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Il padre di Amy Winehouse contro il documentario sulla figlia: “Falsità su di me”

Mitch Winehouse vuole fermare l’uscita nelle sale del documentario sulla figlia “Amy”. Il motivo sarebbe il modo in cui è descritto, come un padre assente, e soprattutto perché a farlo è l’ex marito della figlia, figura fondamentale della dipendenza della cantante.
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Mitch Winehouse non è contento del documentario che il regista di "Senna" Asif Kapadia ha dedicato alla figlia Amy: "Amy: The Girl Behind The Name". Non gli piace il modo è stato dipinto, chi lo ha fatto e soprattutto il modo in cui è descritta tutta la famiglia della cantante, morta nel 2011, a 27 anni a causa di un'intossicazione da alcol. Mitch ha intenzione di fermare l'uscita del film, prevista per il 3 luglio in Inghilterra, ma pronto per l'anteprima del festival di Cannes. Il padre è stato uno dei maggiori protagonisti e custodi della memoria della cantante subito dopo la morte di quest'ultima e non riesce a mandar giù, tra le altre cose, il fatto che ad accusarlo sia Blake Fielder-Civil, ex marito di Amy e colui che l'ha introdotta alle droghe pesanti ed era lì quando si fece di eroina per la prima volta.

In un'intervista al Sun (via NME), infatti, Mitch ha spiegato: "Mi sono sentito molto triste la prima volta che l'ho visto. Amy sarebbe stata furiosa. Non è quello che avrebbe voluto" ha detto prima di arrivare a bomba sul proprio ruolo:

"Sono stato descritto come un padre assente durante i suoi ultimi anni. Si dà l'impressione che la famiglia non fosse presente (…). Io ero lì per lei. Tutti npoi eravamo lì, ogni giorno, e Amy mi telefonava anche sette volte al giorno. Guardando questo film non si ha questa impressione. Io ero lì soprattutto quando era malata".

L'uomo, quindi, ha dato mandato ai suoi legali di fermare l'uscita del film, accusando il regista di avere un'idea in testa e di averla seguita senza indagare se fosse vera o meno. Ma il punto dolente è la presenza di Blake Fielder-Civil:

"Blake ha detto che la ragione per cui Amy divenne così è stata colpa mia, non  perché lui le abbia dato il crack e l'eroina e per il fatto che la manipolò completamente obbligandola a diventare una drogata. Se la verità su Blake venisse fuori non potrebbe camminare per strada, quindi il fatto che possono permettergli di dire quelle cose è per me dolorosissimo"

La risposta della produzione, data sempre al Sun, è che:

Abbiamo lavorato col supporto di tutta la famiglia Winehouse e ci siamo approcciati al progetto con la massima obiettività (…). Abbiamo realizzato oltre 100 interviste con le persone che conoscevano Amy e la storia che ne risulta è il risultato delle nostre scoperte".

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