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La vita al top di Giancane: ‘Racconto il mio paradosso e quello della nostra società’

Giancane è uno dei personaggi più noti del mondo musicale romano, grazie anche al Muro del Canto di cui fa parte, ma al contempo è ancora nel pieno del suo esordio solista con ‘Una vita al top’, che ci siamo fatti raccontare.
A cura di Francesco Raiola
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Giancane
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È attualmente impegnato su due fronti Giancarlo Barbati, che da una parte sta gestendo l'uscita dell'ultimo album del Muro del Canto, la folk band romana di cui fa parte e da un'altra è ancora in piena attività con il progetto solista Giancane, di cui nel novembre scorso è uscito ‘Una vita al top', il suo primo album completo (prima c'era stato l'ep ‘Carne') dove il musicista mescola il folk, il rock ‘n' roll e il country neomelodico, come ama chiamare quello che fa. E retto da queste sonorità, Una vita al top va giù diritto contro quelli che per il cantante sono i problemi della società, mettendone a nudo la ‘forma' (le Hogan, la tecnologia) e scorticandone la sostanza, senza però perdere l'autoironia che fa sì che tutto l'album non scada nell'accusa populista fine a se stessa. Abbiamo fatto qualche domanda a Giancane per farci spiegare cosa si cela, in realtà, dietro quest'album.

Sono passati un po’ di mesi dal tuo album solista, anzi, in questo momento sei in promozione anche con l’ultimo del Muro: un bel daffare, insomma…

Eh sì, fortunatamente si lavora molto in questo periodo, diciamo che tra poco avrò bisogno di un medico specialista.

Senti, per ora parliamo di ‘Una vita al top’, il tuo secondo album. Da dove nasce il bisogno di andare solista a pochi mesi di distanza (parlo di uscita) dal progetto di gruppo?

Una Vita al Top nasce dal primo ep Carne dove la metà dei pezzi è stato sviluppato in altra chiave e soprattutto sentivo il bisogno di scrivere e dire delle cose che avevo dentro, con il Muro esprimo un lato più serio mentre da solo il lato più cazzone o se vogliamo scanzonato.

‘Una vita al top’ pare una sorta di vero e proprio ‘J’accuse’, una sorta di lotta di classe messa in musica. Ci vai giù bello duro?

Sì ci vado giù diretto più che duro, non accuso, penso sia semplicemente una fotografia di quello che a me dà fastidio, compreso me stesso, nella maggior parte dei pezzi parlo di me, anche se spesso è un modo di mettere le mani avanti, ma questo è un discorso diverso.

Tra l’altro non è la prima volta che le Hogan sono prese a modello, per così dire (lo fece qualche anno fa anche Michele ‘Mezzala’ Bitossi dei Numero 6). Proprio non piacciono?

Me lo vado ad ascoltare immediatamente. Non piacciono in primis perché sono oggettivamente brutte, non piacciono perché sono uno status symbol di un determinato stile di vita, ci sono persone che pur non indossandole è come se le avessero ai piedi.

Oltre alle Hogan, l’abbigliamento è un elemento importante per distinguere chi è di qua e chi è di là. Ecco, ma per Giancane cosa c’è di qua e cosa c’è di là?

Da un lato si anche se generalizzare è sempre sbagliato, io sono un tipo da felpa col cappuccio, jeans e vans, roba molto easy, alcuni sono così ma per poter lavorare e campare devono sottostare forzatamente a delle regole sociali ed è quasi certo che dopo un po' l’eccezione diventi regola ed intacca la tua personalità, molti la vivono come una crescita, io per fortuna o purtroppo non ci riesco, l’ho fatto e non ha funzionato. Non credo sia un fatto di qua e di là ecco…

La copertina di 'Una vita al top'
La copertina di ‘Una vita al top'

Ascoltando i testi delle tue canzoni pare che a interessarti sia soprattutto l’elemento di diversità da te. Ma forse mi sbaglio…

Sicuramente è un disco “Giancanecentrico”, il mio intento non è tanto la diversità ma il paradosso, la società che ci circonda, ad un ascolto un po’ più approfondito ti rendi conto che nel 90% dei casi il paradosso stesso sono io.

C’è anche un pezzo d’amore (‘Come sei bella’)… Insomma, non sfugge al dito medio, ma c’è. Esiste anche un Giancane romantico (basta che la lei non porti le Hogan), quindi?

Certo che esiste, anzi ho scritto moltissimi pezzi d’amore bella mia vita, c’è sempre una disillusione di fondo ma l’amore è una bella cosa. A volte anche no.

I testi, appunto, sono ironici e amari (penso anche a ‘La vita’ ad esempio), ma tendenzialmente accompagnati da sonorità scanzonate, punk. Dove nasce questo contrasto?

Ironia e amarezza fanno parte del punk e fanno parte del folk non ci vedo un contrasto, anzi mi risulta tutto naturalissimo, il contrasto è fare punk acustico mascherato da folk.

Fai pure qualche nome, come in ‘Ciao sono Giancane’ (e no, non parliamo del tuo nome). Chiederti qual è lo stato della musica italiana sarebbe troppo facile, quindi ti chiedo cosa potete fare voi (tu, il Muro, chi senti vicino, insomma) per cercare di equilibrare il livello?

“Noi” ci proviamo continuando a fare quello che facciamo, parlo per me e per il me chitarrista del Muro, siamo una realtà completamente indipendente, non indie, ma indipendente, sono cose ad oggi sono molto diverse, non abbiamo un’etichetta, non abbiamo management, siamo per scelta liberi e come dice uno molto bravo “la libertà è tutto”, quello che poi le persone percepiranno sarà bello da capire ma sono contento così (siamo contenti così).

Ci parli di Vasco, del tuo Vasco – cantante che talvolta pare non si debba citare, se vuoi essere figo – e, chiaramente, della tua ‘Lunedì’?

Io quel Vasco lì lo amo, mi ha cresciuto, è un po’ come la fede calcistica, capisco a chi non piace, ha avuto un periodo un po’ basso quindi le generazioni dopo la mia non hanno vissuto determinati momenti della sua carriera, ho voluto omaggiarlo con Lunedì perché è un pezzo al quale sono legatissimo e mi ricorda quando mio zio mi regalò la cassetta ed impazzii.

Mi piace la definizione di ‘Country neomelodico’. Sai che a Napoli, e nel sud in generale, il termine ‘neomelodico’ ha un’accezione non proprio positiva?

Sì, sono legato ad un ambiente molto trash ed affascinato dal mondo dei neomelodici, e dei neomelodici bambini, fa ridere, certo se poi approfondisci un po' comincia l’amarezza.

Truppi, Gabbianelli dei Kutso, ma anche Galoni, insomma hai collaborazioni belle varie…

Sì, sono collaborazioni con persone conosciute suonando e che stimo da morire, penso a Truppi che amorevolmente chiamo dio e lui si incazza, che è un musicista della madonna o penso al giovane Marco Zitelli ‘Wrong on You' grande promessa in questa valle di lacrime. Poi abbiamo gaLoni che scrive delle cose incredibili e Alessandro Pieravanti con i suoi reading eccezionali o i Bamboo e i loro marchingegni suonanti, Andrea Ruggiero ed il suo violino, Alessandro Marinelli aka ‘Il fisa' alla fisarmonica di Hogan blu e Matteo Gabbianelli e la sua voce altissima, insomma amici e musicisti dotati che ringrazio per aver arricchito i miei pezzi con il loro ingegno.

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