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Blanco presenta Innamorato: “Che mito Mina! Non l’ho incontrata, ma a lei è piaciuta la mia rabbia”

Si chiama Innamorato il nuovo album di Blanco con il feat di Mina. Il cantautore lo ha raccontato a Fanpage.
A cura di Francesco Raiola
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Blanco e Michelangelo in centro a Napoli
Blanco e Michelangelo in centro a Napoli

Mentre in una saletta di un albergo del lungomare di Napoli guardiamo il video hitchcockiano di "Un briciolo di allegria", la canzone di Blanco con Mina, il cantautore arriva canticchiando proprio quella canzone, una delle più attese del suo nuovo album "Innamorato", l'album di transizione, come lo definisce lui stesso, di uno dei talenti più grezzi della musica italiana di questi ultimi anni. Talento grezzo anche nelle risposte, lontane da quelle spesso stereotipate di alcuni colleghi: buon per noi, meno per gli uffici stampa. Questa, però, è senza dubbio una delle virtù di Blanco, che senza troppi filtri regala un po' di spontaneità a chi gli sta davanti. Una risposta, se si vuole, anche a chi ha pensato che quanto successo pochi mesi fa al Festival di Sanremo potesse essere stato creato ad arte. "Innamorato" è un album in cui ritroviamo alcune delle caratteristiche di Blanco, quella sua attitudine punk, soprattutto nel canto, mentre a livello musicale è chiaro cosa intenda Blanco quando parla di transizione, come se fosse alla ricerca di una strada nuova, e questa strada fosse in costruzione. Ci sono riferimenti alla melodia italiana, ma sempre rimasticata e risputata a modo suo, così come ci sono momenti jungle, con testi che riescono a essere introspettivi ma senza cadere nel didascalico, guardandoli sempre di lato, cosa che riesce un po' meno quando li usa per spiegare – didascalicamente – alcune controversie, come succede in "Giulia". Nel complesso, però, Blanco resta uno dei talenti della musica italiana, il pezzo con Mina ne conferma la personalità, e quest'album è un passaggio importante verso quello della maturità che, per fortuna, deve ancora arrivare.

Partiamo da La mia famiglia, hai avuto bisogno di rifugiarti nella famiglia dopo il successo?

Ne ho sempre bisogno, nel pezzo dico continuamente "Mi fido di te e la mia famiglia" anche se questo "Mi fido di te" non è rivolto a una persona, ma a un errore, anche se è una cosa che deve capire chi ascolta.

Nei tuoi testi solitamente c'è molta autoaffermazione, invece questo disco è disseminato di problematiche che sembrano essere aumentate anche dopo il successo. Come mai hai deciso di raccontare questo lato oscuro del successo?

Perché a me piacciono le cose semplici, soffro del fatto che mi viene difficile farle. Quando sono andato in Bolivia per il documentario ero gasato perché facevo cose normali, tipo andare in giro nei mercatini, e non poterlo sempre fare mi fa soffrire. Poi, ovviamente, mi piace comunque quello che faccio e ringrazio tutti, ma ho imparato che i soldi ti levano i vizi ma non portano la felicità.

Lo sapevi già o l'hai scoperto?

L'ho scoperto, non lo sapevo.

Quali altre cose normali hai fatto in Bolivia?

Abbiamo fatto tante cose che mi hanno ricordato come vivevo prima, un po più punk, quando ti abitui a stare nella tua bolla dopo il successo, capita che ti stacchi un po' dalla realtà. Quando sono andato fuori mi sono riconnesso con la realtà e capisci che questa è la vita vera, non la bolla.

A proposito di cose semplici, ci racconti il tuo incontro con Mina? Hai approfondito il suo vasto catalogo nel frattempo?

La conoscevo già bene, per me lei è un idolo, se non la conoscessi artisticamente non ci avrei mai collaborato, in generale collaboro solo con persone per cui sento qualcosa di forte. Ovviamente lei è un caso a parte, è la regina della musica italiana. Questa cosa è nata mentre eravamo in Universal, avevo questo brano che tra l'altro non mi piaceva tanto, mentre quelli del mio staff dicevano che era figo, e solitamente le cose che piacciono a loro sono quelle che vanno a differenza delle cose che piacciono a me. A quel punto ho pensato a una collaborazione per darle un po' di sapore, così ho sparato Mina e mi hanno mandato tutti a quel paese, tranne Paolo Zanotti (A&R Manager di Island Records, ndr) che le ha mandato una mail e lei l'ha fatto davvero.

Quindi non nasce quando Massimiliano Pani ti ha portato i complimenti della madre per la canzone a Sanremo?

