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Accuse a Michael Jackson, incongruenze nella testimonianza di uno degli accusatori: cosa è successo

Botta e risposta tra un biografo di Michael jackson e il regista del documentario Leaving Neverland sui presunti abusi perpetrati dalla popstar ai danni di due bambini. Sul Mirror il biografo accusa una delle presunte vittime di inesattezze nella linea temporale del racconto, il regista Dan Reed, però, risponde su Twitter.
A cura di Redazione Music
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Michael Jackson (Getty Images)
Michael Jackson (Getty Images)

Dopo la messa in onda in vari Paesi, compresa l'Italia, del documentario Leaving Neverland, in cui tornavano in auge le accuse di presunte violenze e abusi su minori perpetrati da Michael Jackson, continua la battaglia mediatica tra gli accusatori della popstar americana Wade Robson e James Safechuck e la famiglia del cantante che continua a difendere l'operato del cantante. Un nuovo capitolo della saga si è aperta pochi giorni fa, quando il Mirror ha pubblicato un'intervista a uno dei biografi di Jackson che avrebbe riscontrato delle inconguenze nel racconto di Safechuck che aveva accusato di essere stato violentato ripetutamente dal 1988 al 1992, anche nella stazione dei treni di Neverland che, però, spiega, è stata costruita solo nel 1994, due anni dopo che l'uomo, quindi, aveva indicato come termine ultimo delle violenze.

Le inesattezze di Safechuck

"Il problema nella testimonianza di Safechuck è questa, ovvero che la costruzione della stazione dei treni di Neverland non è cominciata fino alla fine del 1993 e non ha aperto che nella prima parte del 1994, quando Safechuck aveva 16 anni. Gli abusi nella stazione non è possibile, quindi, se questi sono terminati nel 1992, stando a quanto ha dichiarato, dal momento che in quel periodo non esisteva, ci sono due anni di differenza". Insomma, ci sarebbero alcuni fatti che minerebbero le accuse di uno dei due testimoni, anche se, dopo questo articolo si è scatenato un ampio dibattito anche sui social.

La difesa del regista Dan Reed

A difendere il documentario dopo che i fan del cantante si erano riversati sui social per accusare il doc di inesattezze è stato proprio il regista Dan Reed che su Twitter ha spiegato: "Prima cosa, James Safechuck era a Neverland sua prima che dopo la costruzione della stazione dei treni. le due foto della stazione mostrate nel documentario sono state fatte dallo stesso James, che è stato molto chiaro sul fatto di aver subito abusi in vari posti per vari anni. Seconda cosa, Leaving Neverland ha esplicitamente detto che i rapporti sessuali tra James e Michale Jackson sono continuati fino all'adolescenza di James Safechuck. la stazione di Neverland è solo uno dei tanti posti in cui James ricorda che si siano consumati rapporti sessuali". Il biografo del cantante ha risposto ancora: "Dal momento che la storia è stata verificata, pare che Reed ora voglia spostare, all'improvviso, la timeline delle accuse di Safechuck".

La precisazione della famiglia Jackson

The Root ha ottenuto anche una risposta degli avvocati della famiglia Jackson che in una nota scrivono: "Quella della stazione ferroviaria è solo una delle numerose bugie di questo film che mostra che né il regista, né HBO si sono mai preoccupati di verificare le accuse portate dai testimoni. Le accuse di Safechuck sugli abusi fatti in un edificio prima che fosse costruito e due anni dopo che gli ‘abusi' erano terminati parlano da sé. Ricordate che parliamo di due persone che hanno intentato cause legali chiedendo milioni di dollari dopo aver cambiato, anni dopo, testimonianze fatte sotto giuramento (…)".

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