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Fedez torna alla musica: “Il mio privilegio è una colpa, ma anche un mezzo per battaglie utili”

Dopo poco più di un anno di silenzio musicale, Fedez è tornato, oltre al feat con CARA ne “Le feste di Pablo”, con due nuovi singoli “Problemi con tutti (Giuda)” e “Bimbi per strada (Children)” in cui affronta alcune delle tematiche che lo hanno accompagnato in questi anni. Il rapper ha parlato di musica, privilegio, e anche di Montanelli.
A cura di Francesco Raiola
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C'è un senso di colpa che in questi ultimi anni ha caratterizzato la vita e le parole di Fedez. Da giovane rivoluzionario contro il Potere a Potere. Una discrepanza con cui, comunque, col tempo ha fatto pace, usando quel privilegio guadagnato nel tempo per fare battaglie sociali utili assieme alla moglie Chiara Ferragni. Musicalmente, invece, Fedez fa i conti col passato più rap ma, spiega, con un percorso che in qualche modo è sempre nuovo. Dopo poco più di un anno di stop – aveva spiegato di volersi dedicare ad altri progetti – il rapper milanese è tornato con due singoli, "Problemi con tutti (Giuda)" e "Bimbi per strada (Children)", e un featuring con CARA in "Le feste di Pablo", preludio non a un album ma a un percorso che se ne frega un po' delle convenzioni discografiche. Convenzioni che suggerirebbero di non pubblicare tre singoli (ce n'è uno in uscita nei prossimi giorni) in così breve tempo come avvenuto nelle scorse settimane: "Il grande privilegio che vivo è di non dover per forza ottenere dei risultati discografici" spiega in un'intervista in cui tocca vari temi, dal rap, al Potere, passando per la statua di Montanelli.

Avevi detto di volerti prendere un po’ di tempo da dedicare ad altri progetti, alla fine è passato poco più di un anno da quella dichiarazione e dall’uscita dell’album. Insomma, il tempo che solitamente si impiega per tornare. Hai già finito i progetti o non riuscivi a stare lontano dalla musica?

Ho parlato con Linus l'altro giorno e gli ho proprio detto che non mi pareva di essere stato fermo tantissimo, però in effetti per età anagrafica sarei dovuto uscire ogni sei mesi, secondo me è stata solo una pausa fisiologica.

Abbiamo notato in molti una sorta di ritorno alle origini, a un amore più proprio per il rap, è una cosa voluta o capitata?

Non è una cosa studiata, c'è sicuramente un ritorno alla centralità del testo, però come sonorità, mondo, processo creativo è tutto nuovo, diverso rispetto a qualsiasi periodo della mia vita. Ho sempre vissuto la musica in fasi, e questa è una fase completamente diversa. Oddio, parlare di fasi proprio oggi…

Parlavi anche della scrittura, notavo un po' di lavoro sul testo, anche quel "giochi di potè", con il troncamento sdoganato da gente come Quentin e…

Beh, però io ho riferimenti diversi…

Sì, ovviamente volevo arrivare a come il rap sia un linguaggio in continuo movimento per quanto riguarda la lingua…

Ti faccio un esempio, quella mia rima è più un celebrare un altro artista, a cui l'ho sentito fare per la prima volta, ovvero Dargen D'Amico che è una persona che umanamente mi ha aiutato tantissimo. Se senti "La cassa spinge", fa proprio quelle rime lì.

Torniamo alla domanda: in che modo stai lavorando sul linguaggio?

Sai che non c'è uno studio così ponderato e scientifico!

E come nasce?

C'è un approccio nuovo alla musica, ho vissuto tanti periodi della mia vita in cui avevo esigenze diverse e oggi ho l'esigenza di dire alcune cose. Forse prima venivo da un periodo in cui cercavo di dire delle cose con la canzone giusta al momento giusto, cosa che ad oggi non reputo un disvalore, non riesco a vedere il mio approcciare prima la musica come sbagliato, solo che ora ho un modo diverso di pormi, un modo di farlo sbattendomene un po' di tutte le logiche che circondano la discografia, perché ho bisogno di altro.

