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Auguri Bobby Solo: i 70 anni dell’Elvis italiano

Il 18 marzo Bobby Solo compie 70 anni. Il cantante, il cui nome d’arte nacque per sbaglio è uno dei primi rocker italiani, vincitore di due Sanremo e oggi nuovamente padre e di ritorno con un album di inediti.
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Settant'anni e non fregarsene, in puro stile rock ‘n roll, quello che ha caratterizzato la storia artistica di Bobby Solo, uno dei primi veri rocker italiani – unì le sonorità del rock ‘n roll alla melodia tipica italiana -, che per anni si è spartito la scena col suo grande amico Little Tony, un duo che a volte qualcuno ha voluto rivale ma che, invece, era caratterizzato da un'amicizia profonda. Oggi Bobby Solo è nuovamente padre (di Ryan, 2 anni) e se da una parte vive ancora grazie all'amore del pubblico per quelli che sono i suoi più grandi successi, non ne vuole sapere di sedersi sugli allori e per questo motivo ha pubblicato un album nuovo, "Meravigliosa vita", che prevede nove inediti, tre di Mogol, quattro riletture in chiave blues dei suoi classici, "Se piangi se ridi", "Non c'è più niente da fare", "Una lacrima sul viso" e "Gelosia".

Il successo del cantante risale al 1964, quando andò a Sanremo con "Una lacrima sul viso", in coppia con Frankie Laine. All'epoca Bobby Solo era un ragazzino con un paio di concerti alle spalle, su cui, però, decise di puntare uno dei grandi discografici italiani, Vincenzo Micozzi, al quale si deve il suo nome. Il nome del cantante, infatti, era Roberto Satti, ma quando decise di intraprendere la carriera musicale il padre, un ufficiale aeronautico, gli vietò di utilizzare il suo vero cognome, così il discografico comunicò alla segretaria che si sarebbe chiamato all'inglese, Bobby, e aggiunse che doveva essere "solo Bobby" e questo fraintendimento gli diede il nome con cui tutti lo conoscono.

Quel Sanremo, dunque, fu il la al suo successo, ma non privo di contrattempi. Bobby Solo, infatti, dovette esibirsi, in finale, in playback (cosa, all'epoca, vietata) a causa dei bagordi della notte precedente con l'amico Little Tony che lo lasciarono senza voce. Fu, probabilmente, il motivo per cui non vinse (e c'è chi parlò anche di una mossa pubblicitaria), ma anche il trampolino di lancio per uno dei maggiori successi italiani all'estero, che lo portò alla pubblicazione del suo primo album omonimo e a una vittoria al festival l'anno successivo, con il brano "Se piangi, se ridi", che pure ottenne un enorme successo. Lo stesso successo che lo seguì fino alla fine degli anni '60, quando tornò a conquistare Sanremo in coppia con Iva Zanicchi con "Zingara" e con l'amico Little Tony si divideva lo scettro di Elvis Presley d'Italia, con tanto di ciuffo.

Gli anni '70, però, furono tragici: i gusti musicali cambiarono e Bobby si ritrovò quasi indigente, come ha ammesso lui stesso in un'intervista: "Persi tutto, campai anche di aiuti degli amici. Ma non ho mai pensato al suicidio: ho vissuto ogni giorno imparando qualcosa, finché scrissi Gelosia che mi rilanciò". Il revival degli anni '60 fece il resto, permettendogli di tornare in voga e rilanciare con la formazione del trio Ro.Bo.T, assieme a Rosanna Fratello e Little Tony. Nel 1991 vinse la causa che gli permise di tornare proprietario dei diritti del suo primo successo che scrisse quando era minorenne, non potendolo firmare e averne riconosciuti i diritti.

Oggi il cantante è felice e guarda avanti, un po' meno rock ("serve la pressione alta") e molto più blues.

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