31 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Ketty Passa: “Ho subito stalking e violenze, per noi donne è ancora troppo faticoso”

“Codice rosso”, canzone che trattava la violenza sulle donne ha lanciato l’EP dei Kemama: la cantautrice Ketty Passa ha raccontato a Fanpage il percorso della band.
A cura di Francesco Raiola
31 CONDIVISIONI
Kemama
Kemama

Kemama è una band formata da Ketty Passa, Marco Sergi e Manuel Moscaritolo, nata inizialmente come band per accompagnare il tour della cantautrice e poi diventato un progetto a più ampio respiro. Lo scorso giugno hanno pubblicato il primo EP "Testa o croce" che era stato lanciato, mesi prima, il 25 novembre 2020, giornata contro la violenza sulle donne, dal singolo "Codice rosso", un brano che trattava proprio la violenza sulle donne. A un anno esatto di distanza abbiamo chiesto a Ketty Passa a che punto è il cammino della band e a che punto è quello sulla violenza contro le donne.

Ciao Ketty, ci parli un po’ del progetto, a che punto siete?

Il progetto esiste da un anno esatto e diciamo che parlare di partenza in questo momento storico ci sembra piuttosto azzardato, ma proprio per questo ci possiamo ritenere soddisfatti. Abbiamo chiuso un EP che abbiamo voluto fortemente, siamo riusciti a farlo nascere online e a darci un battesimo dignitoso: date le premesse, comprese quelle economiche, non eravamo certi di potercela fare ed invece è successo. Esistiamo, ci chiamiamo Kemama, siamo un trio, facciamo musica rock con testi in italiano che tentano di connettersi al tessuto socio-culturale del paese in cui viviamo e stiamo scrivendo il nostro primo vero disco, che seguirà l’EP. A che punto siamo? All’inizio.

Canti che “L’attitudine ci salva dalla solitudine”: me la spieghi?

L’attitudine ha sempre fatto la differenza nel relazionarsi alle persone, nel reagire alla situazioni o nel rendere il “come” un dettaglio importantissimo per la vita di chiunque. Nel testo cito molti nomi che hanno a che fare con l’attitudine a cui mi ispiro da sempre: Giovanna D’Arco nella lotta per i diritti civili, Kurt Cobain come figura maschile da amare, Lady Gaga come figura femminile in cui vorrei rinascere, Dorian Gray che tenta di scappare dall’invecchiamento tramite un ritratto, Lady Marmalade per la leggerezza con cui è giusto a volte affrontare la vita. Crescendo, mi sono resa conto di quanto sia un delta fondamentale anche nell’espressione artistica: per sapersi “vendere” ed arrivare a parlare con chiunque ci vuole una grossa dose di autostima mixata alla consapevolezza di chi siamo, dove ci troviamo e cosa stiamo facendo. E mai come oggi è evidente che spesso avere giusta attitudine tolga la necessità di altre competenze, comprese quelle tecniche. È nel momento in cui abbiamo il coraggio di conoscerci e metterci in discussione che smettiamo di essere soli e che possiamo decidere come vestirci, senza confonderci con la maschera. In questo senso, con l’attitudine giusta ci salviamo dalla solitudine e dalla possibilità di “perderci”, perché se convinciamo noi stessi, possiamo convincere tutte e tutti.

Nei testi avete una dimensione che in qualche modo, in forma diretta o meno, affonda le mani in temi sensibili: dalla violenza sulle donne a frasi come “Ci siamo solo fatti fuori con le nostre mani, in superficie con gli squali perché sono tanti. Come abbiamo potuto scambiare colonne sonore con 10 secondi agonizzanti”. Come nascono i pezzi?

I pezzi tecnicamente nascono nelle due maniere più canoniche: io che scrivo sulla base lavorata e suonata da Marco e Manuel ed io che scrivo un testo su cui Marco e Manuel strutturano il sound. Le tematiche derivano da una maturità che, visto il sound e l’approccio diretto che abbiamo scelto per rappresentarci, non avrebbe senso non sfruttare. Siamo tre millennial che si confrontano sempre sulla realtà in cui vivono e che negli ultimi 2 anni, anche avessero voluto fare altro, appartenendo al settore “spettacolo e musica live” tanto messo da parte, non avrebbero potuto. Per questo motivo, quando scrivo le parole di un testo, parto sempre dalla condivisione di cose di cui parliamo quando siamo insieme e poi cerco il messaggio. Nel parlare di violenza, ad esempio, esortiamo le donne e le persone “survivor” a denunciare, a non sentirsi sole e soli, attraverso il claim “you are not alone”, così quanto in “Come un body shaming” riflettiamo sulla necessità di fare autocritica e realizzare quanto le “questioni sociali” di cui siamo schiave e schiavi, troppo spesso esistano anche per colpa nostra, che preferiamo stare comodi nelle nostre convinzioni invece di confrontarci con le cose che vorremmo cambiare.

