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Musica Nuda: “Del Bataclan abbiamo ricordi stupendi: fermarsi sarebbe dargliela vinta”

A due giorni dalla tragedia che ha colpito Parigi e che ha visto nel Bataclan il luogo col maggior numero di vittime Fanpage.it ha chiesto a Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, autori del progetto Musica Nuda, che a Parigi sono di casa e che nel locale hanno suonato, un ricordo di quello che è uno dei luoghi simbolo della Parigi musicale.
A cura di Francesco Raiola
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Foto: via Facebook Musica Nuda
Foto: via Facebook Musica Nuda

Musica Nuda è il progetto musicale che da anni portano avanti la cantante Petra Magoni e il contrabbassista Ferruccio Spinetti. Un progetto che ha spesso travalicato i confini nazionali trovando nella Francia e in particolare a Parigi la propria seconda casa. È capitato spesso che i due artisti suonassero a Parigi e proprio nel 2009 mi capitò di incontrarli al Bataclan, dove avrebbero tenuto un concerto la sera. Oggi il Bataclan è tristemente noto in tutto il mondo per essere stato teatro di uno degli attacchi terroristici più duri degli ultimi anni in Europa, dopo che per anni è stato per gli appassionati uno dei principali luoghi di aggregazione della movida parigina, a colpi di musica e arte.

Oggi si è sviluppato in rete l'hashtag #MonPlusBeauSouvenirDuBataclan, in cui si ricordava il locale per quello che era, ovvero un luogo di ritrovo e divertimento, e per questo motivo abbiamo chiesto a loro, che sono stati tra i primi a esprimere solidarietà a tutte le vittime della strage francese, che lì hanno suonato e conoscono bene la città e quell'ambiente, di lasciarci un ricordo del locale e così è stato un modo anche per riflettere su quello che è successo, compreso lo spavento e la ricerca di rassicurazioni da parte dei propri amici (‘Ho passato una giornata intera a cercare i miei amici' ci racconta la Magoni).

Ciao ragazzi, è un momento difficile per una città che in qualche modo vi ha adottati…

Siamo abbastanza sconvolti da tutto quello che è successo, anche perché, appunto, siamo parigini d'adozione, abbiamo casa e amici lì, è la nostra città elettiva. Ovviamente non è che ci sono morti di serie A e serie B, solo che è naturale essere più toccati da quello che conosciamo e Parigi, poi, è un po' la culla della nostra Europa, dove è nato un certo modo di essere cittadini.

Al Bataclan, poi, vi è anche capitato di suonare…

Sì, ci abbiamo suonato, il Bataclan è un posto storico, ci ha suonato anche Jeff Buckley che abbiamo amato prima di conoscere Parigi; è un posto mitico, molto frequentato, che apre le porte a musiche diverse, come succede spesso in quella città, con un pubblico vario e interessante…

E proprio quel pubblico, oggi, ha voluto omaggiarlo sul web con l'hashtag #MonPlusBeauSouvenirDuBataclan, ricordando i bei momenti che ha rappresentato per loro. Voi che ricordo avete?

Salire su quel palco ci ha dato sicuramente tantissima emozione. Sono tanti, comunque, i luoghi di Parigi dove si sente questa emozione, ma tutta quella zona è particolare, sono zone in cui la persone di tante nazionalità escono, si ritrovano, si incontrano. La Francia è un Paese che ha sempre avuto le porte aperte e sono state aperte anche quella sera; speriamo che anche quelle del Bataclan si riaprano alla musica, al divertimento, perché noi siamo questi, persone che vogliono vivere l'incontro di culture e musica e non chiudersi nella paura dell'altro e di quello che può accadere. Le persone che sono morte erano lì per divertirsi, quindi quel posto deve continuare ad avere quello spirito. Sarà difficile, lungo e doloroso, però esiste per questo.

Alcuni artisti hanno preferito cancellare i propri concerti. Cosa ne pensate?

Sicuramente non avremmo fatto concerti sabato e ieri, però fermare il nostro modo di vivere, da un lato sarebbe come dargliela vinta. Bisogna fare il proprio lavoro e portare un messaggio di cultura e di musica, che è un linguaggio universale che accomuna le persone. Bisogna continuare a vivere, andare avanti, guardandosi intorno, certo, ma non si può cedere alla paura e vergognarsi per quello che si è, perché noi siamo anche questo, gente che fa musica, che porta messaggi di speranza.

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