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Ricordi Victor Jara?

Sono trascorsi quarant’anni dalla barbara uccisione del cantautore e attivista cileno. Ugo Guizzardi e Angelo Palma, due veterani del nostro circuito folk, gli hanno reso omaggio con un bel disco.
A cura di Federico Guglielmi
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Il prossimo 11 settembre ricorrerà il quarantennale del colpo di stato che rovesciò il governo, regolarmente eletto, del presidente Salvador Allende. Per il Cile furono giorni (e poi mesi, e poi anni…) drammatici, con la giunta militare guidata dal generale Augusto Pinochet votata alla repressione violenta di ogni dissenso: secondo le stime ufficiali i morti furono oltre tremila, ma tenendo conto dei desaparecidos la cifra si innalza a livelli ben più impressionanti. Fra costoro, intellettuali e artisti che avevano dato sostegno attivo ad Allende e alla sua politica comunista. Il più famoso? L'allora quasi quarantunenne Victor Jara, che con la sua musica – ma era pure regista teatrale e docente universitario – aveva amplificato la voce dei poveri e degli oppressi, imponendosi come figura di spicco di quella “Nueva Canción Cilena” che annoverava fra i suoi altri esponenti Angel e Isabel Parra (figli di Violeta, madrina del movimento), i Quilapayún e gli Inti-Illimani. Jara venne ucciso, il 16 settembre, dopo ripetute torture – per rendere più esplicito il messaggio gli avevano spezzato le mani con le quali accarezzava la chitarra – con quarantaquattro colpi di mitraglietta. Tutti i tentativi di cancellarne la memoria, attraverso la distruzione dei dischi e delle matrici, fallirono però miseramente: la sua voce carica di sentimento e le sue parole poetiche risuonano ancora oggi. Vivissime, e disgraziatamente sempre attuali.

In Italia, il nome di Victor Jara è forse più conosciuto che altrove, quantomeno fra coloro che, negli anni ‘70 e ‘80, frequentavano i giri della Sinistra: merito soprattutto degli Inti-Illimani, esuli nella Penisola dal 1973 al 1988 – erano qui in tour all’esplodere del golpe – e naturalmente da noi “adottati” come simbolo di resistenza. Non c’è dunque da stupirsi che Pippo Pollina si sia ispirato a lui per la splendida “Il giorno del falco” (consigliata la versione del 2001, con ospiti proprio gli Inti-Illimani: il videoclip è su YouTube), che l’eclettico Daniele Sepe gli abbia dedicato un intero album (“Conosci Victor Jara?”, 2000) o che Stefano Giaccone – già nei Franti, una delle band più originali dell’underground nazionale degli anni ‘80 – abbia scritto Canzone per Victor Jara, edita nel suo CD “Tutto quello che vediamo è qualcos’altro” del 2003.

Victor Jara
Victor Jara

Dei Franti faceva anche parte Lalli, la cui intensissima voce marchia con rara brillantezza la rilettura di uno degli ultimi pezzi composti da Jara, “Manifiesto”, la cui natura programmatica è dichiarata fin dal titolo. La cover è inclusa in “Canción nueva”, il tributo al cantautore cileno concepito da Ugo Guizzardi e Angelo Palma: l’ha appena commercializzato la Felmay, etichetta piemontese che da un quarto di secolo si muove con amore, professionalità e acume nell’ampio settore folk/world, ed è un disco che unisce sincera passione per il tema affrontato e rigore da studiosi. Dai disegni della copertina realizzati da Eduardo Carrasco, che si riallacciano ai ben noti murales politici della nazione sudamericana, fino alla consulenza di José Seves (degli Inti-Illimani), passando per la pubblicazione nel libretto dei testi dei brani con traduzioni in italiano e note informative, tutto indica una precisa volontà di offrire un prodotto culturale oltre che artistico, e una base di partenza per approcciare il percorso creativo e umano di un autore fondamentale.

Angelo Palma e Ugo Guizzardi
Angelo Palma e Ugo Guizzardi

Del resto Guizzardi e Palma, che cantano e suonano la chitarra (e vari altri strumenti, per lo più tradizionali), vantano una lunghissima esperienza in materia: eseguono Jara già dagli anni '70 e con il gruppo Umami, da loro cofondato a Torino, svolgono lavoro di ricerca e propaganda nell’ambito della musica delle Ande e dell’America Latina in genere. “Manifiesto” è uno dei momenti-cardine del CD, ma nella ricca scaletta non mancano altre gemme come la celebre, dolce “Te recuerdo Amanda?”, la maestosa “El aparecido” (nella quale venne previsto l’assassinio di Che Guevara), la classica “Así como hoy matan negros” (la firmò Sergio Ortega ispirato da un’opera teatrale di Pablo Neruda), il suggestivo e malinconico strumentale “La partida”, la dolente “Herminda de la victoria”. Insomma, un progetto di cuore e di qualità, che ha pure il merito di compensare in qualche modo il problema della reperibilità piuttosto disagevole degli album di Jara.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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