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“Credo a ogni parola del documentario”, contro Michael Jackson anche il suo video producer

“Credo a ogni parola, è un lavoro brillante” ha detto il regista austriaco Rudi Dolezal del documentario “Leaving Neverland” in cui riemergono le accuse di pedofilia e abusi contro Michael Jackson. Il video producer aveva lavorato per molti anni con il cantante, fin dalle riprese del tour di “Dangerous”.
A cura di Redazione Music
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Michael Jackson (Getty Images)
Michael Jackson (Getty Images)

Rudi Dolezal è un video producer e regista che negli anni ha lavorato con alcune delle più grandi star della musica mondiale tra cui Freddy Mercury e Michael Jackson, la cui immagine è nell'occhio del ciclone a causa del documentario "Leaving Neverland" in cui tornano d'attualità le accuse di pedofilia e abusi che negli anni hanno inseguito il Re del Pop e da cui è stato assolto in Tribunale.Nonostante la causa legale, però, non sono mai scomparsi i dubbi attorno al rapporto tra il cantante e alcuni bambini che adesso, adulti, stanno ricordando proprio quelli che all'epoca e anche col tempo non avevano vissuto come abusi (due dei maggiori accusatori avevano testimoniato a favore del cantante durante il processo).

Le accuse del documentario

In queste settimane, quindi, molti tra fan e colleghi hanno preso posizione con varie ripercussioni. In un'intervista a Page Six è intervenuto anche Rudi Dolezal, regista di migliaia tra video musicali, documentari e film concerti, che per anni è stato vicino al cantante a partire dal tour di "Dangerous" del 1992, quando per la prima volta incontrò il cantante: "Credo a ogni parola, è un lavoro brillante" ha detto il regista austriaco del documentario del britannico Dan Reed aggiungendo che capisce anche perché in molti hanno difficoltà a farlo: "nessuno avrebbe fermato Michael, è sempre difficile pensare che un'icona sia un truffatore" ("It’s hard to believe an icon is a con" in originale).

L'infanzia difficile di Michael Jackson

Dolezal ha anche parlato dell'infanzia difficile del cantante soprattutto a causa del padre Joe che lo metteva, quando aveva 4 anni, su un piano cottura bollente per allenare i suoi passi, come spiegava l'uomo: "Il modo in cui lo diceva non era con rimorso. Mi dispiace molto per Michael". Il regista parla anche del fatto che gli fu permesso solo di filmare il cantante durante le esibizioni perché quando era a casa era praticamente senza naso, gli spiegarono, perché a causa della cartilagine tolta il naso era collassato: "Aveva bisogno di un naso di plastica che aveva bisogno di ore per essere fissato".

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