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M.E.I.: indipendenti a raccolta

Fra pochi giorni, nell’ultimo weekend di settembre, a Faenza si svolgerà il M.E.I. – Meeting delle Etichette Indipendenti, manifestazione storica che per forza di cose continua a cambiar pelle. Doveroso fare il punto.
A cura di Federico Guglielmi
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Escludendo i prodromi databili addirittura al 1993, l’esordio ufficiale del M.E.I. risale al novembre 1997. Un raduno di poche anime consumatosi in un solo giorno in un padiglione del Centro Fieristico di Faenza come “nota a margine” di una mostra-mercato di dischi da collezione, volto a tentare di rinverdire i fasti del Meeting originario tenutosi in quel di Firenze dagli anni ‘80 fino ai primi ‘90. Il consenso bastò tuttavia a indurre l’ideatore/organizzatore Giordano Sangiorgi – unico legame con il quasi omonimo cantante dei Negramaro, la chioma non proprio fluente – a dedicarsi con sempre maggiore impegno al progetto: in parallelo alla crescita dell’interesse per la musica fuori dal giro delle multinazionali e quindi definita indipendente, espositori e spettatori aumentarono in modo notevole, con relativo estendersi della durata a un fine settimana e moltiplicarsi degli appuntamenti live, delle presentazioni, dei convegni, degli ospiti illustri anche esterni all’ambito specifico. Il culmine del successo fu raggiunto nella seconda metà dello scorso decennio. Poi, con il declino della discografia e il calo degli appoggi finanziari da parte di sponsor pubblici e privati, un cambio di rotta divenne imperativo e nel 2011 e 2012 il M.E.I. si trasferì a Bari, appoggiandosi alle strutture del Medimex. Contestualmente a Faenza venne lanciato il Supersound, rassegna incentrata non più su etichette e autoproduzioni – comunque rappresentate – ma sulle giovani leve e sul circuito dei concerti e dei festival, con inevitabili strizzate d’occhio al mondo della Rete.

Giordano Sangiorgi
Giordano Sangiorgi

Adesso, anno 2013, la diciassettesima edizione del M.E.I. e la terza del Supersound sono confluite in un’unica manifestazione che della prima porta solo il nome, seppure con la vezzosa appendice di un 2.0 a evidenziare lo stacco con il passato. Dalla collocazione nel centro urbano al periodo di svolgimento, fino al tipo di programma, tutto rimanda al Supersound, con i palchi e palchetti innalzati in vari punti della città romagnola, la Notte Bianca del sabato, gli stand allestiti in Piazza del Popolo e di fronte al Teatro Masini, gli incontri nelle antiche sale comunali. E poi mancano le cerimonie di consegna dei PIMI e dei PIVI, i premi per la musica e i video indipendenti che per tanti anni sono stati la principale attrazione del M.E.I. tradizionale: saranno organizzate come di consueto a novembre, ma rendendole protagoniste di un evento ad hoc in un’altra località che sarà presto annunciata.

Da occasione di confronto soprattutto per addetti ai lavori, insomma, il Meeting allarga i propri orizzonti imponendosi come festa popolare e culturale anche per i semplici appassionati: cruciali, in tale metamorfosi, l’ambiente del centro storico ben più stimolante di quello asettico della fiera, il clima post-estivo certo più godibile di quello tardoautunnale, l’opportunità di spaziare fra musica, negozi e arte, le non trascurabili attrattive enogastronomiche, l’assenza di un biglietto d’ingresso.

Del resto i tempi cambiano, e se in giorni non lontanissimi un piccolo imprenditore del disco poteva ancora trarre qualche beneficio pratico dall’annuale viaggetto nella capitale delle ceramiche, ora che il mercato di settore vive una crisi probabilmente irreversibile – e il peso delle etichette è dunque assai ridimensionato – la trasferta risulterebbe antieconomica. Prendendola come una specie di vacanza alternativa, invece, il rischio di rimpiangere il denaro speso è pressoché inesistente: tra esibizioni, showcase, dibattiti, spettacoli di vario genere, acquisti di vinili, CD e libri, celebrazioni, premiazioni e ulteriori assortite attività (qui i dettagli), l’offerta è ricca, varia e allettante, con buona pace di coloro che – cogliendo talvolta nel segno, va ammesso – identificano il concetto di “indie” con insulse proposte usa&getta e con personaggi per i quali l’esteriorità e il marketing vanno coltivati più del talento. Magari a Faenza non si respirerà chissà quanta (presunta) coolness, ma la sostanza è assicurata. Un motivo sufficiente, più che sufficiente, per cercare di esserci.

Il M.E.I. si terrà a Faenza dal 27 al 29 settembre.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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