Ed è il motivo per cui sei uscito con due singoli a distanza di pochissimo tempo?

Sì, sono uscito a schiaffo, senza pensare di dover aspettare troppo, infatti uscirà un altro brano a brevissimo…

Sei al punto in cui te lo puoi permettere, insomma.

Il grande privilegio che vivo è di non dover per forza ottenere dei risultati discografici e quindi posso benissimo permettermi delle cose che fino a poco tempo fa non mi erano permesse, quando la musica era il mio lavoro primario.

Questa cosa mi porta alla discussione che fai spesso sul privilegio. Come gestisci il Fedez rivoluzionario, sociale, che parla della Diaz, al Potere che tu stesso rappresenti, in qualche modo?

La mia vena sociale, il mio interesse rispetto alla cosa pubblica e le dinamiche politiche che mi piacciono fin da quando sono piccolo. Da ragazzo ho frequentato collettivi di contestazione, sono appassionato di Politica attuale, ma anche di storia politica, mi interessano le dinamiche politiche, un interesse che non vedo molto in giro. Poi c'è stato un periodo in cui la mia musica, forse perché arrivava nel posto giusto al momento giusto, ha creato un certo tipo di interesse. Non riesco a ripetere i miei pensieri, e quello che dicevo in "Penisola che non c'è" erano i pensieri di un ragazzo poco più che diciottenne, oggi sono pensieri un po' più complessi e contrastanti tra loro. Creando il mio podcast Muschio Selvaggio sono riuscito ad avere un altro luogo in cui poter esprimere quelle idee, in modo più articolato rispetto alle canzoni. Però è inevitabile che quella cosa rimanga.

Esiste un contrasto però tra questa vena sociale e l'essere diventato il Potere che volevi abbattere: hai fatto pace con questa cosa?

Ci ho fatto pace perché ho scoperto che la condizione di privilegio che mi sono ritagliato è sicuramente anche una colpa con cui devo convivere, ma può essere anche una risorsa per portare avanti delle battaglie, può essere una risorsa risolutiva nei confronti di alcune questioni. Ad oggi il mio litigare con delle personalità pubbliche, para pubbliche, istituzionali, potrebbe essere una risorsa per portare a una soluzione… Portare alla luce determinate cose, vedi con il Codacons, mi riporta sempre a delle ripercussioni che però riesco anche ad affrontare con un po' più di spensieratezza ma non meno scocciature.

Però torniamo al punto di partenza, cioè ora puoi farlo più facilmente anche per il Potere conquistato, no?

Beh, lo faccio oggi che dodici cause me le posso permettere, ma lo facevamo anche ieri che le dodici cause non me le potevo permettere, quindi nella mia incoerenza in questo aspetto sono rimasto abbastanza coerente, semplicemente l'affronto in maniera diversa. Quando usci Pop-Hoolista mi fecero interrogazioni parlamentari per vilipendio, un'altra l'hanno proposta per Expo, ho vissuto cose che sarebbe da scriverci un libro, che non scriverò. A un certo punto ho sentito una pressione che mi ha portato ad aver paura e a frenarmi un attimo, perché a un certo punto chiunque fosse l'interlocutore ci andavo dritto, ma non portava a niente se non a grandi cause.

Senti, a tutto questo si aggiungeva anche una sorta di battaglia contro una parte della scena che ti vedeva andartene da un'altra parte.

Beh, ma non è che me ne stavo andando, io non sono mai stato quella cosa lì, non ho mai avuto quello spirito di appartenenza per cui dovevo rendere conto a qualcuno. Ho sempre fatto delle cose che portavano al pop, quando suonavo al Leoncavallo e suonavo "Ti vorrei dire" era una canzone pop. Poi, per fortuna o per sfortuna, il contesto vale sempre più del concetto: "Ti vorrei dire" fatta al Leoncavallo ti fa un nuovo rivoluzionario, se la fai ad Amici sembri un cantante pop.

