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Max Pezzali: “Stavo per mollare tutto a causa della delusione più grande della mia carriera”

In occasione dell’uscita dell’ultimo album “Le canzoni alla radio”, Max Pezzali ha raccontato la delusione più grande della vita, uno dei momenti più belli e l’importanza che la radio ha ancora oggi nel mondo della musica italiana.
A cura di Redazione Music
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"L'idea era di raccontare il presente senza dimenticare il passato, perché non avrei potuto far finta che non ci fossero anniversari" – dice Max Pezzali presentando "Le canzoni alla radio", il suo ultimo doppio album che raccoglie 7 brani inediti, il remix 2017 di “Tutto ciò che ho” e 30 grandi successi in Fm dagli 883 a oggi – "Sono 25 anni di carriera, poi compio 50 anni e c'era questa doppia ricorrenza, per questo ci sono i pezzi nuovi e quelli che mi hanno portato fortuna nel passato". Il disco è stato anticipato prima dal singolo omonimo, che ha visto la partecipazione di Nile Rodgers, chitarrista degli Chic e famoso per la sua collaborazione con i Daft Punk di "Get Lucky", e poi da "Duri da battere", canzone che ha visto la collaborazione di Francesco Renga e Nek, con video girato dai Manetti Bros.

L'importanza delle radio per la musica italiana

Parlando della scrittura, Pezzali racconta che "al di là della storia, del fare concerti, dell'identità Pezzali, la vera molla è il brivido che si prova quando si scrive una canzone" e sottolinea come la radio continui ad avere un ruolo centrale nell'industria contemporanea, come si evince anche dalla gioia dei colleghi più giovani quando passano per la prima volta: "Per me la radio rimane assolutamente il centro, perché è ancora quella emozione che quello che hai fatto stia arrivando alle persone. A 25 anni di distanza vedo anche, nei miei colleghi, l'emozione del primo passaggio in radio" e il cantante sottolinea la prima volta che senti uno dei suoi più grandi successi: "Mi ricordo perfettamente quando andò ‘Hanno ucciso l'uomo ragno': ero in auto, per me quella fu un'emozione molto forte, perché voleva dire che il disco era in giro e qualcosa sarebbe potuto succedere e poi sarebbe successo".

La delusione più grande

La carriera di Pezzali, a guardarla sembra una carriera che è sempre stata sulla cresta dell'onda con qualche basso che non è mai stato rasoterra, eppure il cantante ricorda molto bene qual è stata la più grande delusione della sua carriera, una delusione che ha rischiato di fargli mollare tutto: "Dal punto di vista professionale il momento più difficile è stato il Festival di Sanremo 2011 quando essendo stato escluso la ricordo la più grande débâcle professionale e sono quelle cose che ti fanno pensare che è ora di appendere il microfono al chiodo", ma a cambiare tutto è arrivato, ancora una volta, l'uomo ragno: "Cambiò tutto l'anno dopo con la riedizione di "Hanno ucciso l'Uomo Ragno" fatta con l'aiuto di tutti i rapper più forti del momento fu il momento che mi fece capire che forse c'era ancora spazio per raccontare delle cose".

Il periodo d'oro degli 883

Venticinque anni di carriera sono un numero importante, soprattutto per chi ha vissuto gli anni 90, quelli d'oro per la musica italiana, sulla cresta dell'onda. E Pezzali non dimentica nulla, soprattutto non dimentica la bellezza di quegli anni e della sua collaborazione con Repetto: "Ripensare al periodo degli 883 con Mauro Repetto è ripensare a uno dei periodi più belli della mia vita, un periodo di spensieratezza, per certi versi, ma anche di preoccupazione per il futuro perché cominciammo a fare musica sui banchi di scuola al liceo, sul bordo del burrone della vita adulta senza sapere se saremmo stati in grado di spiccare il volo o se ci saremmo schiantati sul fondo ed è un po' quello di cui parla una canzone dell'ultimo album, ‘Volume a 11' e parla proprio di quello stato d'animo lì che provavamo allora".

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