7 momenti che hanno segnato la Storia della musica mondiale

Queen, Hendrix, la solidarietà, Woodstock, il grunge, il folk. Ci sono momenti che hanno segnato la Storia della musica mondiale: live all’aperto, ma anche esibizioni negli studi televisivi che per un motivo o un altro saranno ricordati come pietre miliari.
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Ci sono eventi che sono pietre miliari della nostra Storia. E questo vale per tanti campi, compreso quello musicale, dove il matrimonio con la cultura pop ha permesso esodi ed eventi di massa che hanno segnato il percorso di gruppi, ma, più in generale, della Musica mondiale. Se ci guardiamo alle spalle, infatti, potremmo riconoscere personaggi (Hendrix? I Beatles? Miles Davis? il nostro Lucio Battisti?) che rientrano nella Storia con la ‘s' maiuscola, o album (Bitches Brew?) che hanno un valore specifico nella carriera di un artista e un'influenza in un genere e quindi, come una sineddoche, nel tutto che è, appunto, la Musica.

Ma se ci guardiamo alle spalle noteremo che sono soprattutto festival e concerti ad aver segnato momenti fantastici e storici, di cui ancora oggi si parla (e alcuni si cerca di bissarli o imitarli malamente). Il primo che viene in mente, ovviamente, è Woodstock, ma sono tanti gli avvenimenti, comprese le comparsate televisive, che possono essere considerate veri e propri eventi.

I Beatles sbarcano sulla tv americana (1964)

Il 1964 fu un anno importante per i Beatles: il quartetto di Liverpool, fenomeno del pop mondiale, infatti, sbarcò per la prima volta negli Stati Uniti per conquistare anche il Nuovo Mondo. Uno sbarco che non poteva che cominciare, prima dei live, con un'ospitata in uno dei programmi di punta della televisione americana. E così, la partecipazione all'Ed Sullivan Show, prima apparizione tv americana, è uno dei momenti storici della musica mondiale. Il programma fu uno dei più visti della Storia della tv d'oltreoceano con circa 73 milioni di persone collegate per un totale di oltre 23 milioni di case:

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Ho sentito dire che durante lo show non ci furono crimini, o furono pochissimi – disse George Harrison commentando quell'esibizione anni dopo -. Quando i Beatles furono da Ed Sullivan anche i criminali si fermarono per dieci minuti.

Bob Dylan elettrico al Newport Festival (1965)

Sono passati 50 anni e Bob Dylan resta uno dei maggiori cantautori e musicisti che la Storia ci abbia dato. Autore di album e canzoni memorabili, perennemente in odore di Nobel per la letteratura per i suoi testi e simbolo del folk, Dylan è ricordato anche per l'esibizione che tenne al Newport Folk Festival del 1965, quando per protesta contro i divieti degli organizzatori decise di salire sul palco, amplificato. Nonostante l'acclamazione degli anni precedenti, l'essere salito sul palco con una chitarra elettrica provocò le critiche del pubblico sin da Maggie's Farm, ovvero il primo pezzo suonato sul palco e si narra di Pete Seeger che cercò di tagliare i cavi, portando Dylan a non rimettere piede su quel palco per i 37 anni successivi. Con la sua Fender Stratocaster, Bob Dylan portò il rock al Festival folk per antonomasia.

Monterey Pop Festival (1967)

Due anni prima di quello che sarebbe stato il raduno simbolo della Storia del Rock, si svolse il Monterey Pop Festival, un evento in cui si esibirono nomi conosciuti e giovani di belle speranze che da lì a poco avrebbero segnato indelebilmente la Storia della musica mondiale. Duecentomila persone, per una tre giorni che avrebbe segnato un passo importante per il movimento hippie e potè contare su artisti del calibro di Jimi Hendrix, Janis Joplin, the Who, the Grateful Dead, Ravi Shankar, Otis Redding. Era il periodo lisergico del rock e il momento perfetto per dare il la a un intero movimento.

Woodstock (1969)

Woodstock nacque per essere una 3 giorni di pace e musica, con una serie di artisti che su quel palco avrebbero fatto la propria fortuna, e la Storia. Nell'agosto del 1969, circa 400 mila persone si riunirono per ascoltare alcuni di quelli che saranno ricordati come icone del rock mondiale e per vivere giorni di pace e fratellanza. Il Festival a cui furono invitati tantissimi artisti doveva comunque restare un ‘Festival di provincia', un evento, comunque, che non avrebbe dovuto e potuto ospitare quello che poi fu l'afflusso totale delle persone.

