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Mika contro l’omofobia: “L’ho fatto per il me 13enne e per tutte le vittime di bullismo”

In un’intervista Mika ha voluto spiegare perché dopo un tentennamento iniziale ha scelto di rispondere in maniera netta all’attacco omofobo di cui è stato vittima: “L’ho fatto ricordando gli anni in cui subivo il bullismo”.
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A cura di Francesco Raiola
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Mika torna sull'attacco omofobo che si è materializzato qualche giorno fa quando su alcuni manifesti che pubblicizzavano il suo concerto a Firenze qualcuno ha scritto ‘Frocio' con una bomboletta di spray nero. Un gesto violento che ha portato Mika a prendere una posizione netta contro quelli che avevano voluto esprimere così l'ignoranza e la discriminazione. Eppure il cantante inglese non voleva, inizialmente, rispondere a quello che nella mente di chi ha vandalizzato i manifesti era un insulto, retaggio di un pensiero che dovremmo man mano riuscire a scardinare. Ma essere omosessuale, ovviamente, insulto non lo è e proprio per questo Mika, a mente fredda, ha voluto stigmatizzare quanto accaduto postando quell'immagine che stava girando e lanciando l'hashtag #rompiamoilsilenzio, con cui ha raccolto tantissima solidarietà.

Oggi è tornato sull'argomento con un pezzo a firma sua uscito sul Corriere della Sera – ospitato dal blog della 27a Ora – in cui racconta il perché dopo il tentennamento iniziale ha voluto prendere una posizione netta. E lo fa partendo dalla sua adolescenza e dal bullismo di cui è stato vittima, il cui ricordo ha fatto da propulsore per questa lettera:

Mi sono reso conto che la mia prima reazione era ancora quella di un tempo, quella di una persona molto giovane che si sentiva impotente. A scuola ero così, inerme. Se allora avessi reagito mi avrebbero picchiato e non avrei ottenuto altro che tornare a casa con un livido in faccia. So che cos’è il bullismo, mi venivano addosso. Per razzismo, per il fatto che mia madre era grassa o perché in quel periodo avevamo problemi di soldi. Soprattutto, l’80% delle volte, per la mia sessualità. Prima ancora che io fossi consapevole della mia sessualità.

La lentezza nella sua risposta, quando era piccolo, quegli attimi di troppo che incoraggiavano gli altri sono un errore che non ha voluto ripetere. Si schermava dietro lo sguardo al futuro, quando tutto sarebbe finito, dietro un ‘girati, tieniti dentro tutto' che, dice, è ‘un riflesso automatico' di chi è vittima di bullismo.

Poi ho capito. È una delle poche volte nella mia vita in cui sono stato costretto a scegliere il confronto diretto su bullismo e omofobia, mi sono reso conto di quanto le cose siano cambiate, di quanto io sia cambiato.È stato per la reazione delle persone sui social network, per i miei amici e, devo ammettere, per i miei compagni di lavoro. Alcuni tra loro sono gay e sono rimasti feriti, perché sono legati a quello che faccio tutti i giorni: si sono sentiti come se fossero stati insultati in prima persona.

E la sua prospettiva, il suo mondo, è oggi privilegiato rispetto a quello di quando era piccolo e rispetto a quello di molti di coloro che sono oggi vittime di discriminazione. Avrebbe ‘dimenticato il tredicenne che sono stato e avrei fatto male alle persone che non hanno quel lusso e quel privilegio' abbandonando coloro che potevano trovare conforto in una presa di posizione così netta: "Ho fatto l’opposto di quanto avrei fatto a scuola". Postare quella immagina era il modo più forte e al contempo meno violento (rispetto alle parole che avrebbe potuto scrivere e ai gesti che avrebbe potuto fare) per fare una battaglia

La cosa più complicata adesso è capire come andare oltre quell’immagine, proprio per la sua forza. Un gruppo di persone ha voluto replicare il mio gesto: ha preso quella scritta, ci ha messo sotto la sua foto, ha aggiunto lo slogan «ti rompo il silenzio» (…) Ma quella parola è comunque una ferita. È ancora molto forte, ha un sacco di implicazioni negative e può fare male. Non accettiamola come una parola normale. Ma non facciamo più finta che non esista: sarebbe molto più pericoloso.

Intanto, tra i gesti di solidarietà dei giorni scorsi ieri è arrivato quello del Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, che su Twitter ha postato i due biglietti acquistati per il concerto fiorentino del cantante, che ha voluto accompagnare con la frase "A Firenze il 30 settembre #rompiamoilsilenzio con la musica di @mikasounds !!"

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