Senti, i Bimbi per strada hanno a che fare con i giovani e le loro battaglie?

Guarda, sembra un aneddoto à la Paolo Brosio, ma è così: durante la quarantena mi è capitato tre volte di sognare di vivere in una Milano autogestita dai bambini. La cosa che più mi stupiva è che il tutto funzionasse in maniera perfetta: credo che questo sogno arrivasse un po' dalla narrazione costruita durante la quarantena, ovvero che i bambini non siano stati parte in causa di questa pandemia e il fatto che non fossero presi in considerazione dal virus, che in qualche modo fossero esentati, questa penso mi abbia colpito. Mi sembrava una buona metafora per descrivere un periodo che sicuramente ci segnerà, le ripercussioni le sentiremo il prossimo anno, è un periodo storico che ricorderemo e ricorderanno i nostri figli e i figli dei figli, quindi mi sembrava una chiave metaforica giusta per descrivere un periodo senza dover per forza fare riferimenti espliciti, che avrebbero appesantito ulteriormente quello che stiamo vivendo.

Sei partito con i primi singoli senza feat, volevo capire se dobbiamo aspettarci qualcosa per il futuro, non c'è un album, ma?

No, non c'è. Ci sono due motivi per fare il feat altisonante: o perché conosci l'artista o perché vuoi l'unione fa la forza e aiuta sullo streaming. Siccome ho l'esigenza di esprimermi personalmente non credo che a stretto giro ci saranno collaborazioni altisonanti, però uscirà un brano a breve, che è un'exploit, un divertissement, con un artista italiano che stimo tantissimo, ma non è un nome da streaming: abbiamo preso un'altra hit super attuale e l'abbiamo distrutta completamente, rendendola un brano impassabile dalle radio, per cui mi prenderò qualche querelina, spero di no, non credo sia passibile di querela ma qualcosa succederà… Abbiamo preso una hit estiva attuale e l'abbiamo distrutta…

Poi dici che non te le vai cercando…

Però quel brano lì è proprio Fedez, "Penisola che non c'è", ma con il Federico di 30 anni.

Ci saranno riferimenti all'attualità?

Sì, sì.

E di quello che sta succedendo che ne pensi? Statue sì o statue no?

Guarda mi sto interrogando tanto, tra l'altro stavo leggendo ieri tutta la vicenda, della rivendicazione di un gruppo che non conosco. Mi sono stupito perché quando abbiamo portato Feltri al podcast, credo di essere stato l'unico a chiedergli cosa ne pensasse di Montanelli e quella vicenda lì della bambina. Nel podcast non c'è mai volontà di dare un giudizio, volevo riportare alla mente un evento che era dimenticato, perché fino a ieri non ho mai avuto questa percezione che i giovani fossero consapevoli che Montanelli era sicuramente una grande penna ma che aveva compiuto un atto indicibile e lo raccontava con una leggerezza che a me ha sempre stupito. Quindi chiesi a Feltri quali furono le reazioni al tempo, mi sono stupito di come Montanelli sia riuscito a passare con leggerezza nonostante un'asserzione di questo tipo e la risposta di Feltri fu quasi di giustificazione (qui da 27.22 https://www.youtube.com/watch?v=Yei5Df-mBl8). Rimasi stupito, non sta a me giudicare l'evento, però se devo analizzare da esterno, senza dare giudizi, sto notando – non ho idea se siano strascichi dei residui di protesta nati da quello che per osmosi è arrivato dall'America – il fatto che i giovani si stiano interrogando su alcune figure sicuramente è interessante perché fino a ieri sembrava che questo tipo di discorsi fossero totalmente noiosi per le nuove generazioni. Motivo per il quale anche la musica ha soprattutto tematiche leggere, quindi sono curioso di vedere come impatterà su tutte le nuove generazioni questo tipo di attenzioni.

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