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Anche Ezio Bosso protagonista a Venezia: un film ricorderà il musicista con le sue parole

È stato presentato il programma ufficiale della Mostra di Venezia 2021 che si terrà dall’1 all’11 settembre e che vede candidati cinque film italiani e nella sezione Non fiction un documentario dedicato a Ezio Bosso, il pianista e compositore scomparso lo scorso anno. A lui è dedicato il documentario musicale “Ezio Bosso. Le cose che restano”.
A cura di Redazione Music
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Ezio Bosso (ph Guido Harari)
Ezio Bosso (ph Guido Harari)

È stato presentato il programma ufficiale della Mostra di Venezia 2021 che si terrà dall'1 all'11 settembre e che vede candidati cinque film italiani e nella sezione Non fiction un documentario dedicato a Ezio Bosso, il pianista e compositore scomparso lo scorso anno. A lui è dedicato il documentario musicale "Ezio Bosso. Le cose che restano" girato da Giorgio Verdelli, probabilmente l'autore principale e più noto di documentari musicali nel nostro paese. L'ultimo lavoro del regista e autore era stato "Paolo Conte, Via con me", ma Verdelli aveva lavorato anche al documentario su Pino Daniele, senza contare il lavoro fatto per "Unici", il programma Rai sui protagonisti del mondo dello Spettacolo, che ha portato Verdelli a raccontare artisti come Mina, Vasco Rossi, Francesco Guccini, tra gli altri.

Questa nuova avventura porta il regista a raccontare uno degli artisti che ha segnato maggiormente l'immaginario musicale italiano degli ultimi anni. Un artista che è riuscito a portare l'interesse verso la musica classica anche al grande pubblico, a partire dall'indimenticabile esibizione sul palco del Festival di Sanremo, che gli ha regalato una notorietà nazionale, anche agli occhi del grande pubblico. Sì, perché Bosso era un compositore, musicista e direttore d'orchestra noto nell'ambiente, con un passato Ska negli Statuto, prima di virare completamente e diventare uno dei personaggi più noti della classica.

Il regista Giorgio Verdelli
Il regista Giorgio Verdelli

E nel film è lo stesso Bosso a raccontarsi in una narrazione in cui al centro c'è sempre l'arte, vissuta come disciplina e ragione di vita: "Nel film il racconto è affidato allo stesso Bosso, attraverso la raccolta e la messa in fila delle sue riflessioni, interviste, pensieri in un flusso di coscienza che si svela e ci fa entrare nel suo mondo, come in un diario. La narrazione è stratificata, in un continuo rimando fra immagine e sonoro. Le parole dell’artista si alternano alla sua seconda voce, la musica, e alle testimonianze di amici, famiglia e collaboratori che contribuiscono a tracciare un mosaico accurato e puntuale della sua figura" come si legge nella scheda del film prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film con Rai Cinema e in uscita nelle sale italiane con Nexo Digital solo il 4, 5, 6 ottobre.

Ezio Bosso è scomparso il 15 maggio 2020 a causa del degenerare delle patologie che lo affliggevano da anni, come ha scritto la famiglia in una nota. L'artista, infatti, era affetto da una malattia neurodegenerativa che non gli aveva impedito di diventare uno dei musicisti più conosciuti del Paese. Un successo che lo investì soprattutto quando Carlo Conti lo chiamò a calcare il palco del Festival di Sanremo nel 2016, e Bosso impressionò tutti con la sua arte. Una storia, la sua, che era anche veicolo di un messaggio motivazionale e, come spiega Verdelli, quella di Bosso è "una presenza, non un ricordo". Il palco del festival diede il via a una notorietà che l'avrebbe seguito negli anni a seguire, portandolo nelle posizioni alte delle classifiche di vendita, specie con l'esordio "The 12th Room" e poi a live spesso sold out.

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