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Festival di Sanremo 2024

Il testo e il significato di Come è profondo il mare di Lucio Dalla: storie di deboli e lotte di classe

A 47 anni dalla pubblicazione di Com’è profondo il mare di Lucio Dalla, il brano verrà celebrato sul palco di Sanremo 2024 da Mahmood, durante la quarta serata del festival, dedicata alle cover. Qui il testo e il significato della canzone.
A cura di Vincenzo Nasto
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Lucio Dalla, foto di Getty Images
Lucio Dalla, foto di Getty Images
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Son passati 47 anni dalla pubblicazione di Com'è profondo il mare, settimo album del cantante, ma anche brano omonimo contenuto all'interno del progetti. Si tratta di uno dei progetti più importanti del cantautore emiliano, in cui vengono contenuti singoli come Il piccolo Alfredo, Corso Buenos Aires e Disperato Erotico Stomp. Una lettura di Dalla sulla quotidianità italiana negli anni '80, in cui l'autore riesce a fotografare alcuni degli avvenimenti più importanti del ‘900, dalla prima guerra mondiale alla rivoluzione russa, passando per la bomba atomica e la seconda guerra mondiale. Il brano ritornerà sul palco del Festival di Sanremo 2024, interpretato questa volta da Mahmood, che lo ha scelto per la quarta serata della kermesse, dedicata alle cover. Qui il testo e il significato di Com'è profondo il mare.

Il testo di Com'è profondo il mare

Siamo noi, siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

È inutile, non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male, di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Con la forza di un ricatto
L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni
Bloccò sei treni con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
A un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere, a piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com'è profondo il mare

Poi da solo l'urlo diventò un tamburo
E il povero come un lampo nel cielo sicuro
Cominciò una guerra per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore doveva coltivare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Ma la terra gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato in un palazzo, in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Il significato di Com'è profondo il mare

Com'è profondo il mare, brano del 1977 di Lucio Dalla, sia apre con un chiaro riferimento all'attualità italiana alla fine degli anni '70, colpita dal terrorismo (solo pochi mesi dopo Aldo Moro sarebbe stato rapito e poi ucciso): "Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti, siamo i gatti neri, siamo pessimisti, siamo i cattivi pensieri". Nelle strofe è possibile intravedere riferimenti a eventi storici, come quelli legati ai campi di concentramento quando canta: "Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni, bloccò sei treni con relativi vagoni, innalzò per un attimo il povero a un ruolo difficile da mantenere". Solo qualche verso più tardi un riferimento allo sgancio della bomba nucleare, quando Dalla canta: "Poi da solo l'urlo diventò un tamburo e il povero come un lampo nel cielo sicuro, cominciò una guerra per conquistare".

Il racconto di un "dramma collettivo"

Scritto alle Isole Tremiti, il testo lungo di questa canzone – che comprende anche autobiografia, come quando Dalla canta "Babbo che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani" – è una sorta di percorso storico che parla di deboli e di lotta di classe ("È inutile non c'è più lavoro, non c'è più decoro, Dio o chi per lui sta cercando di dividerci, di farci del male, di farci annegare", ma anche "fu scaraventato in un palazzo o in un fosso, non ricordo bene, poi una storia di catene, bastonate  e chirurgia sperimentale) e un finale che definisce chiaramente ciò di cui stiamo parlando, ovvero di un "dramma collettivo": "Frattanto i pesci, dai quali discendiamo tutti, assistettero curiosi, al dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrare cattivo".

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