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Vasco Rossi e il referendum: “Mi dissocio dall’uso strumentale di ‘C’è chi dice no'”

Il cantante prende le distanze da qualsiasi utilizzo strumentale del suo celebre pezzo a fini propagandistici: “La politica stia lontana dalle mie canzoni”.
A cura di Andrea Parrella
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C'è poco da fare, musicisti e personaggi del mondo dello spettacolo, sono destinati ad essere nelle mire della politica. Ne sa qualcosa Vasco Rossi, la cui visibilità e popolarità sono a prescindere oggetto dei desideri dei partiti, figurarsi se una delle sue canzoni più famose può diventare facile strumento di propaganda. Il referendum costituzionale sarà oggetto della battaglia politica dei prossimi mesi.

La consultazione avverrà nelle prossima settimane, prima della fine del 2016 (non c'è ancora una data certa) e viste le premesse annuncia di essere un passaggio fondamentale non solo per la carta costituzionale italiana, ma anche perché l'esito potrebbe compromettere la stabilità politica attuale. Visto che si parla di referendum, le parole "sì" e "no" assumono un peso essenziale, se uno dei rocker più celebri al mondo ha scritto una canzone che si intitola "C'è chi dice no" non può non fare gola a qualche furbo che la cause del no alla modifica della costituzione la sostiene. Vasco Rossi si è quindi esposto personalmente sul tema, prendendo le distanze da qualsiasi posizione nel merito e da qualunque utilizzo strumentale, a fini politici, della sua celebre canzone. Questo il contenuto del messaggio dell'artista di Zocca su Facebook:

Mi dissocio dalla facile strumentalizzazione a scopo politico, in questo periodo, della mia canzone “C’è chi dice no” ! La propaganda politica stia alla larga dalle mie canzoni.

La politicae il mondo dello spettacolo

Non è la prima volta che la politica trova nel mondo dello spettacolo, in maniera più o meno limpida, un valido sostenitore per la propaganda di talune specifiche battaglie. Specie in riferimento alle battaglie referendarie, sono stati molti gli attori, i musicisti e artisti vari che hanno deciso di mettere la loro faccia per il sostegno di una determinata posizione, a partire dalla consultazione sull'aborto, al referendum sull'acqua pubblica, per arrivare a quello più recente sulle trivelle, passando per l'approvazione della legge sulle unioni civili, che pur non essendo stata oggetto di referendum, ha suscitato grande discussione nell'opinione pubblica.

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