No, le abbiamo mandato questa mail, poi siamo andati in studio a Lugano e il nipote mi ha raccontato che lei è sempre sul pezzo, conosce tante cose perché lui le gira le canzoni su Whatsapp e le che aveva anche girato un mio video vecchio in cui cantavo Notti in bianco in versione acustica. A lei piacque la rabbia, così quando si è presentata l'occasione è stato figo.

Non vi siete mai incrociati?

No, non l'ho mai vista, ma per quanto sembri assurdo sono più contento perché il rischio, quando conosci i tuoi idoli, è che un po' ti caschino, perché capisci che sono persone normali, invece lei non l'ho mai vista, quindi per me resta una persona che non esiste.

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Quando hai saputo che aveva accettato?

Non era ancora sicuro che lo facesse, le avevamo mandato le tracce e ricordo che ero in un hotel a Milano, stavo andando in bagno e Zanotti ha scritto nel nostro gruppo "Raga, ecco" mandando il brano e mi sono bloccato, non ci credevo, continuavo a girare nell'hotel. Anche Michelangelo, che l'ha prodotta, non ci credeva, pensava fosse una sosia.

I vocalizzi finali sono stata una sua improvvisazione oppure era tutto scritto?

Noi lo abbiamo scritto interamente, poi glielo abbiamo mandato e lei ha registrato le sue parti. La cosa assurda per me è che è stata perfetta, io non arriverò mai a quell'età così.

Come cambia quest'album rispetto a Blu Celeste?

Secondo me questo disco, rispetto a Blu celeste, è più maturo a livello di scrittura, però quello per me è un punto fermo, mentre questo è più un disco di transizione. Blu celeste è un punto fermo della mia vita mentre Innamorato è qualcosa che mi porta a un altro punto fermo che non so ancora quale sia. Io amo le scelte impulsive, sono quelle più fighe, errori compresi.

Perché lo consideri un disco di transizione?

È quello che volevo fare uscire adesso, ma so che alcune delle cose tra tre anni non mi rispecchieranno più. In Blu celeste, per esempio, ci sono delle cose che mi rappresenteranno per sempre.

In Anima tormentata sei combattuto tra la pancia e la testa. A Sanremo hai agito molto di pancia, che riflessioni hai fatto riguardo a ciò che è accaduto?

Già durante le prove avevo segnalato questo problema con la cuffia e mi era stato detto che sarebbe stato risolto direttamente la sera, nonostante avessimo anche fatto tre prove. Dopo aver cantato Brividi pensavo fosse stato risolto, anche se già lì, all'inizio, sentivo qualcosa di strano in cuffia. Quando sono tornato ed è partita L'isola delle Rose ho sentito che c'era qualcosa di strano, ho tolto la cuffia, ho segnalato il problema, l'ho rimessa, ho detto che non sentivo la voce e mi hanno detto di andare avanti, cosa che loro non hanno detto. Quello che non si spiega, però, è che loro ti dicono che basta che alzi le mani e si rifà, ma non è vero perché ci sono dei tempi televisivi da rispettare.

E senza in-ear era impossibile continuare?

Certo, perché lì non ci sono gli speaker direzionati verso il palco, senti il rimbombo che torna indietro, quindi quando togli le cuffie senti le tue parole ma in ritardo di due secondi, quindi o vai fuori tempo o non senti. A quel punto mi sono incazzato, anche se dovevo fare già quel tipo di esibizione, dovevo spaccare la rose – una parte delle quali era finta -, anche se non così, poi la situazione è scivolata di mano.

Come mai non hai inserito Sbagli nell'album?

Perché l'ho scritta più per chiedere scusa alle persone che si sono offese, però la verità è che in tv non puoi essere te stesso. Mi è stato detto che ho creato dei danni morali a delle persone ma non ho ucciso nessuno, ho rotto solo delle rose. La cosa brutta, comunque, non è neanche stata quella delle rose, ma che molti – a parte Amadeus che è stato buono – hanno giocato su questa cosa pensando soprattutto a buttare merda su un ragazzo di vent'anni per fare hype, mangiandoci su questa cosa.

In Anima tormentata dici "Chi lo sa se è quello che volevo, sono pieno di forse, sono pieno di se". Una volta arrivato al successo ti sei posto delle domande su quello che volevi?

Più che altro penso che se avessi voluto far successo senza le rotture di coglioni, sarebbe stato incredibile.

Quali sono state le rotture più grandi?

Sono piccole cose, in realtà, e capisco che una persona dal di fuori non riesca a capirlo. Basti pensare a Sanremo: molti non sanno che prima di andare al festival ti prepari un botto, fai le prove etc, invece la gente pensa che vai lì, canti tre minuti e via. La rottura di coglioni per me è dover spiegare tutte queste cose, proprio io che non mi esprimo molto, anche perché non me ne frega un caz*o, io voglio vivermi la vita e basta, amo fare le piccole cose che spesso non riesci a fare.

