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La storia di Gaiola Portafortuna, l’ultimo video di Liberato: “Abbiamo trovato Cuba a Napoli”

Il backstage fotografico di “Gaiola Portafortuna”, terzo video del misterioso Liberato, in esclusiva su Fanpage e una presentazione di Francesco Lettieri, regista dell’intero progetto: “Volevamo andare a Cuba per girare, poi abbiamo deciso di portare noi Cuba a Napoli”.
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Nessuno sembra essere a conoscenza dell'identità misteriosa di Liberato, tutti appaiono più interessati a scoprire chi si cela dietro al progetto piuttosto che capirne le motivazioni che ci sono alla base. Parafrasando il caro vecchio Adagio di James Senese ("Ma a te te piace ‘a musica o ‘o fummo?"), restiamo alla sostanza e dopo il lancio di "Gaiola Portafortuna", terzo video dell'artista, siamo felici di ospitare in esclusiva un backstage fotografico delle riprese realizzato da Marcello Natale, farmacista di professione ma fotografo nel tempo libero, accompagnate da una presentazione dal regista Francesco Lettieri, ormai una certezza del videoclip italiano che, con la sua troupe, ha girato per Liberato tutti i suoi video.

L'idea di Gaiola Portafortuna

"L'idea per il video di Gaiola Portafortuna"ci racconta Francesco Lettieri "originariamente era quella di andare a Cuba e fare un classico video all'estero, ma quando era quasi tutto pronto per la partenza qualcuno ha pensato: “ma perché invece di andare noi a Cuba, non portiamo Cuba a Napoli?. La sfida era più complessa ma sicuramente più stimolante e alla fine, annullata la partenza, abbiamo cominciato a cercare location e contesti che potessero ricordare i caraibi tra Napoli e dintorni".

Benedetta, la protagonista del video

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Il regista ci racconta che la ricerca delle location è cominciata nella zona che a Napoli è conosciuta come il Buvero, il Borgo Sant'Antonio Abate, nei pressi della Stazione Centrale: "Ci hanno indicato il Bar Delle due Torri come ritrovo di Dominicani e Cubani. Lì, tra corone, cuba libre e reggaeton a manetta, abbiamo mosso i primi passi e abbiamo preso i primi contatti con le due comunità, molto forti in quella zona". Ed è in quel bar che hanno conosciuto Vladimir, il dj resident del locale, che li ha portati a Benedetta, la protagonista del video, che è napoletana di origini nigeriane e grande appassionata di reggaeton.

Siamo subito stati accolti a braccia aperte un po' da tutti e abbiamo notato che per quanto le comunità siano molto distinte tra loro, in realtà sono anche molto aperte. Dominicani, Colombiani, Nigeriani, Cubani, Senegalesi e Napoletani convivono senza farsi troppi problemi accomunati dalla costante che ci ha accompagnato in quelle settimane: la musica reggaeton che imperversava nelle strade del Borgo a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Castel Volturno, un set a cielo aperto

Castel Volturno è una zona particolarmente florida per i cineasti contemporanei. Lo ammette proprio Francesco Lettieri: "li ci hanno girato Gomorra il film e poi parte della serie, lo stesso Garrone ci ha girato altri dei suoi film, così come De Angelis e tanti altri". Eppure la Pinetamare di "Gaiola Portafortuna", la zona altrimenti nota come Villaggio Coppola, sembra quasi di non averla mai vista prima: "Castel Volturno è un vero set a cielo aperto dove è possibile trovare le più folli architetture, basti pensare che solo qualche mese prima ci avevamo girato un video ambientato in un mondo post-apocalittico. Questa volta invece abbiamo trovato i viali con i Palmeti di L'Havana". 

Marcello Natale, il farmacista fotografo

Marcello Natale, il ‘farmacista fotografo', ha lavorato al backstage fotografico seguendo l'unica indicazione di Lettieri: "Evitare le classiche foto da backstage". Ha avuto così la libertà di fotografare quello che davvero sembrava interessante, dando spesso le spalle alla troupe e catturando "quegli istanti apparentemente privi di significato e che invece raccontano in maniera molto più sincera lo spirito di quei giorni". Marcello Natale, nella sua bio, si presenta con sincerità come un uomo che non ha mai studiato fotografia, "ma faccio foto come colpi di tosse". Un po' come un flaneur, un mood limpido ed emozionale che sembra contagiare un po' tutti quelli che sono dentro il mistero di Liberato.

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