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Raiz: “Carlo D’Angio, un innovatore che ha mostrato la strada a tutti”

Uno degli ultimi gruppi a collaborare con Carlo D’Angiò e ad averlo come Maestro ci sono gli Almamegretta, per questo abbiamo chiesto a Raiz di parlarci dell’importanza che l’ex Musicanova ha avuto per la musica tradizionale.
A cura di Francesco Raiola
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Carlo D'Angiò durante il concerto di presentazione dell'album degli Almamegretta (Foto via Facebook della band)
Carlo D'Angiò durante il concerto di presentazione dell'album degli Almamegretta (Foto via Facebook della band)

Con la morte di Carlo D'Angiò Napoli e l'Italia intera perde un pezzo importante della propria Storia musicale. Padre del folk, della tradizione, pioniere di una rivisitazione moderna della tradizione musicale del Sud, D'Angiò è stato ispirazione – con realtà come la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Musicanova – per tanti artisti che l'hanno seguito, compresi gli Almamegretta, uno dei gruppi simbolo della città. Proprio nell'ultimo album della band c'era una canzone nata dalla collaborazione col musicista intitolata proprio "Musica Popolare", vero e proprio manifesto del suo pensiero, come ci ha spiegato Raiz, cantante della band, al telefono

Gli Almamegretta sono stati tra gli ultimi a collaborare con D'Angiò, ecco, ci racconti l'importanza che ha avuto per la musica napoletana e non solo?

Carlo per la musica napoletana è stato fondamentale perché è stato uno che ha operato una cesura. A un certo punto, negli anni '60 e '70 si è cominciato a usare la musica popolare come strumento di rottura – era una cosa che succedeva in tutta Italia -, c'era un rivivere della musica popolare vista come qualcosa che si poteva opporre all'imposizione del pop angloamericano, pur essendo tutti questi artisti fan di quella musica c'era l'esigenza e la consapevolezza del fatto che questa roba arrivava col carro dei vincitori, con la Guerra – di liberazione ovviamente – ma arrivava a cancellare quello che c'era prima e in qualche modo, loro, recuperando la musica popolare hanno stigmatizzato questa violenza fatta sul territorio. Non era possibile che l'arrivo di questa musica dall'America cancellasse tutto quello fatto in precedenza, non potevamo permetterci di buttare tutto a mare. E lui ha operato questa cesura, perché davanti a quelli che proponevano la musica popolare tout court ha detto "Questa cosa non ha senso se non si arricchisce con altro, con altre culture e generi". Quando decide di non lavorare più con De Simone e crea Musicanova con Bennato ha questa idea qui, quella di fare questo un folk rock che fosse più innovativo. Era fare una musica tradizionale ma reale, nel senso etimologico, anche tradendola, perché è inutile fare le cose così com'erano col rischio di rimanere carne morta, una cosa da teca da museo. Si rendeva conto che la musica popolare è frutto del lavoro dei campi, della vita che non esiste più, quindi o le dai una nuova ritualità, dei nuovi tempi – del lavoro e della vita quotidiana – o resta roba da etnomusicologi. Da maestro consapevole o inconsapevole ha mostrato la strada a tutti.

Anche a voi…

Certo, alla generazione prima di noi e poi anche a noi che abbiamo recuperato le cose della musica popolare mescolandola col reggae. Concettualmente gli dobbiamo quasi tutto.

Una delle vostre caratteristiche principali è stato quella di unire un sound internazionale alla tradizione: lo faceste con cose come "Sanacore" e anche in "Enneenne" collaborando con lui in una canzone che avete chiamato "Musica popolare" in cui cantate: "Accidila ‘a musica popolare e scetate ‘a stu suonno. Ma nun te la hai ‘a scurda’"

E questo è il manifesto ideologico di Carlo D'Angiò che sta in quella frase lì: Uccidila ma non scordartela. Quello che abbiamo fatto, unire Sanacore al reggae, non è altro che continuare quello che aveva cominciato lui tanti anni fa, perché anche la NCCP, in definitiva, ha dentro il rock, e anche se non è espresso esplicitamente lo senti che tendono a quella cosa lì: dentro a tutto quello che ha fatto lui, c'è l'istinto di un uomo moderno che si rende conto che la tradizione non può essere persa.

E il vostro rapporto, invece, come si è sviluppato?

Ci conoscevamo poco, c'era grande stima da parte nostra che l'abbiamo avvicinato e gli abbiamo chiesto questa collaborazione, ovviamente conoscevamo molto più noi lui che lui noi anche se comunque aveva stima e per questo gli abbiamo chiesto di collaborare e lui come tutti i grandi ha detto: "Sono il Maestro, vero, ma ci lavoro con l'allievo", anzi si è messo a disposizione in una maniera incredibile sapendo che noi avevamo un bagaglio di know how tecnologico che lo interessava, quindi si è divertito a regalarci questa sua canzone e si è divertito a vedere come l'abbiamo costruita in post produzione. Ed è anche venuto al concerto che abbiamo fatto al Club Partenopeo il 6 maggio scorso, cantando quel pezzo insieme. Poi col senno di poi ti dici che a saperlo che sarebbe stata l'ultima volta…

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