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Andrea Parodi: indimenticato, a dieci anni dalla scomparsa

Da dieci anni Andrea Parodi non è più fisicamente tra noi, ma la sua eredità artistica e umana è, per fortuna, sempre presente. Questo è il nostro contributo, piccolo ma sentito, affinché lo sia ancora di più.
A cura di Federico Guglielmi
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Andrea Parodi (LaPresse)
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Un decennio esatto fa, il 17 ottobre 2006, Andrea Parodi perdeva la sua guerra contro il solito, dannato tumore. La dignità e la forza con le quali aveva vissuto le fasi della malattia, senza mai tradire quella musica che aveva amato da subito e sposato professionalmente già nei ’70, non potevano purtroppo bastare per sconfiggere il nemico annidatosi in lui; a cinquantun’anni compiuti da poco, una delle voci più belle e originali del panorama italiano – rock? folk? pop?: teniamoci stretti, e facciamo tutti e tre – era obbligata a spegnersi. Nemmeno un mese prima, il 22 settembre, aveva tenuto il suo ultimo concerto, assieme a tanti amici giunti all’Anfiteatro Romano di Cagliari per suonare con lui, per ascoltarlo, per salutarlo. Sono su YouTube, le riprese di quella calda serata dove la gioia riuscì a non soccombere all’angoscia, e a (ri)guardarle oggi si rimane toccati nel profondo. Non solo per l’aspetto del protagonista, più magro che mai e senza la lunga e fluente chioma che lo aveva per anni caratterizzato; non solo per la voce comprensibilmente affaticata ma comunque splendida; non solo per la sensazione di disagio trasmessa dalla consapevolezza di quello che a breve sarebbe accaduto, ma anche (e soprattutto) per l’atteggiamento tenuto sul palco da Andrea, per i suoi discorsi sereni e autoironici. Senza nulla voler togliere al resto della scaletta, il momento più destabilizzante, nel senso migliore del termine, è la rilettura in coppia con Elena Ledda di “Gracias a la vida” della cantautrice cilena Violeta Parra, introdotta con parole di autentico amore: un inno alla vita e ai suoi doni che può sembrare paradossale in bocca a un uomo conscio di essere vicino al congedo, ma che proprio per questo assume un valore speciale. Come per la “What A Wonderful World” e “Don’t Worry About Me” che Joey Ramone registrò nel 2001 per quello che sarebbe stato il suo primo postumo, come per la “Knocking On Heaven’s Door” e la “Keep Me In Your Heart” che nel 2003 Warren Zevon inserì in “The Wind”, la sua prova di addio. Andarsene non fa piacere a (quasi) nessuno, specie in età ancor giovane e sapendo di avere ancora molto da dire e dare, ma piuttosto che arrendersi al dolore e alla rabbia sarebbe più giusto celebrare ciò di cui si ha avuto la fortuna di godere. Non tutti ne sono in grado, non tutti ce la fanno.

“Gracias a la vida”, esattamente quella del 22 settembre di dieci anni fa, chiude “Rosa Resolza”, il CD edito nel 2007 e cointestato ad Andrea Parodi ed Elena Ledda, vincitore della Targa Tenco nella categoria “dialetto” e del Premio Città di Loano. Un sodalizio naturale, quello tra l’artista di Porto Torres e la sua collega di Selargius, che rende il suo frutto – concepito e realizzato durante lo svolgersi del dramma – un vero testamento spirituale, oltre che un omaggio alla magnifica terra di Sardegna; benché sia in coppia, è forse l’ideale chiave d’accesso al ricco mondo di Parodi, documentato da una discografia frastagliata e spesso di disagevole reperibilità. Ci sono i lavori a suo nome, tra i quali vanno menzionati almeno l’esordio “Abacada” (2002) e quel “Midsummer Night In Sardinia” frutto della stretta collaborazione con il chitarrista americano Al Di Meola. C’è il 33 giri approntato nel 1982 con Il Coro degli Angeli, raccolta di cover di Mogol/Battisti – per la quale lo stesso Lucio si complimentò – prodotta da Gianni Morandi, che la band aveva seguito per parecchio tempo, sia su disco, sia dal vivo in Italia e all’estero. Ci sono, infine, quattro album di studio (e due live) confezionati come frontman dei Tazenda, che tra il 1988 e il 1995 – con un’appendice solo concertistica nel 2005 – ottennero un buon successo grazie a un sound tra rock, folk e pop accoppiato a testi per lo più in logudorese marchiati dalla sua poliedrica, incredibile voce. Un progetto atipico, quello del trio, che sarebbe forse stato ancor più significativo – ma meno fortunato – senza certe levigatezze di arrangiamento che costituivano forse il prezzo da pagare per la permanenza nel giro major; nel repertorio abbonda comunque il materiale di pregio, così come nella memoria collettiva restano le due partecipazioni al Festival di Sanremo – nel 1991 con “Spunta la luna dal monte”, assieme a Pierangelo Bertoli, e l’anno dopo con “Pitzinnos in sa gherra”, il cui testo è cofirmato da Fabrizio De André – e brani come “Preghiera semplice” o “Il popolo rock”.

Oggi la figura e le opere di Andrea Parodi sono mantenute vive dall’impegno della Fondazione a lui intestata, attiva dal 2009 per volontà della moglie del musicista, Valentina Casalena. Ad essa fa capo il Premio con il nome di Andrea, l’unico in Italia specificamente per la world music, che quest’anno si è svolto dal 13 al 15 ottobre, come di norma in quel di Cagliari, e ha avuto come vincitori i Pupi di Surfaro. Sempre in questi giorni è poi uscito “S’istoria”, cofanetto di tre CD che contiene interamente i primi tre album dell’ensemble più alcune incisioni successive, tra le quali l’inedito “Sa oghe” che la formazione attuale – ovvero i cofondatori Gino Marielli e Gigi Camedda e l’innesto più recente, il cantante/chiarrista Nicola Nite – ha dedicato proprio ad Andrea; nel 2008 l’organico precedente, quello con Beppe Dettori al microfono, aveva fatto lo stesso con “Anima nel vento”. Tutto conferma, insomma, che Andrea ha lasciato un segno… ma a confortare ulteriormente è che la sua eredità artistica e umana ha tutto ciò che occorre, si perdoni il ricorso alla retorica, per continuare a farlo.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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