Roger Waters suonerà The Wall davanti al muro di Trump: “La musica deve protestare”
In qualunque modo lo si intendi, un muro resta un muro. Sia esso di tipo ideologico, morale, fisico, un muro resta una barriera e le barriere sono, probabilmente, ciò che Roger Waters contesta e disprezza di più al mondo. Così quando gli si chiede di quel muro che Donald Trump intende costruire tra l'America e il Messico, quello su cui ha imperniato una parte sostanziale della sua scalata alla Casa Bianca, Waters si dice intenzionato a fare di tutto per trasmettere un messaggio che faccia comprendere la portata del danno che atteggiamenti politici di questo tipo possano provocare. In occasione di una conferenza al Victoria & Albert Museum in occasione della mostra The Pink Floyd Exhibition: Their mortal remains, ha definito così la situazione politica americana e il ruolo dell'arte in relazione ad essa:
Bisogna restare in allarme davanti a queste politiche di estrema destra. Le fogne sono colme di avidi uomini di potere e la musica deve esprimere una forma di protesta
E chi meglio di lui può parlare di muri, considerando che la sua "The Wall" resta una delle canzoni più celebri della storia della musica. Waters, parlando anche del suo nuovo progetto musicale Is this the life we really want? si è detto pronto a utilizzare il potere simbolico del capolavoro proprio davanti a quel muro che Trump vuole costruire: "The wall è di grande attualità, soprattutto ora con Trump e le sue dichiarazioni sui muri e la sua capacità di creare la massima ostilità tra razze e religioni diverse. The wall parla di come possa essere dannoso costruire mura sia a livello personale che a livelli più ampi". Parole che fanno da eco a un pensiero mai negato da Waters e inderogabilmente ostile al neo presidente americano. Poche settimane fa, al Desert Trip Festival dello scorso ottobre, il musicista aveva pesantemente attacato il neo presidente americano definendolo, con l'aiuto di luci, video e maxischermi, un "maiale, falso, ladro, razzista e xenofobo".