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Tre Allegri Ragazzi Morti: proprio come Dumas

D’accordo che i Tre Moschettieri erano in effetti quattro e i TARM no (benché da un paio d’anni, solo dal vivo, abbiano il loro D’Artagnan), ma il “Vent’anni dopo” è arrivato anche per loro. Valeva davvero la pena di approfondire.
A cura di Federico Guglielmi
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in copertina: i TARM
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Nel 1994, come a dire una vita fa, Davide Toffolo era un disegnatore e fumettista emergente. Stava per pubblicare la sua prima opera importante (“Piera degli spiriti”, con testi di Giovanni Mattioli) e, su “Rumore”, la storia dei Cinque Allegri Ragazzi Morti, base di partenza per tutto l’immaginario del gruppo che aveva da poco messo in piedi assieme al batterista Luca Masseroni e al bassista Stefano Muzzin e per il quale, nel ruolo di cantante/chitarrista, aveva scritto un bel po’ di brani in buona parte raccolti nella cassetta “Mondo naïf”, sempre del 1994. L’anno dopo sarebbe toccato a un secondo nastro, “Allegro pogo morto” (con il bassista Paolo Conforto) e l’anno ancora dopo un terzo, “Si parte”. Il primo album, quello che ratificava l’ingresso in organico dell’ultimo e definitivo bassista, Enrico Molteni, arrivava invece solo nel 1997, ma ai tempi i Tre Allegri Ragazzi Morti erano già uno dei nomi più gettonati del circuito indipendente, con alle spalle una lunga serie di concerti e migliaia di cassette vendute. Di loro piaceva la freschezza, la formula punk-pop affine a quella dei Ramones e/o del beat ma con un pizzico di anni ‘90, i testi calati in un unico contesto adolescenziale, i disegni di Toffolo adottati al posto delle foto promozionali, le maschere da teschio perennemente indossate a coprire i volti, la doppia identità professionale del frenetico leader, la curiosa espressione – “bacini e rock’n’roll” – con cui salutavano il pubblico. Una perfetta band di culto, insomma.

Da parecchio i Tre Allegri Ragazzi Morti sono cresciuti in ogni senso, anche se hanno fatto attenzione a non soffocare la curiosità e il candore dei primi giorni. Non c’è quindi tanto da stupirsi se gli eterni ragazzi, un po’ per spirito ludico e un po’ per non smentire di essere affetti dal complesso di Peter Pan, hanno deciso di riportare sui palchi solo il repertorio iniziale, per un tour all’insegna dell’amarcord che si snoderà attraverso la Penisola facendo per di più tappa nei locali dell’epoca (quelli che ancora esistono, ovviamente). Solo dieci concerti, partendo da Roma (mercoledì 9 aprile, Circolo degli Artisti) per chiudere nella Pordenone che al terzetto ha dato i natali (giovedì 24 aprile, Naonian City Hall): occasioni esclusive per godere o rigodere di brani come “Mai come voi”, “15 anni già”, “Come mi vuoi”, “Hollywood come Roma”, “Mondo naïf”, “Fortunello” o “Sono morto”, dove il concetto di intrattenimento pop è interpretato alla luce di un’attitudine giovane. “La musica che suoniamo, che ci piace definire semplicemente rock’n’roll”, mi spiegò Toffolo una quindicina di anni fa, “ha una connotazione atemporale. Nella concezione del gruppo c’è l’idea che il tempo sia in qualche modo fermo, e dunque il nostro lavoro sull’adolescenza non è basato sull’adolescenza di oggi, di ieri o magari di domani, ma sulla teoria di un’adolescenza occidentale che nella sostanza è uguale dall’epoca di Elvis Presley. Il nostro atteggiamento è comunque critico così come la nostra scrittura è metalinguistica: non ‘reale’, ma di meditazione sull’adolescenza”.

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Gli spettatori avranno inoltre l’opportunità di acquistare le ristampe in vinile a cura della Tannen, in preziose edizioni 180 gr. numerate a mano (rispettivamente cinquecento, cinquecento e trecento esemplari, comprese le piccole tirature speciali colorate), delle tre cassette: materiale che è naturalmente disponibile in Rete e che nel 2002 era stato raccolto nel CD “Le origini”, ma che può far piacere possedere in una ricca veste da feticisti… sperando magari che al banchetto sia disponibile pure la bellissima locandina del tour, omaggio alla (e non “plagio della”) inconfondibile copertina di “Goo” dei Sonic Youth.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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