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Paolo Bovi, ex fonico dei Modà: “Sono malato da tempo di pedofilia”

Paolo Bovi, fondatore ed ex fonico dei Modà, è stato condannato a 5 anni per molestie sessuali. Oggi è stata resa nota una lettera, indirizzata ai genitori, in cui l’uomo ammetteva di essere “malato di pedofilia”.
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Qualche mese fa fece molto scandalo l'arresto di Paolo Bovi, ex fonico dei Modà, accusato prima e condannato, poi, lo scorso 10 ottobre a 5 anni e mezzo di reclusione per molestie sessuali su quattro ragazzi tra i 14 e i 16 anni. Oggi, leggendo le motivazioni di quella sentenza si scopre che l'uomo ha ammesso di essere malato, da tanto tempo. In una lettera ritrovata a marzo nella casa del fratello e riportata nelle motivazioni della sentenza Bovi ha scritto: "Sono malato da tantissimo tempo, per quello che riesco a ricordare già dalle scuole medie. Sono sempre stato un bambino sensibile, dolce e sincero – prosegue – ed ho sempre creduto che ogni cosa che dicevano papà e mamma erano la verità. Per me quello che mi dicevano i miei genitori era la cosa più importante – conclude -, sono sempre stato buono e volevo conoscere il mondo come tutti".

Insomma, una scoperta fatta in età pre adolescenziale, quando il ragazzo scoprì il significato del termine sfogliando un dizionario: "L'ho capito quando per la prima volta ho sentito quella parola e l'ho cercata sul vocabolario" continua nella lettera riportata nelle motivazioni della sentenza, appunto, emessa dal gup di Milano Franco Cantù Rajnoldi. Il gup, però, era già a conoscenza del problema di Bove, visto che la missiva si aggiunge a "dichiarazioni sostanzialmente ammissive di responsabilità" rese durante un interrogatorio condotto dal pm lo scorso 6 giugno.

Le molestie per cui è stato condannato sono avvenute nel 2011 quando l'uomo era educatore in una parrocchia nell'hinterland milanese, ma le violenze non sono avvenute nella struttura, bensì all'esterno, come quando campeggiarono assieme in un campeggio della Val D'Aosta. Oltre alle molestie l'uomo è stato anche condannato per evasione, dopo aver manomesso il braccialetto elettronico mentre era ai domiciliari. Il fondatore dei Modà, infatti, aveva tentato il suicidio vicino alla sala d'incisione dia Cernusco sul Naviglio (Milano), dove era solito provare con i Modà. Aveva collegato una canna di gomma al tubo di scappamento del gas, ma il segnale del braccialetto elettronico aveva permesso alle Forze dell'Ordine di ritrovarlo e salvarlo.

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