discute da tempo: studiata, amata, odiata, schernita, non c'è dubbio che questo filone della musica napoletana sia oggetto di attenzione da tempo per tante ragioni. Parlare di neomelodico è come parlare di pop, di pop circoscritto a una lingua e una realtà, certo, ma è comunque un termine ombrello che racchiude sotto di sé tanti sottogeneri. Lo storico Marcello Ravveduto l'ha definito "neorealismo periferico" in grado di "varcare i confini dell'hinterland napoletano conquistando i ghetti delle grandi città del Sud", e lo ha fatto narrando una varietà estesa di temi, da quello della malavita, punto cardine di genere e sottogenere, fino all'amore, altro macrotema che ne caratterizza la "poetica".
Il neomelodico, dalle tv private a Youtube
Nonostante la limitatezza dell'area interessata dal fenomeno, la musica neomelodica fa numeri enormi e lo fa ormai da decenni, sia dal vivo che in tv e sulle piattaforme video come Youtube. È l'evoluzione di quello che era successo negli anni 80 e 90, quando questa musica era diventata fonte di reddito per le tv private, che mandavano in sequenza i video molto artigianali, con tanto di numeri di telefono per poter avere quegli artisti a cantare per sé o parlarci, almeno, come novelle star. Quella di oggi è un'evoluzione tecnologica e di estetica che il mondo neomelodico non si è lasciato sfuggire, perché quando si tratta di arrivare alla gente e quindi aumentare il potenziale economico quel mondo non resta mai un passo indietro. E così, spesso e volentieri, nei trend della piattaforma di Google sono presenti artisti neomelodici che ormai contano milioni di visualizzazioni, spesso più di tantissimi artisti pop nazionali che finiscono in testa alle classifiche di vendita. Decine e decine di milioni di visualizzazioni, commenti, like, che rappresentano una porzione ben precisa di quello che il mondo della musica napoletana rappresenta.
L'evoluzione del genere, colonna sonora della città
Il richiamo alla canzone classica napoletana è un fondamento imprescindibile, così come l'allargamento in questi ultimi anni a stili e generi alla moda. Un postmoderno musicale che fa del pastiche di genere un trampolino su cui ricostruirsi giorno dopo giorno: rap, musica latino americana (urban, reggaeton), il pop che va di moda in un determinato momento, insomma un insieme di elementi che seguono la moda e in cui si innestano testi che spesso sono fotocopie con piccole variazioni o eccessi incomprensibili per chi non è interno a questa dinamica (in un pezzo c'è un amico che confessa di amare la sorella del compare il quale a sua volta ammette di essere l'amante di sua madre), ma che formano e fanno da colonna sonora al tessuto sociale della città. Delle città. Se Nino D'Angelo e Gigi D'Alessio sono coloro che nell'immaginario ce l'hanno fatta – a smarcarsi da questa etichetta, a ottenere successo nazionale, a firmare con etichette importanti, a essere accettati da una certa intellighenzia (l'immaginario su Nino D'Angelo cambiò quando un intellettuale come Goffredo Fofi lo sdoganò) – così come artisti diversi tra loro come Maria Nazionale o Andrea Sannino e Gigi Finizio, restano migliaia i cantanti, spesso usa e getta, che si alternano a matrimoni, battesimi, feste di piazza o veri e propri concerti sold out.
Il meccanismo neomelodico
In televisione Tony Colombo ha detto: "Io faccio musica, non ho mai avuto a che fare con questa gente. Non ho mai avuto nessun tipo di legame con nessun tipo di associazione camorristica", eppure negare il legame criminale – sia a livello imprenditoriale che a livello di semantica – di questa musica è impossibile da negare. Sempre Ravveduto, in un saggio intitolato "Musiche, camorra e criminali", infatti tira una linea che in qualche modo unisce questa musica al gangsta rap e al Narcocorrido e ripercorre quelli che sono stati alcuni degli step importanti del fenomeno con l'uscita di pezzi come "‘O capoclan", esaltazione della criminalità a mezzo musicale. I legami tra un pezzo di questa musica e la Camorra sono anche alla base dell'inchiesta di Fanpage.it, che parte dal matrimonio di Colombo e Rispoli per tracciare l'unione, appunto, tra i due mondi. Legami che sono verificati e nel caso specifico raccontati anche dall'ex Boss Tommaso Prestieri, impresario di tanti neomelodici e uno dei conoscitori reali dei meccanismi: "Il camorrista finito investe in questi cantanti e molti subiscono con prestiti ad usura, quindi la subiscono la camorra, non la sfruttano. Per fare un disco oggi ci vogliono 15 mila euro, per fare la promozione ce ne vogliono altri 80 mila e siamo sui cento, così che quando non puoi pagare aumenta il debito e rimani intrappolato nell'inghippo e quando vai a cantare 70 sono tue e 30 saranno per tutta la vita dell'uomo di turno".
Il neomelodico sdoganato in tv
In questi ultimi anni un pezzo di quel mondo si è dato un'estetica più esportabile, nel tempo ha cominciato a percorrere strade, come dire, meno hardcore, almeno per quanto riguarda i messaggi, in modo anche da poter ottenere spazio in produzioni televisive e cinematografiche. Il neomelodico è arrivato in tv, con ospitate in programmi importanti Rai e Mediaset, tra Ballando con le stelle, Isola dei famosi e il salotto di Barbara D'Urso e con programmi a se stanti come il talent neomelodico "Napoli Sound" su Real Time, portando quell'estetica spesso kitsch – sicuramente macchiettistica – a varcare i confini locali e popolari, andando anche oltre il semplice gusto di canticchiare quelle che sono vere e proprie hit, da "Scivola quel jeans" di Raffaello a "Male" di Rosario Miraggio. Quella musica, quei personaggi, insomma, sono riusciti anche grazie ai numeri, a inocularsi anche in un immaginario più ampio, diventando fenotipo e in qualche modo volto rappresentativo della città e amico del pubblico da casa che spesso non conosce il contesto. Insomma, il neomelodico diventa la musica napoletana e i suoi rappresentanti – anche non partenopei – i nuovi rappresentanti della città, con effetti talvolta devastanti.