A proposito di temi sociali, oggi è la giornata contro la violenza sulle donne a cui avete dedicato un pezzo: ce ne parli? Che significato ha avuto quella canzone per te e per il progetto?

La violenza è un tema che mi sta molto a cuore, anzitutto perché nasco e cresco nel corpo di una donna, che statisticamente almeno una volta nella vita si ritrova a subirne nell’83 per cento dei casi. In passato sono finita in tribunale per stalking, ho subito un’aggressione fisica, sono caduta nella trappola della violenza psicologica ed in generale, non assecondando il canone di comportamento “femminile” richiesto dalla società patriarcale, ho fatto e faccio sempre troppa fatica. Marco e Manuel mi ascoltano sempre e si sono ritrovati troppo spesso a riconoscere situazioni intorno a loro in cui ci fosse il bisogno di denunciare, lo stesso bisogno che i continui femminicidi in corso ci confermano. Abbiamo deciso di creare un urlo collettivo chiamato "Codice rosso" perché il pezzo usciva proprio nella giornata internazionale contro la violenza, il 25 novembre 2020. Purtroppo c’è ancora tanto bisogno che se ne parli e noi non avremmo saputo farlo diversamente da così.

Qual è il ruolo dell’artista, oggi? Nei mesi scorsi abbiamo visto una mobilitazione non indifferente degli artisti per appoggiare cause politiche come quella del DDL Zan…

Oggi l’artista deve riuscire a farsi ascoltare e crediamo che sia la missione più difficile. Banalmente perché per ascoltare bisogna volersi e sapersi fermare in un lasso temporale che vive e vegeta più di un “trend-topic” e nella società che vive con le regole e i tempi di TikTok “l’adolescente medio” non sta crescendo molto in questa direzione. Il mondo corre, bisogna trovare il modo di dire qualcosa mentre fa un pausa o dargli un motivo per prendersela. Ed anche noi, “ci stiamo lavorando”. Detto questo, per il DDL ZAN e qualunque questione legata ai diritti civili, chi ha più voce ne metta, ma finché non ci troveremo rappresentati da una classe politica che lotta per la democrazia, lo sforzo da parte di chiunque non sarà mai abbastanza.

Come nascono le collaborazioni?

Le collaborazioni nascono per definizione dalla voglia di tutte le parti coinvolte di creare qualcosa di magico, di utile, di necessario anzitutto per sé. Noi con CODICE ROSSO abbiamo coinvolto amici, persone con cui eravamo già “linkati” artisticamente e che riconoscono che quando si parla di violenza si possa stare solo da una delle due parti: quella di chi la combatte e quella di chi la mette In atto. Non sono facili come sembrano – le collaborazioni -, ma quando sono sincere sono un bel punto di condivisione.

Spesso mi capita di parlare con tue colleghe dell’idea di cantautrice, ovvero di come fino a pochi anni fa la figura autorale era quasi totalmente ad appannaggio maschile, ma mi pare che le cose stiano cambiando, che ne pensi?

Il “maschile” è un concetto che prevale in tutte le categorie ed il bisogno di equilibrio ce lo racconta la storia. Quello che secondo me cambia oggi è la possibilità di esporsi per sensibilizzare e questo potersi esporre sta diventando anche una “vetrina a fin di bene” per la donna ed il femminismo che tenta di dare la stessa voce e gli stessi privilegi al ruolo della donna nella società, compreso quello di chi canta e scrive. Detto ciò, io mi auguro che la fatica di queste donne serva anche a smascherare le cosiddette “ancelle del patriarcato”, ovvero quelle donne che pensano e vivono con una mentalità altamente maschilista, competitiva e per niente collaborativa (a meno che non convenga farlo). Ce ne sono ancora troppe purtroppo.

Che cosa vi aspetta nel 2022? Live, altre canzoni, un album?

Dal 2022 ci aspettiamo di poter crescere, di trovare i canali giusti per espandere il nostro messaggio, di poter suonare in contesti di qualità e soprattutto che si possa tornare a vivere tutto questo serenamente. Stiamo scrivendo il nuovo disco per lo stesso bisogno che ci ha spinto a scrivere l’EP “Testa o croce”: creare qualcosa di utile per noi e per chi la pensa come noi.
Quindi, speriamo di vederci presto in giro!

31 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views