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Da Rondo a Rhove, il rap si sta riprendendo le strade, i quartieri e l’identità nei video ufficiali

Negli ultimi sei anni, la scena rap italiana si sta riprendendo, attraverso i video ufficiali, le strade e i quartieri: da San Siro a Rozzano, da Roma a Napoli.
A cura di Vincenzo Nasto
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Rhove 2022, foto del set "LAPROVINCE #2"
Rhove 2022, foto del set "LAPROVINCE #2"

Il quartiere e la strada, la solitudine dell'artista nella sua esibizione che viene contornata da un contesto, da un immaginario che lo rappresenta. La scena rap italiana sta rimettendo al centro della narrazione il racconto del proprio quartiere, delle proprie abitudini, delle proprie particolarità. Un fenomeno ondivago, che negli ultimi anni ci aveva regalato perle come il remix di "Thoiry" di Quentin40 con Achille Lauro e Gemitaiz, tra le strade di Roma. Ma gli ultimi tre anni stanno riscrivendo la geografia del rap italiano, ponendo determinati città e quartieri ben definiti, che adesso riescono a rappresentare anche l'Italia in Europa. È il destino di San Siro, con i suoi Rondodasosa, Neima Ezza, Simba La Rue e Vale Pain, ma anche di Rozzano con Paky. Senza dimenticare Roma con la 126, Genova con la Drilliguria e Napoli con la sua area Nord. Tutte queste immagini, tutti questi luoghi, diventano il teatro di raduni di massa da parte di fan, appassionati del genere, ma soprattutto abitanti che riconoscono nella vicinanza all'artista e nel senso di rappresentazione, un forte motivo d'identità. E allora non sorprendono le migliaia di persone in piazza nei video ufficiali dei rapper sopracitati, un fenomeno culturale che sempre di più si allontana dal solo concetto musicale, ma che diventa anche un aspetto di rappresentazione culturale da leggere.

Come affermato nel biopic di Claudio Cabona sulla "Nuova scuola genovese", non esistono artisti di una città, ma una città che riesce a essere rappresentata dal racconto degli stessi artisti. E il racconto della periferia e della provincia sta diventando sempre di più un obbiettivo per i rapper, che raccolgono migliaia di persone del luogo, come sorta di rappresentazione del vissuto, ma anche come partecipazione al successo dello stesso artista. Solo negli ultimi mesi abbiamo potuto assistere all'esplosione di Rhove, il rapper di Rho, che nei suoi video, da "Shakerando", all'ultimo uscito "LAPROVINCE #2" raccoglie migliaia di ragazzi nei proprio video, che invadono parte della città. Tra le bandiere della Tunisia, che rappresentano anche l'aspetto multiculturale nell'evoluzione del rap italiano, e coreografie che evidenziano anche l'aspetto estetico dei video, Rhove ha disegnato un immaginario in grado di colpire, anche per aver portato sugli schermi l'invasione di una parte della provincia, lontana dai riflettori di Milano.

Qualcosa che negli ultimi due anni è riuscita perfettamente alla Seven 7oo, la scena del quartiere periferico di San Siro, che si è imposta nella discografia italiana, con uno sguardo agli UK e agli USA. Basti pensare a uno dei primi video diventati virali, ovvero "Face To Face (Exposing Me RMX)", ma anche "Louboutin" con Vale Pain. Gli elementi identificativi dei due video ufficiali sono la "scorta" del giovane rapper milanese, che lo aiuta a "invadere" luoghi abbandonati della periferia milanese, ma anche l'abbigliamento utilizzato in queste scorribande tra le città, come l'utilizzo del blu, un richiamo ai colori delle gang americane "Bloods" e "Crips". Più volte nei video dei protagonisti della Seven 7oo, ci sono riprese amatoriali in cui le migliaia di persone che partecipano al video vengono avvicinate dalla polizia, con l'intento di sgomberare la zona. La potenza dei video del collettivo si evince proprio dal potere di riuscire a riunire così tante persone in un video ufficiale, inondando la periferia di Milano, a scapito anche della logistica della città, e anche contro il potere delle forze dell'ordine, numericamente inferiori.

Ma l'invasione delle città non rappresenta per forza un movimento eversivo, anche se può essere letto così nella sua riproduzione grafica. Dall'altra parte di Milano, esattamente tra Rozzano e Corsico, si scrivono altre due giovani storie del rap italiano, come Paky e Shiva. Soprattutto negli anni precedenti, video come "Rozzi", "Fendi Belt", "Tuta Black", hanno lasciato nell'immaginario comune un'idea dei due luoghi, contraddistinti anche dalla ripresa dall'alto e dalle centinaia di persone in strada, per lo più giovani e famiglie. Perché è anche questo il segreto di un banger come "Rozzi" di Paky, uscito ormai tre anni fa: il video rappresenta i luoghi più importanti del quartiere, la torre e la piazza, ma soprattutto l'immaginario familiare del luogo. Una periferia diventata casa per migliaia di persone emigrate dal sud Italia, ma anche italiani di seconda generazione. Un quartiere in difficoltà che viene rappresentato dalla forza delle parole di Paky, ma anche dalle immagini dello stesso che si raccoglie attorno all'artista, lasciando trasparire il senso di unità tra le strade. Graficamente non esiste un'immagine più forte per rappresentare la forza e allo stesso tempo il disagio del quartiere.

Scendendo tra Liguria e Lazio è impossibile non parlare di tre video: "Wildbandana" di Izi, ma anche "Stay Away" del producer Skinny con Ketama126, Franco126 e SideBaby, senza dimenticare il remix di "Thoiry" di Quentin40 con Achille Lauro e Gemitaiz, tra le strade di Roma. Se nel primo l'invasione della città diventa una ripresa dall'alto attraverso i protagonisti, "Stay Away" rappresenta perfettamente quello spirito romano di condivisione degli spazi che il collettivo 126, e in minima parte la DPG, ha voluto raccontare. La traccia "Stay Away", prodotta da Night Skinny e contenuta nell'album "Mattoni", prende i 126 scalini della Scalea del Tamburino, diventata iconica attraverso il collettivo rap romano, e li trasforma in un luogo di ritrovo e residenza, in un'occupazione pacifica del luogo, diventata sito di aggregazione. Ancora una volta una rappresentazione fedele di ciò che viene raccontato, nei luoghi che l'hanno determinato, con il pubblico che riesce a esser parte e ascoltatore della stessa narrazione musicale.

Scendendo in Campania, è impossibile non pensare alla figura di Enzo Dong, che più volte ha raccolto il pubblico di Secondigliano nei propri video. Non solo un esercizio di stile grafico, ma la voglia di inondare quel luogo di musica e di un racconto della periferia abbandonata della città di Napoli. Brani come "Che guard a' fa", ma anche "Ciro" e "Aldilà" con la Dark Polo Gang, sono diventati video iconici soprattutto per quanto siano riusciti a smuovere i quartieri nella realizzazione del cortometraggio. Un retaggio della classe 2016 che ha riportato il senso di identità nei video dei rapper italiani, come è stato anche per "Siciliano" del giovane catanese Skinny e "Pi tutti i carusi #9" de L'Elfo. La strada, il quartiere e l'identità: attorno a questi tre concetti nasce la nuova narrazione del rap italiano, soprattutto attraverso le immagini dei video ufficiali.

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