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Tommaso Di Giulio: Pop-Art che non ha bisogno di Sanremo

Esce oggi “L’ora solare”, secondo album da solista di uno dei nostri giovani cantautori più estrosi e brillanti. Uno di quelli che hanno tutti i numeri per arrivare lontano, anche sul piano commerciale.
A cura di Federico Guglielmi
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Non ho mai avuto la speranza né tantomeno la pretesa che in Italia le classifiche di vendita, le playlist radiofoniche e i palinsesti televisivi fossero di norma dominati da musiche cosiddette alternative. Lo so fin troppo bene che, a livello di grande pubblico, a funzionare è soprattutto il pop, e non c'è nulla di male. Però, diamine, c'è pop e pop, e quello che proprio mi irrita è che a riscuotere i favori della platea di massa siano (quasi) sempre pagliacci privi di vero talento, mezze calzette con sponsor influenti, burattini in mano ai soliti papponi per i quali la musica è un business come un altro. Non parliamo poi di quanto mi fa incazzare (sì, è il termine giusto) quando riscontro tristemente come artisti autentici che si dedicano al Pop (quello con la P maiuscola, però) rimangano nelle retrovie o siano addirittura ignorati in quanto fuori dal “giro giusto” perché privi del physique du rôle, perché poco manovrabili, perché il loro produttore o editore o discografico non è abbastanza potente. Di tanto in tanto, però, capita che qualche scheggia impazzita riesca a sovvertire le regole, superare le barriere, saltare il fosso.

Sia chiaro, eh: qui non sta parlando di un emarginato che si porta dietro la sfiga come il Pig Pen dei Peanuts fa con la polvere: alle spalle, il ventottenne romano ha la Leave Music (struttura responsabile, tra l'altro, del notevole successo di Mannarino, del quale ha pubblicato tutti i dischi), ha già raccolto consensi piuttosto lusinghieri e il suo nuovo album, uscito oggi, vede schierati ospiti illustri come Francesco Forni (che ha anche diretto le session di studio), Enrico Gabrielli, Roberto Angelini e svariati altri. Al di là del prezioso contorno, però, Tommaso Di Giulio ha dalla sua una serie non da poco di qualità: artistiche, è ovvio, ma anche personali, come l'impegno e la passione che profonde nella sua attività e la perseveranza con la quale la sostiene, la curiosità che lo spinge ad assistere a infiniti concerti e, cosa che non guasta, un'incontenibile simpatia. Vedendolo su un palco mentre libera la sua naturale verve di musicista-entertainer, e magari scambiandoci quattro chiacchiere, non si possono nutrire dubbi: Tommaso è un personaggio, di quelli che non hanno alcun bisogno di coltivare il proprio carisma. Lui brilla in modo naturale ed è molto difficile non subire il fascino delicato ma intenso della sua luce.

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E di luce ce n'è tanta in “L'ora solare”, che segue di due anni l'esordio “Per fortuna dormo poco” e di quattro il più che promettente “Tutto il male vien per nuocere” alla guida dei Bal Musette Motel. Una sequenza di ben quattordici brani caratterizzati da un  songwriting eclettico e fluidissimo a dispetto delle eventuali bizzarrie, da arrangiamenti eleganti che peraltro evitano sfarzi stucchevoli e talvolta deviano verso il ruvido, da un sorprendente equilibrio fra leggerezza e profondità, da una voce duttile e accattivante, da testi dove giochi di parole, termini ricercati e gustose citazioni più o meno esplicite – dai Black Sabbath al Chinotto Neri, da Mario Monicelli a Puzzle Bubble fino ai “gruppi tributo ai Genesis con stipendi da primari”: ma ce ne sono a decine, e scoprendole ci si trova a sorridere – sono al servizio di piccole storie di vita quotidiana che tutte assieme vanno a comporre una sorta di concept “sul tempo e sulle sue contraddizioni”. Non c’è il minimo rischio di annoiarsi, nei tre quarti d’ora di un CD di cui ci piacerebbe vedere prima o poi una stampa in vinile, e non c’è possibilità che qualsiasi cultore del miglior Pop – sempre la maiuscola, mi raccomando – non riconosca la classe superiore di Tommaso Di Giulio. Che da Sanremo è già stato tenuto fuori già in due occasioni, e questa è quasi una garanzia di valore. Tipo marchio DOC.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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