Tipo?

Per esempio preferisco che mentre passeggio qualche fan mi fermi, parliamo due minuti e ci beviamo qualcosa, non come oggi che ti fanno i video e se dici una parola sbagliata esce quella parola sbagliata, e cose del genere.

In Giulia, canzone sulla tua ex, dici "ma che casino hai fatto" o "ma che casino ho fatto"? 

Dico "Ma che casino hai fatto". Quando ci siamo lasciati tanti giornali l'hanno chiamata per intervistarla, ma alcuni vostri colleghi sono dei figli di put*ana.

Cos'è, il momento Morgan di Blanco?

Ma no, non parlo di tutti, solo che alcuni le hanno messo parole in bocca che non erano vere e mi sono tornate contro. Anche lei ha confermato di non averle dette, però magari tu dici una cosa e loro la intendono come un'altra.

Lei sapeva della canzone?

No, e non l'ha ancora sentita. Ovviamente non è una lettera d'amore, è semplicemente il racconto di una parte del mio passato.

All'inizio del disco, parlando di Dio, dici che non sai nemmeno se esiste. Che rapporto hai con la fede?

Non lo so, ho una fede mia, credo in qualcosa di superiore ma non mi reputo cristiano, credo che ci sia qualcosa di superiore ma non credo proprio in dio.

Hai sempre rivendicato il fatto che urli piuttosto che cantare, col tempo è cambiato qualcosa, hai studiato?

No, anche perché al mondo ci saranno 200 mila persone che cantano meglio di me, però la differenza la fa come interpreti le cose. Io vedo tantissima gente brava cantare, ma non riesce a fare quel salto, perché puoi avere la voce più bella del mondo ma se non trasmetti niente e le parole che scrivi non le senti, non le interpreti, rimani solo una persona che ha una bella voce.

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Quali produzioni ti senti più addosso? Quelle jungle? Le ballad?

Mah, io ascolto di tutto, mi piace molto il reggaeton, per dire, anche se non faccio reggaeton, poi penso che tutto sia un'evoluzione, è ovvio che pian piano devi cambiare, forse tra un anno non farò più le cose che ho fatto adesso, anzi, lo spero.

In Lacrime di piombo affronti il tema della paura, del dolore, come facevi anche in Blu Celeste: è un punto di collegamento tra i due album?

È più un trip, avevo immaginato di essere abbandonato da una persona che amo, anche se solitamente sono più io quello che ha abbandonato. Non riesco a stare solo, ho paura della solitudine, quando resto solo scrivo, ma in generale ho bisogno di avere qualcuno con cui parlare, con cui condividere dei momenti.

Per quanto riguarda gli stadi cosa puoi dirci, ci state lavorando?

No, non molto, per adesso penso al disco.

Interviene la manager: In realtà gli spunti tu ce li mandi…

Infatti nella nota stampa dici che state già lavorando?

Sì, intendo che il team sta già lavorando da mesi, ma io non sto facendo ancora le prove, non stiamo provando le coreografie etc.

Quanto sei disposto a pagare per il successo?

Io voglio portare la mia musica a quante più persone possibile, ma non vorrei neanche che questa cosa mi portasse a non essere felice. Se mi dicessero scegli la musica a tutte le persone del mondo senza essere felice o la felicità, ti direi che vorrei essere felice, tutta la vita.

Quando sei arrivato hai trovato terreno fertile, portando una novità. Quanti compromessi hai dovuto trovare col mercato in cui ti muovi?

Nessuno, anche in Universal sanno che se non voglio fare una cosa non la faccio. Ho detto no a collaborazioni e altre cose, ma qui in Italia dobbiamo ancora arrivare a capire che se fai una cosa un po' diversa non viene capita perché ci sono degli standard per fare delle hit, tipo il ritornello aperto che cantano tutti, il bridge per emozionarti etc, così se fai una cosa diversa non viene capita.

E questa cosa ti frena? Ti porta a non fare delle cose?

Su alcune cose mi fermo, ma non perché penso che non venga capita, anche perché ci sono pezzi nell'album che non verranno capiti, tipo "La mia famiglia" che non è un pezzo streaming che passerà alla radio, ma sentivo di fare. Solo alcune cose non le faccio perché penso sia troppo presto, su alcune cose devi arrivarci anche con credibilità, non è che oggi faccio un disco rock e domani ne faccio uno reggaeton, perché rischi di non essere credibile.

NB: Quest'intervista è il risultato di una stretta round table. Le risposte di Blanco sono state editate per una maggiore fruibilità.

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