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“Michael Jackson rovinato da suo padre”, parla il primo discografico del re del pop

Berry Gordy, creatore dell’etichetta discografica Motown, che diede i natali artistici ai Jackson 5, parla delle ragioni che hanno portato alla rovina, e quindi alla morte, il re del pop. A detta sua Jackson sarebbe ancora vivo se non avesse lasciato la Motown Records, scelta non sua ma del padre, assetato di soldi e potere.
A cura di Andrea Parrella
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Sono passati quasi 7 anni dalla morte di Michael Jackson, scomparso nel giugno del 2009 a causa di una intossicazione letale di Propofol, per la quale è stato da tempo va avanti una vienda giudiziaria che vede coinvolto il suo medico personale Conrad Murray. Le voci, le supposizioni e i rumours inerenti le possibili cause di un decesso sopraggiunto quando il re del pop aveva da poco compiuto 50 anni, si sono focalizzatesin da subito sull'idea che,aldilà di un colpevole materiale, dietro il decesso di uno degli artisti più popolari della storia della musica ci fossero macchinazioni di vario tipo, giochi di potere e soprattutto di soldi.

Ad offrire una versione insolita, che punta il dito contro il padre ell'artista, è uno dei più grandi amici di sempre di Micahel Jackson, il grande produttore discografico Berry Gordy, noto nell'ambito musicale per aver dato i natali artistici a personaggi del calibro di Stevie Wonder, Diana Ross, Jackson 5 e quindi Michael Jackson stesso, giusto per citarne alcuni. La sua etichetta discografica creata negli anni '60, la Motown, fece sì che nascesse un vero e proprio genere musicale, nonché una sorta di crew discografica consolidata. A detta di Berry, che dice la sua sulla morte di Michael Jackson, la Motown era soprattutto in grado di proteggere i suoi artisti. Come avrebbe fatto con Michael, che per lui sarebbe ancora vivo se non avesse abbandonato la Motown per lanciarsi nel mondo del pop.

"Non fu Michael a scegliere, ma suo padre"

La colpa sarebbe da attribuire al padre, Joe Jackson, e alla sua sete di potere e di soldi. In un'intervista al Sun Berry Gordy sostiene che Jackson non avrebbe fatto quella fine se fosse rimasto con la sua etichetta e che "Non fu Michael a decidere di lasciare la Motown, ma suo padre". Gordy aveva preso sotto la sua ala protettrice i Jackson 5 nel 1967, assumendo così un ruolo chiave nella carriera del gruppo e poi nel lancio di Michael Jackson come solista. Oggi, 86 anni, Gordy ha ceduto la quasi totalità dell'impero creato ad altre case discografiche e si gode le somme di denaro riuscite raccogliere dalla vendita: nel 1988 Gordy cede i suoi interessi nella Motown alla MCA Records per 61 milioni di dollari. Qualche anno dopo ha ceduto alla EMI gran parte dei suoi interessi nel catalogo Motown (su un totale di circa 15 mila brani, in 240 è accreditato come autore o coautore).

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