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L’esordio dei Ramones, quando il punk non era ancora punk

“Ramones” è il libro con cui Nicholas Rombes affronta l’epoca a cavallo tra i 70 e gli 80 in cui nasce quello che è universalmente riconosciuto come punk e per farlo utilizza il primo album di una delle band che ha segnato la storia della musica mondiale.
A cura di Francesco Raiola
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La copertina di "Ramones" (particolare)
La copertina di "Ramones" (particolare)

"Non avrebbe potuto esistere il punk senza i Ramones. Difficile a dirsi, ci sarebbero stati molti generi musicali ma non il punk come lo intendiamo oggi" disse in un'intervista a Fanpage.it Marky Ramone, che nel 1978 sostituì Tommy come batterista di quello che è considerato uno dei più importanti di quella generazione. Ma Marky non entrò in tempo per partecipare all'esordio omonimo della band, quello che fu pubblicato nel 1976 e cominciava con "Blitzkrieg Bop", ovvero "La migliore canzone di apertura di qualsiasi album rock" come ha scritto Nicholas Rombes, professore universitario presso l'Università di Detroit ed esperto di cinema, musica e cultura pop in generale, nel libro "Ramones. Hey! Ho! Let's Go!" (pubblicato quest'anno da minimumfax), che è un breve saggio che usa la band come scusa per parlare di quel periodo che tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli 80 servì a definire, con tutte le difficoltà di sorta cos'era punk e cosa quella parola significò negli usa e in Inghilterra, in campo musicale e non solo.

Contro il prog

I Ramones sono l'elemento attorno a cui Rombes si muove per dipingere la società e la musica, ça va sans dire, di quel periodo, una società che viveva una crisi sociale che nella musica si manifestava nel rifiuto delle complessità e della pomposità dell'hard rock e del progressive che aveva caratterizzato gli anni immediatamente precedenti del rock:

"Il punk era un atteggiamento che incarnava il rifiuto. Mentre il progressive, figliastro avvizzito degli anni Settanta, era ancora radicato nell'affermazione e nell'assenso, il punk offriva un sonoro ‘no'.

Ironia, politica e controversie

Nel libro, che fa parte della serie 33 1/3 – in cui ogni volume affronta da vari punti di vista un singolo album – l'autore affronta le varie sfaccettature dell'oggetto della sa ricerca, dall'ironia presente almeno nella prima versione del punk che ancora, però, non era chiamato così – interessante la disanima storica della nascita e dell'attribuzione del termine -, ai gruppi che all'epoca (e col senno di poi) potevano fregiarsi di quell'appellativo, affrontandone anche gli aspetti più controversi, come quelli violenti e politici, e pur affermando l'importanza del movimento, sottolineandone gli aspetti positivi, Rombes si guarda bene dall'assecondare troppo la tendenza giustificatrice di alcune peculiarità, come l'uso di simbologia nazista, troppo spesso liquidata troppo semplicemente come "provocazione".

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Che cos'è il punk

I Ramones sono, quindi, il punto da cui tutto nasce, nonostante ci siano stati alcuni germogli precedenti da cui pure la band prende il via, e "Ramones" è "l'ultimo grande disco moderno, oppure il primo grande disco postmoderno". Un gruppo di cui non è facile trovare le ispirazioni, autosufficiente e modello per le generazioni successive, che ha trovato una strada che riusciva a utilizzare il pop senza essere stucchevole e diventare punk, ma non nel senso che qualcuno gli attribuisce perché, spiega sempre l'autore:

Il punk è una visione del modo in cui vogliamo vedere il mondo, non del modo in cui è davvero, e questo conflitto è uno degli elementi che lo rafforza, e che rende così boriose le discussioni su cosa è ‘vero' punk e cosa non lo è.

Un saggio tra musica e sociologia

Un saggio di 111 pagine, che possono sembrare poche per affrontare un argomento complesso come questo, ma che nonostante la sua brevità riesce a dipanare l'argomento attraversandolo sia dal punto di vista musicale (con interessanti inserti sulla critica del tempo) che sociologico (non a caso il libro si chiude citando i Cultural Studies) in modo tale da non sfigurare nello scaffale in cui tenete "Post Punk" di Simon Reynolds e "Please Kill me", di Legs McNeil e Gillian McCain, vera e propria Bibbia del genere a cui questo libro deve non poco.

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