Seine Saint-Denis, la banlieue parigina culla del rap francese
‘A tutti i giornalisti, Saint Denis è anche e soprattutto vita, ieri, oggi e domani. Vi preghiamo di non dimenticarvi di tornare anche per coprire avvenimenti positivi. Il saper vivere assieme riguarda tutti, anche voi!': si legge anche questo sulle vetrine dei negozi del 93°, il distretto di Parigi che indica Seine Saint-Denis, il luogo dove ieri è avvenuto il blitz delle teste di cuoio francesi che cercavano la mente degli attentati di Parigi avvenuti venerdì scorso. Un luogo di vita che ieri ha visto riversarsi le televisioni di tutto il mondo che hanno rafforzato – loro malgrado, sia chiaro – l'immagine negativa dei alcune banlieue parigine, che conosciamo soprattutto grazie ai media, appunto e al cinema. O al rap.
Le bombe su Parigi degli NTM
Le bombe sopra Parigi che cantava JoeyStarr nel 1994 facevano riferimento alle bombolette che utilizzavano i graffitari parigini di cui faceva parte il rapper, che con i Supreme NTM (formati assieme a Kool Shen) ha scritto la Storia del rap d'oltralpe. Un genere che da anni racconta la banlieue, la periferia e da là si nutre, che sia Parigi o il resto della Francia: Akhenaton, ad esempio, è di Marsiglia e la sua ‘Demain c'est loin' è uno dei pezzi più belli e poetici sulle periferie. Il rap in Francia non è una moda mainstream, ma una vera e propria istituzione, con un mercato da far invidia a quello d'importazione americana, in grado di far discutere per giorni, e far chiedere la prigione per alcuni dei suoi esponenti: gli stessi NTM a causa di alcune dichiarazioni contro la polizia durante un concerto sono stati condannati spaccando la Francia.
La scena del 9-3
La scena del 93 è una delle più importanti del panorama francese, divenuta tale anche grazie ai Suprême NTM (o anche solo NTM, acronimo di ‘Nique Ta Mere, che si potrebbe tradurre con ‘Fanc**o a tua madre') che ne hanno definito lo stile. Sono là, infatti, le radici della band che ha sempre sottolineato l'appartenenza al 93, a partire dal nome originale della band che era proprio 93 NTM e che di bombe parla da sempre, come succede quando nella canzone omonima descrivono il quartiere che li ha cresciuti: "La Seine Saint Denis c'est d'la bombe bébé!' (‘La Seine Saint-Denis è la bomba!'). È la periferia difficile quella che emerge, caratterizzata però da un incredibile senso di appartenenza: testi duri, che parlano della vita banlieusard, di violenza, droga e discriminazione e un flow aggressivo caratterizzano il rap hardcore, appunto, che vede Saint-Denis come uno dei luoghi di massima espressione, appunto. Un luogo complesso, nella possibilità e nella capacità dei media di descriverla, sicuramente uno dei quartieri parigini più difficili e indicato come una delle banlieue più pericolose della capitale. Un luogo, la banlieue, che anche da noi ha sempre rappresentato le difficoltà degli emarginati, alla faccia della gentrificazione crescente e che ha descritto benissimo Mattieh Kassovitz nel ‘L'odio', film del 94 che ne descriveva la vita. Se oggi conosciamo quella parola declinata in francese, però, è soprattutto a causa degli scontri che dieci anni fa tennero Parigi in scacco e permisero una politica di repressione da parte dell'allora Ministro della Difesa, Nicolas Sarkozy, che grazie anche a quella vicenda riuscì a diventare Primo Ministro pochi anni dopo.
Banlieue luogo di confine
La banlieue come luogo di confine, marginale, esempio di degrado, insomma, per quelli che lo guardano con l'occhio di chi non ha mai avuto esperienza di marginalità, ma che è anche uno spazio in cui alcuni artisti hanno trovato mezzi e forze per emergere. Per quanto riguarda il rap, comunque, la banlieue nord ‘resta prima in materia di hardcore' come cantava in ‘Banlieue nord' Casey, rapper di Blanc-Mesnil, nel 93, appunto, uno degli esponenti più noti del movimento, che lo vede al fianco di personaggi come Nakk, Tandem, Sefyu, Busta Flex, che rappresentano una scena che pochi mesi fa ha provato a raccontare il regista Pascal Tessaud nel suo Brooklyn, primo lungometraggio in cui si racconta il tentativo di integrazione di una rapper svizzera, Brooklyn, appunto.
Busta Flex e Kaaris
Busta Flex, ad esempio, viene da Epinay-sur-Seine, nasce con la benedizione di Kool Shen che gli produce il primo album e prende il nome dalla crasi di due rapper americani: Busta Rhymes et Funk Master Flex. È considerato uno dei maggiori freestyler francesi ed il primo rapper messo sotto contratto con la Warner France, con cui, però, la storia finirà male a causa di divergenze di vista sulle sonorità. Kaaris, invece, viene da Sévran, sempre 93 ed è uno dei maggiori esponenti del genere, oggi, nonostante sia considerato un rapper cupo, poco adatto a un pubblico ampio, come ha ammesso lui stesso in alcune interviste e che sottolinea il proprio senso d'identità del 93 cantando: ‘M'impossesso del rap francese, il 93 è sulla bandiera'.
Parliamo di banliueu o Francia?
Di cosa parliamo, insomma, quando parliamo di banlieue? Se l'è chiesto anche il rapper (del 14°) Abd Al-Malik, fondatore dei New African Poets (N.A.P):
Ma parliamo delle banlieue o parliamo della Francia? Di cosa parliamo?