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Il significato di “Hola (I Say)” il nuovo singolo di Marco Mengoni con Tom Walker

Il nuovo singolo di Marco Mengoni è “Hola (I Say)” a cui ha collaborato anche l’inglese Tom Walker, autore della hit “Leave a Light on”. La canzone è il terzo brano estratto dall’ultimo lavoro di Mengoni “Atlantico”, uscito venerdì scorso e parla dell’importanza di imparare dalle proprie esperienze e godere l’attimo.
A cura di Redazione Music
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Marco Mengoni (ph Brainstorm Agency)
Marco Mengoni (ph Brainstorm Agency)

Il primo duetto su un suo album non poteva che essere con Tom Walker, il cantante inglese con cui da un po' Marco Mengoni ha stretto una bella amicizia nata proprio dalla stima professionale verso l'autore di "Leave the light on" che a detta del cantante di Ronciglione lo ha stregato al primo ascolto: "È stato in cima alle mie playlist tutta l’estate" ha spiegato nella nota che accompagna l'album e in cui ha spiegato che "ho capito che sarebbe stata sua la voce che sentivo nella mia testa e che le nostre due voci insieme sarebbero state perfette. Sono contentissimo che abbia accettato il mio invito e ho conosciuto una bella persona con cui credo di avere costruito un rapporto di amicizia vera. Mi è molto piaciuto lavorare con lui".

"Hola (I Say)" è in tutte le radio e arriva nel giorno di uscita di "Atlantico", ultimo album del cantante che aveva deciso di lanciarlo con l'uscita di due singoli "Voglio" e "Buona vita", due lati della stessa medaglia, con la parte più dance, vicina al remix di Onde e l'altra che si immergeva maggiormente nelle sonorità world che il cantante ha scoperto durante i suoi lunghi viaggi dei mesi scorsi, quando ha deciso di mollare un po' la quotidianità e scoprire il mondo, cercare ispirazione e trovarla anche nelle musiche che ha incontrato e che ha riversato in un album che gli fa fare un passo avanti. Un album che ha tra le parole d'ordine "condivisione", come ha spiegato lui stesso in conferenza stampa, parlando di quanto abbia collaborato con altri per avere il miglior prodotto possibile.

Come nasce Hola (I Say)

Tanti autori al suo fianco, da Tony Maiello, passando per Fabio Ilacqua e Mahmoud che ha firmato, assieme a Francesco Catitti e ai due cantanti le parole di questo nuovo pezzo che ai microfoni di Fanpage.it Mengoni ha spiegato partendo dalla sua immersione nello spagnolo: "Sono stato un po' di mesi in Spagna per approfondire la lingua che avevo già iniziato a studiare all'Università e in alcuni momenti mi sono trovato a dirmi che non ce l'avrei fatta, che era troppo difficile. Comunque, parlare tutto il giorno in un'altra lingue è molto pesante, poi a un certo punto poi riparti, torni a casa e dici: ‘Ok, ce l'ho, ho la lingua!', ma ti ritrovi nella quotidianità e ti accorgi quanto tu abbia perso non praticandola più e io ho fatto un parallelismo con le mie esperienze, con le esperienze più forti della mia vita, quando ad esempio, ti arriva un pugno allo stomaco e tu rifletti, piangi e ti scoraggi e comunque analizzi tutto il possibile e poi a un certo punto ritorni nella vita quotidiana e molte cose si perdono e impari solo il 2% di quello che avresti dovuto imparare dall'esperienza e mi arrabbio con me stesso. Avrei dovuto svegliarmi tutte le mattine e dirmi: ‘Tu hai vissuto quella roba lì e dovresti sorridere già da adesso e affrontare tutta la giornata con quel sorriso lì'.

Il Muro di Berlino e i muri da abbattere

Godere delle belle cose che sono attorno a noi e non perdere tempo, un'altra riflessione costante che ha portato ad Atlantide, così come quella dei muri da abbattere. A un certo punto Mengoni canta: "E tu preferivi la tv che starmi vicino, e come fai a vivere se attorno al cuore hai il Muro di Berlino": "Devo dire che sono il peggior rimaiolo e poeta che esista, fortunatamente alcuni pezzi li ho scritti con autori che ne sanno più di me. Io portavo tutti questi appunti, appunto, come il Muro di Berlino, tutti i muri, i muri che ci facciamo mentalmente, i muri che si sta facendo la nostra società sono assurdi, quindi per questo devo ringraziare loro, perché nei miei testi non sempre quando glieli consegno sono rimati giusti".

Vivere il bene e il male delle storie

Nella nota stampa, poi, si legge anche: "Si cerca sempre di fare del proprio meglio, ma a volte non è abbastanza. Le persone non sono mai perfettamente complementari e scoprirlo è sconvolgente. ‘A cosa è servito studiare lo spagnolo se riesco solo a dire Hola'. A cosa è servita tutta la nostra storia, tutto quello che abbiamo passato insieme, se ora rimane solo questa piccolissima parte di noi. Anche il pianto e il dolore vanno vissuti e compresi: sono una ricchezza e sono importanti, proprio perché non rimanga solo un piccolo frammento di una storia importante.

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