I 6 mesi prima del festival li spendemmo imparando come organizzarci per accogliere una folla enorme, tenendo presente che avevamo pianificato 200 mila persone

Lo ha dichiarato Michael Lang, uno dei fondatori, del Festival, non tenendo presente che le persone sarebbero state ufficialmente il doppio, senza contare che l'ufficiosità della cifra toccava il milione di persone. Sul palco, comunque, salirono artisti e band come Jimi Hendrix (che si esibì nella versione psichedelica – e diventata un must – dell'inno americano), Janis Joplin, Grateful Dead (la cui esibizione non fu per nulla memorabile), Joe Cocker, The Who e tantissimi altri altri.

Isola di Wight Festival (1970)

Il Festival dell'Isola di Wight nacque nel 1968, in quell'epoca lisergica e hippie che vide in Woodstock uno degli apici della Storia festivaliera mondiale. Ma l'anno successivo all'edizione storica del raduno, si svolse anche quella che sarebbe stata l'ultima edizione del Festival che si teneva appunto nell'Isola di Wight. Furono circa 500 mila le persone che accorsero per vedere esibirsi sul palco artisti come Jimi Hendrix, Joni Mitchell, Miles Davis, Leonard Cohen. Un festival rimasto storico anche per alcuni episodi singoli: fu, infatti, l'ultimo concerto inglese (e penultimo generale) di Hendrix, che sarebbe morto il mese dopo l'esibizione e l'ultimo europeo dei Doors con Jim Morrison che, invece, sarebbe morto nel luglio dell'anno successivo. Ron Faulk, promoter dell'evento, disse nel settembre di quell'anno: "Questo è l'ultimo Festival, è iniziata come un bellissimo sogno ma ne abbiamo perso il controllo e ora è un mostro".

Live Aid (1985)

Nel 1985 Bob Geldof e Midge Ure organizzarono il Live Aid, ovvero quello che è stato uno dei maggiori concerti della Storia della musica. Un evento che si svolse in diverse località nel mondo, portando alcuni dei maggiori artisti internazionale a esibirsi in diretta televisiva per raccogliere fondi contro la carestia che stava affliggendo l'Etiopia. La manifestazione vide 70 performance (tra cui U2, Queen – la cui esibizione fu votata come quella più importante di sempre -, David Bowie e Paul McCartney) per un pubblico che sommando solo lo stadio di Wembley e il JFK Stadium di Philadelphia arrivava a circa 160 mila persone per un totale di circa un miliardo e mezzo di spettatori collegate in diretta. Il Live Aid raccolse circa 245 milioni di dollari per la causa ed è oggi un caposaldo se si parla di live.

Nirvana – MTV Unplugged (1993)

All'inizio degli anni '90 Mtv era il modo più comune per guardare la musica in tv. In un'epoca in cui Youtube non era neanche lontanamente prevedibile, la tv si divideva con la radio il regno della musica, permettendo di vederne i video e i live. E se dovessimo voltarci indietro per rintracciare quello che è uno degli spettacoli iconici di quegli anni non potremmo non soffermarci sulla registrazione che i Nirvana fecero negli studi dell'emittente televisiva nel 1993, e definita da molti come una delle più struggenti e memorabili del gruppo e non solo. Nonostante il format avesse visto esibirsi artisti come Paul McCartney e Rem, fu il live della band di Kurt Cobain quello che tutti ricordano meglio. Un'esibizione che vide Cobain esibirsi in pezzi come ‘All Apologies' e ‘Where Did You Sleep Last Night' oltre alle cover di ‘The Man Who Sold The World‘ di David Bowie e ‘Oh, Me' e ‘Lake Of Fire’ dei Meat Puppets, tra le altre. Pezzi che sono rimasti nell'immaginario collettivo e che formano uno dei live più amati della Storia. Pochi mesi dopo, il 5 aprile del 1994, però, Cobain sarebbe morto nella sua casa di Seattle e ritrovato solo 3 giorni dopo dall'elettricista Gary Smith.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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