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Ricordando Domenico Modugno

Una playlist inusuale, ma stimolante e in qualche misura persino sorprendente, per ribadire lo spessore e l‘attualità di un grandissimo artista scomparso da due decenni.
A cura di Federico Guglielmi
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Esattamente vent‘anni e sei giorni fa, il 6 agosto del 1994, un infarto si portava via Domenico Modugno: non solo uno dei più famosi cantanti (e autori) italiani di ogni tempo, come attestato dagli oltre sessanta milioni di dischi venduti, ma anche un protagonista a 360° della nostra cultura, apprezzato per l‘impegno sociale oltre che artistico. Al tempo della scomparsa, nella sua casa di Lampedusa, il musicista, attore e uomo politico, pugliese di nascita ma siciliano d‘adozione, aveva solo sessantasei anni, ma da una decina la sua salute era altalenante a causa di un ictus che lo aveva colpito un decennio prima. Nonostante la sua figura non smetta di essere celebrata, l‘impressione è che lo sia meno di quanto sarebbe giusto; in qualche modo lo prova, seppure indirettamente, il fatto che il circuito nazionale cosiddetto alternativo non si sia mai mobilitata per omaggiarlo con un disco-tributo ad hoc come invece accaduto a parecchi altri sfortunati eroi della nostra canzone quali Fabrizio De André, Lucio Battisti, Luigi Tenco, Rino Gaetano, Augusto Daolio, Ivan Graziani. E allora, benché la ricorrenza non sia certo di quelle liete, perché non ricordare il grande Mimmo con una breve ma significativa serie di interpretazioni di suoi brani ad opera di gruppi e solisti del giro indipendente? Ovviamente, nell‘attesa di “Io, Domenico e tu”, l‘album – la cui uscita è prevista fra circa tre settimane – dedicatogli con rispetto e affetto da Mirco Menna.

5. Confusional Quartet – Volare. Qualcuno potrebbe considerarla irriguardosa se non blasfema, ma la rilettura strumentale di “Nel blu dipinto di blu” realizzata nel 1980 dal Confusional Quartet – e pubblicata sia come 45 giri, sia nell‘omonimo LP d‘esordio della band bolognese – è una delle più brillanti testimonianze della prima new wave autoctona. È un Modugno robotico e futuribile, ma senza alcun dileggio: al contrario, è un sincero atto di amore nei confronti di un pezzo scolpito nell‘immaginario collettivo.

4. Parto delle Nuvole Pesanti – L‘avventura. Intensa, grintosa e a tratti dissonante, questa cover enfatizza la solennità del modello con un piglio folk-punk analogo a quello con cui i Pogues affrontavano i tradizionali irlandesi. Inclusa in “4 battute di povertà”, terzo album del gruppo calabrese edito nel 1997, “L‘avventura” inaugura un rapporto destinato a farsi assai stretto; specie per il frontman Peppe Voltarelli, che dopo aver lasciato i compagni inaugurerà la carriera solistica con un recital, “Voleva fare l‘artista”, ispirato proprio alla vita di Modugno.

3. Folkabbestia – Tre briganti e tre somari. In “25-60-38. Breve saggio sulla canzone italiana”, album di cover confezionato nel 2006 dai baresi Folkabbestia, sono contenute sia “Amara terra mia” che questo episodio del 1961 facente parte della fortunata commedia musicale di Garinei e Giovannini “Rinaldo in campo”. Nell‘originale, Modugno divideva il microfono con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. In questa versione di un quarto di secolo dopo, ad affiancare Lorenzo Mannarini ci sono Erriquez della Bandabardò e Caparezza, con esiti molto soddisfacenti.

2. Ginevra Di Marco – Malarazza. Elaborazione di un antico canto popolare sicialiano, ”Malarazza” è forse il brano di Modugno più popolare nell‘ambito del rock italiano, eseguito – fra i tanti – da Roy Paci, Il Muro del Canto, Peppe Voltarelli e Carmen Consoli. Oltre, naturalmente, a Ginevra Di Marco, che nel 2006 l‘ha registrato (assieme ad “Amara terra mia”) per il suo album “Stazioni Lunari prende terra a Puerto Libre” accentuandone il tiro ritmico e attenuandone la drammaticità.

1. Radiodervish – Amara terra mia. Avvolgente e misticheggiante, la “Amara terra mia” dei Radiodervish è al centro di un ben più ampio progetto con lo stesso titolo, concretizzatosi in una tournée teatrale assieme all‘attore Giuseppe Battiston e poi (parzialmente) documentato, nel 2006, in un CD + DVD che racchiude un secondo estratto dal repertorio di Modugno, “Tu si na cosa grande”. La magnifica esecuzione di Nabil Salameh è esaltata dai preziosi arrangiamenti ai quali ha collaborato Franco Battiato, anche regista del relativo videoclip.

https://www.youtube.com/watch?v=4jDFXt3hFnE
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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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