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Parliamo di CoCo, il lato melodico del rap: “Amo il pop, ma è con l’hip hop che mi racconto”

Alla trap dura che si respira da qualche anno in Campania, fa da contraltare la parte melodica che vede in CoCo, al secolo Corrado Migliaro, uno dei suoi esponenti più importanti.Il suo ultimo album è “Floridiana”, che rispetto al precedente “Acquario” è sì più urban, ma senza perdere “il sentimento”
A cura di Redazione Music
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Alla trap dura che si respira da qualche anno in Campania, fa da contraltare la parte melodica che vede in CoCo, al secolo Corrado Migliaro, uno dei suoi esponenti più importanti. Da anni il rapper napoletano si fa strada in un ambiente che talvolta preferisce le punchline e l'egotrip e lo fa con una cifra stilistica che album dopo album ne disegna un profilo sempre più marcato e riconoscibile. Lo si vede nei feat. e lo si vede nei suoi album, compreso quest'ultimo "Floridiana", che rispetto al precedente "Acquario" è sì più urban, ma senza perdere "il sentimento".

"L'obiettivo di quest'album era arrivare a più persone possibili. Il mio percorso artistico vero e proprio è nato nel 2019 con l'uscita di ‘Acquario', ma con ‘Floridiana' volevamo fare un passo avanti" racconta il rapper ai microfoni di Fanpage.it. La Floridiana è un parco pubblico che si trova a Napoli, in zona Vomero e per il cantante "è un luogo a cui sono molto legato, ci andavo con mia madre quando ero piccolo, ho tanti ricordi, tante immagini di quel luogo. Visto la mia musica è molto personale, e io sono una persona che vive molto nel passato, di ricordi, di malinconia, mi piaceva creare un parallelismo con i fiori con questo giardino incantato e trasportarlo nel mondo incantato che per me è la musica, il mio luogo sicuro". È il disco della consapevolezza artistica, racconta ancora CoCo, quello in cui "penso di aver trovato la mia dimensione ed di volerla portare avanti"

Hai un'attitudine e una sensibilità che sembrano allontanarsi dalle dinamiche commerciali del rap. Come la vivi?

A volte non la vivo benissimo, nel senso che mi sono sentito, a volte, un pesce fuor d'acqua, anche se comunque il mio stile proviene da una corrente e un mondo musicale che amo. Magari a volte non l'ho vissuto benissimo perché mi rendo conto che poi quello che cercano le persone è sempre diverso da quello che cerco io in generale nella vita. Per esempio i social non li amo, sono una vetrina importantissima ma faccio fatica a comunicare lì perché mi accorgo che hanno codici particolari per far sì che le cose arrivino in un determinato modo.

La melodia è uno dei grandi motori di quello che fai, giusto, senza respingere anche una vocazione più pop.

A me il pop piace molto, fin da quando sono piccolo. Sono cresciuto con Alex Baroni, Pino Daniele, sono sempre stato molto vicino alla canzone d'amore, poi mio padre è un bluesman e a volte dimentichiamo che il blues, che è la matrice di tutto, della black music, era musica prettamente d'amore. Ho sempre avuto dentro di me questo fuoco verso delle sonorità più melodiche, poi mi è anche stato detto che il pop che faccio io non è un pop prettamente italiano: sai da noi c'è il pop italiano, che devi fare in un determinato modo e guai se lo fai diversamente, se no dicono che fai un pop sofisticato che comunque non va bene. Mi piace questa corrente, ma quando voglio esprimere qualcos'altro uso il rap classic, perché è l'unica cosa che mi muove, quindi se voglio parlare di me uso il 90 bpm hip hop classic.

In che modo è cambiata la percezione della tua musica dopo aver vissuto a Londra?

Ho vissuto quasi 10 anni lì, mi sono trasferito nel 2011 e quando sono arrivato ho capito l'essenza della libertà, dell'essere chi vuoi, per me questa cosa è stata molto importante, è una città che mi ha messo subito a mio agio e ho cominciato ad avere una mia visione di dove volevo arrivare.

Prima parlavi di tuo padre, bluesman conosciuto, qual è il vostro rapporto? Che ne pensa della tua musica?

Venendo dalla musica suonata ed essendo un musicista e un armonicista, mio padre mi diceva sempre: "Quella che fai non è musica, la musica è sudore, la musica siamo noi che sudiamo mentre suoniamo, invece a te è tutto elettronico". In realtà, però, so che apprezza molto quello che faccio, gli piace, lo condivide, ultimamente mi sta anche chiedendo di suonare in qualche pezzo.

Quali sono i tuoi ricordi musicali con lui?

Sono stato in tour con lui quando è stato chitarrista di Bennato per tanti anni, poi aveva il suo gruppo, i Blue Staff, sono stato in giro con loro durante i live, mi ricordo di me, piccolo, a 4 anni in braccio a mia mamma nei furgoni mentre aspettavamo che finiva il concerto. Ho avuto subito un reality check con il mondo della musica.

A proposito di paternità, ti va di raccontarci Compleanno, una canzone molto personale?

In "Compleanno" parlo di mio figlio, di questa relazione un po' difficile poiché lui vive in Inghilterra e per cui, un po' per il Covid, un po' per i miei tanti impegni da quando è uscito "Acquario" faccio sempre più fatica a vederlo. Sentivo il bisogno di esprimere questo mio stato d'animo su questa cosa.

Intervista a cura di Vincenzo Nasto e Francesco Raiola

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