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Lorenzo Suraci: “Non sono il capo della musica italiana, solo uno che se ne intende”

Lorenzo Suraci è il patron di Rtl 102.5 che anche in questa prima metà del 2016 risulta la radio più ascoltata d’Italia. Abbiamo chiesto a Suraci di raccontarci come nasce la sua radio e perché non è amatissimo.
A cura di Francesco Raiola
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Lorenzo Suraci, patron di Rtl 102.5
Lorenzo Suraci, patron di Rtl 102.5

Per molti è il grande burattinaio della musica italiana, lui, Lorenzo Suraci, capo di Rtl 102.5, ci ride su e dice: "Sono solo un appassionato di musica con un buon orecchio". Da qualche giorno sono usciti i dati sulle radio più ascoltate d'Italia e ancora una volta la sua radio è in testa, a culmine di un cammino cominciato anni fa, spinto da un'idea familiare di lavoro, di quel fare le cose che tiene molto a sottolineare. Secondo la classifica stilata da Radio Monitor GFK/Eurisko che si basa sui dati del primo semestre 2016 Rtl 102.5 è la prima radio con 7 milioni di ascoltatori, con un distacco di due milioni circa sulla seconda classificata: il merito, secondo il patron è quello di aver "costruito nel corso degli anni una radio popolare, che guarda al pubblico e che non ha alcuna paura ad affiancare la musica di Bruce Springsteen a quella di Rovazzi. Quando ero giovane si ascoltavano artisti popolari, melodici che noi non ci saremmo mai sognati di ascoltare, avevamo in mente i Beatles e i Rolling Stones e che invece ascoltati oggi suonano come pezzi karaoke, alla portata di tutti e amati da tutti".

Una radio popolare

Ecco, nella chiacchierata al telefono, Suraci ripete più volte di aver costruito una "radio popolare", ci tiene a sottolineare il contatto col pubblico, un contatto che negli anni ha costruito anche grazie a una serie di attività parallele e complementari alla radio che gli hanno portato anche qualche critica. Ha ben chiaro il ruolo della radio e della sua radio in particolare: "Il ruolo è quello di dar voce ai personaggi della politica, dell'economia, dello spettacolo, di comunicazione a tutto tondo. O, almeno, è quello di Rtl 102.5, poi ovviamente la musica è il primo elemento di sintonizzazione: ci si ferma su una radio per il pezzo che sente in quel momento lì, altrimenti vista l'offerta e l'intasamento non si riesce ad avere un pubblico fedele. La fidelizzazione è l'elemento più importante e si fa con una radio a tutto tondo, dall'intrattenimento, all'informazione e la musica".

Non solo Rtl 102.5, anche Modà, Kolors e Dear Jack

Suraci è anche il proprietario della Baraonda, la casa discografica che ha nel proprio roster artisti come The Kolors, Dear Jack, Bianca Atzei e, ultima arrivata, Chiara Grispo, uscita quest'anno dalla scuola di Amici, e consigliata a Suraci da Kekko Silvestre, leader dei Modà: "È stato Kekko, dopo aver duettato con lei, a suggerirmi di metterla sotto contratto, è un vero talento e così appena è uscita l'ho fatto". Chiara è stata la penultima scommessa di Suraci, che qualche mese fa ha acquisito Radio Zeta, rinominandola Radio Zeta L'Italiana e dandole un altro volto: "Guarda – mi spiega – un giorno Angelo Zibetti, patron della radio e amico con cui avevo mosso i primi passi, ha deciso di vendere anche a causa dell'età e così l'ho presa in mano, dandole un volto diverso". A seguito dell'acquisizione c'è stata qualche polemica, visto che il liscio su cui si basava un pezzo importante della programmazione è stato praticamente cancellato, per far spazio a pezzi più legati ai classici della musica leggera, non solo italiana: "No, si chiama "L'italiana" non perché fa solo musica italiana, a quello ci pensano altri come Radio Italia e lo fanno benissimo, era un modo per dare un'idea di quello che volevamo fare, fare quella cosa all'italiana".

"Il primo a passare Grignani"

Suraci conferma di aver parlato – e un po' rilanciato al grande pubblico – con De Gregori, spiegando che con tutte le canzoni che aveva fatto era fondamentale tornare a puntare su quei singoli, ma spiega anche che la radio è senza dubbio distribuzione, ma deve anche avere una visione e perché no, anche fare da talent scout: "È importante la distribuzione ma nel tempo siamo riusciti anche a vedere un po' più in là di altri, per esempio Laura Pausini la passammo fin da subito, senza parlare di Gianluca Grignani, fummo i primi in assoluto a passarlo, prima ancora che diventasse popolare. E lo stesso cerchiamo di fare con l'etichetta e gli artisti che mettiamo sotto contratto".

Il rapporto con Kekko dei Modà

Un'altra medaglia che si appunta volentieri sul petto è quella per aver lanciato i Modà, un gruppo che prima che prendesse per mano non aveva neanche lontanamente il successo che ha oggi. Quando intervistammo Kekko il cantante del gruppo, ci disse che non avrebbe lasciato Suraci neanche per tutto l'oro del mondo: "Abbiamo un rapporto che ormai ci lega da anni, di lavoro ma soprattutto d'affetto, forse per questo t'ha detto quella frase. Presi il gruppo quando ancora non era conosciutissimo e insieme siamo riusciti a costruire qualcosa di importante, qualcosa che oggi riempie gli stadi, alla faccia dei radical chic".

Le risposte alle accuse di monopolio

E guai a parlargli delle accuse che alcuni muovono a lui e alla sua azienda, ovvero di monopolio e conflitto di interessi: "Chi mi accusa legge troppi libri gialli, qua ognuno può dire quello che vuole, ma chi fa monopolio non siamo noi, che vadano a vedere quello che fanno i grandi gruppi editoriali. Noi siamo persone che pagano 250 stipendi ogni fine mese e facciamo questo lavoro con serietà, con le nostre forze, i nostri debiti, coi nostri incassi e cerchiamo di farlo seriamente, benché questo non tolga che anche noi possiamo fare errori. Solo chi non fa non sbaglia".

"Suraci, senta, ma è lei il capo della musica in Italia?", "Non sono il capo della musica italiana, sono solo uno che se ne intende".

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