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L’eredità di David Bowie: a un anno dalla scomparsa resta la sua musica

È passato un anno dalla morte improvvisa di David Bowie e ciò che ci resta di lui, più di tutto, continua a essere la sua musica.
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David Bowie (NILS MEILVANG/AFP/Getty Images)
David Bowie (NILS MEILVANG/AFP/Getty Images)

Quello che resta di David Bowie a un anno dalla sua scomparsa, che è anche un anno dall'uscita del suo ultimo album "Blackstar" è senza dubbio la sua musica. Dopo aver celebrato la sua arte in tutte le sue forme, tutti i suoi cambiamenti, le svolte, i film etc quello che ci resta e resterà di Bowie sono le sue canzoni, come ha dimostrato ancora una volta quest'anno. In questo 2016, infatti, è la sua musica che ha continuato a viaggiare, anche dopo lo shock di una morte per molti improvvisa, ma non per lui che della fine aveva saputo tre mesi prima di quel 10 gennaio 2016 e che aveva preparato la sua partenza lasciandoci un album che è stato universalmente riconosciuto come uno dei suoi migliori lavori. Sicuramente uno dei migliori lavori di questo 2016 se si guardano le medie voto delle principali riviste musicali del mondo, a dimostrazione di uno spunto e una capacità di capire il mondo che non sono in tanti ad avere, soprattutto dopo una carriera lunga come la sua. In quest'anno di perdite eccellenti sono stati il suo e quello di Leonard Cohen, altro musicista morto a pochi giorni dall'uscita del suo ultimo album, due tra i lavori più apprezzati, a fronte di molte uscite interessanti e una generazione di giovani che cercano di raccoglierne l'eredità.

Con "Blackstar" Bowie ha voluto farci vedere che aveva ancora tanto da dare, concetto rafforzato dai suoi video, in grado di far discutere al pari della propria musica, basti pensare a quello di Lazarus, in cui ognuno ha visto quello che voleva, da un testamento a un'immagine prettamente ispirata dall'aspetto religioso del pezzo (cosa detta, ad esempio, dal regista). E così, guardando indietro, viene voglia di rileggere, col senno di poi, recensioni pubblicate quando l'album era appena uscito, per capire come se ne parlava e quanto rilevante sia stato "Blackstar":

Dire che è la cosa migliore dai tempi di "Let's Dance" è troppo facile, ma per Dio questa è una collezione coesa che contiene la stessa imperscrutabile attenzione ai dettagli che avrebbe un ultimo album di Scott Walker. E gioite perché David Bowie non suonava così rilevante da un'eternità. "Blackstar" marca un audace e rinnovato inizio di una seconda o terza ondata per un artista che ha 69 anni. (The Quietus)

Blackstar diventa completo con questo uno-due finale, che bilancia il sangue e le ferite con un paio di lacrime salate. Sono classiche ballate à la Bowie, lamenti in cui ci lascia vedere la sua maschera abbastanza per vedere le rughe dietro di essa (Pitchfork)

Sarebbe stato così facile per Bowie fare un altro "The Next Day", per soddisfare i nostalgici che misurano in maniera accurata il Bowie rock. Ma Bowie è sempre stato più di una posa rispetto a un suono e vederlo cadere nella compiacenza avrebbe distrutto la sua reputazione più di qualsiasi deviazione dalla sua formula. "Blackstar" è un grido di battaglia contro la noia, il set di una tragedia ambientato in un mondo appena oltre le nostre aspettative. (Consequence of Sound)

L'inquietante Blackstar è il capolavoro più grande di Bowie dagli anni '70 ad oggi (Rolling Stone)

Una delle certezze che possiamo avere da quest'album irrequieto e affascinante è che David Bowie è positivamente allergico all'idea di un'eredità rock (NME)

È un album ricco, profondo e strano che dà l'impressione che Bowie si muova in maniera irrequieta sempre più avanti, con gli occhi fissi davanti a sé: la posizione in cui ha sempre prodotto la sua musica migliore. (Guardian)

È normale, dunque, che per festeggiare quelli che sarebbero stati i suoi 70 anni, senza dimenticare – come si potrebbe – che sono arrivati a due giorni dalla sua morte si sia scelto proprio la sua musica, con un nuovo Ep, che raccoglieva il singolo "Lazarus" e gli ultimi tre pezzi registrati ( e inclusi nel musical "Lazarus"), con il video di "No Plan", inquietante, oscuro e spaziale, come probabilmente sarebbe piaciuto a Bowie.

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