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Per Guccini lo streaming non esiste: Canzoni da intorto è solo per chi vuole ascoltarlo davvero

“Canzoni da intorto” segna il ritorno discografico di Francesco Guccini che ha scelto di non essere sui siti di streaming. Una scelta comprensibile.
A cura di Francesco Raiola
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Francesco Guccini (ph Mattia Zoppellaro)
Francesco Guccini (ph Mattia Zoppellaro)

Si può parlare di discografia, oggi, senza citare almeno una volta non tanto TikTok quanto lo streaming? La risposta è no, ovviamente. Eppure esistono ancora delle eccezioni o almeno si può citare lo streaming per parlare della sua assenza. È l'unico modo per parlarne, infatti, se si chiacchiera del ritorno alla musica cantata di Francesco Guccini che 10 anni dopo il suo ultimo album "L'ultima Thule" e un paio di inediti presenti in altrettanti album omaggio, torna a cantare per un intero album, "Canzoni da intorto" che potete ascoltare solo in cd e in vinile. Guccini e la sua etichetta, la BMG, infatti, hanno messo su un'operazione che solo uno con la storia e il carisma del cantautore di Pávana poteva permettersi, ovvero un album in cui si rileggono canzoni di terzi, senza che si possa ascoltare sulle piattaforme di streaming.

Chi vuole ascoltarsi quest'album, quindi, deve andare a comprarlo fisicamente, al massimo usare qualche sito di consegne online, se proprio vuole trasgredire in qualche modo. Per il resto l'album è inascoltabile, non esiste né su Youtube, né da nessuna altra parte. Eppure, nonostante tutto, la scelta non è incomprensibile: non c'è una ragione economica per vederla caricata su Spotify, probabilmente il numero degli ascolti non porterebbe ad alcun ricavo degno di nota (ma dubitiamo che quest'album abbia velleità di guadagni), d'altra parte è un album che non ha un target giovane, anzi. È un album politico, checché se ne dica, con un'idea che va dalla parte opposta a quella verso cui è andato il Paese, ma anche la Sinistra, ovvero un'idea anarchica e operaia (e pure antiborghese).

Questo concept album, infatti, ha come concept la resistenza al potere, ma soprattutto, come ha spiegato lo stesso Guccini, i perdenti e tra gli autori ha artisti e intellettuali come Franco Amodei, Franco Fortini ed Enzo Jannacci e brani come "Morti di Reggio Emilia", "Addio Lugano" o "Quella cosa in Lombardia". Sono canzoni tratte da un canzoniere personale, che ha tra i protagonisti gli operai, i Partigiani e gli anarchici, quelli che piacciono a Guccini – che non fatica affatto a definirsi proprio anarchico – che ha cantato questi brani rivisitati in chiave totalmente personale – grazie anche a Fabio Ilacqua e Stefano Giungato -, resi unici dalla sua voce e da arrangiamenti da balera, appunto, balcanici, folk, che ricordano le sue serate in osteria, perché, alla fine queste erano le canzoni che amava cantare assieme agli amici. Quando qualche anno fa mi capitò di andare a Pávana per un'intervista, ci fermammo poco prima di arrivare in paese per un pranzo veloce in un'osteria che stava per chiudere, eravamo in tre, gli unici del locale, e forse per quello con la possibilità di cambiare due chiacchiere con l'oste che, quando capì che stavamo andando da Guccini, ci raccontò di pranzi fatti di vino e di canzoni.

Adesso è chiaro cosa volesse dire, lo abbiamo capito anche grazie ad alcuni video che i discografici e l'ufficio stampa di Guccini ci hanno girato: si vede un pranzo con musicisti, amici, canzoni e divertimento ed evidentemente quello era lo spirito con cui ascoltare queste canzoni. E questo mood è qualcosa che va oltre la freddezza dello streaming. Sebbene siamo assolutamente favorevoli alla possibilità che chiunque abbia voglia di ascoltare e scoprire musica lo possa fare – memori anche delle difficoltà di quando eravamo giovani e squattrinati – e lo streaming è stato uno strumento che ha completamente rivoluzionato il mercato, aiutandolo, in questi ultimi anni, siamo allo stesso modo favorevoli alle eccezioni che hanno un senso.

Chi vorrà ascoltare Guccini, scoprire le sue canzoni, imparare a memoria La locomotiva, ascoltare cosa voleva dire avere vent'anni, cercare cos'è un eskimo, emozionarsi davanti alla scoperta di una canzone come "Canzone delle domande consuete", sentirlo raccontare di una Modena "piccola città, bastardo posto", comprendere che i dissing esistevano anche prima che la parola "rap" fosse anche solo pensata, ecco, ha tante possibilità, ma se dopo una carriera lunghissima, canzoni che hanno formato il canzoniere italiano, qualcuno abbia ancora voglia di ascoltare la voce di Guccini che canta le parole di Amodei ("Compagno cittadino, fratello partigiano, teniamoci per mano in questi giorni tristi. Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia sono morti dei compagni per mano dei fascisti. Di nuovo come un tempo, sopra l'Italia intera fischia il vento e infuria la bufera") allora vale la pena fare un'azione attiva e consapevole: comprare il cd, meglio ancora il vinile, e casomai andare a incontrarlo a Roma e Milano o dovunque possibile. Senza stressarlo troppo a Pávana, però.

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