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Jovanotti sostiene Renzi: “Porco cane ha 38 anni, il futuro è lui”

Il cantante di Cortona, alla vigilia della sua prima serata, si schiera apertamente a favore del sindaco di Firenze in merito alla sua leadership nel futuro del Pd. Nemmeno in merito a Berlusconi il suo pensiero è troppo diverso da quello di Matteo Renzi: “La sua grazia non mi scandalizzerebbe”.
A cura di Andrea Parrella
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Non è forse una coincidenza che Lorenzo Jovanotti e Matte Renzi siano in cima alle "cose di cui parliamo" in questo lunedì di inizio settembre. Non lo è di certo per Renzi, che di giorni da "à la une" ne ha avuti parecchi negli ultimi mesi, non lo è nemmeno per Jovanotti, guru indiscusso, vate e poeta moderno, capace di unire il sacro al profano, la destra e la sinistra e molte altre cose che nemmeno si immaginerebbe potessero stare assieme. Si ritrovano in cima agli interessi degli italiani perché mentre il sindaco di Firenze, ieri, non ha fatto che ripetere con una formula diversa che si sente pronto a guidare la sinistra italiana, dall'altra parte Jovanotti esordirà (si fa per dire) in televisione, questa sera, con un film che racconterà il suo tour di quest'estate e dal quale già si attende un risultato in termini di ascolti dirompente.

In un'intervista col vicedirettore de "La Stampa", Massimo Gramellini, il cantante di Cortona ha descritto con parole forti le sue aspettative nei confronti di un paese che ha smesso di sognare, di crearsi l'opportunità della possibilità, ma che a sua detta potrebbe ancora tornare a farlo. Da anni Lorenzo è il vate di una sinistra che pare non sapere che pesci prendere, ma che i suoi discorsi forse non può permetterseli. La sua mancanza di sovrastrutture prima di tutto: "Non ho sovrastrutture ideologiche. Avevo un babbo anticomunista e una  zia del Pci. Sotto casa c’erano un ritrovo di fasci e uno di comunisti.  A me piacevano le moto dei comunisti e le scarpe dei fascisti. Nella mia testa  di bambino non esistevano pregiudizi". Il giornalista precisa subito "Ti daranno  del superficiale", lui risponde: "Non è un insulto. La superficie delle cose è come  la pelle dell’uomo: rivela molto".

In fondo l'essenza dell'artista, i cui pezzi sono attualmente utilizzati come colonna sonora delle feste del Pd (così come accaduto a Genova due giorni fa prima del discorso di Enrico Letta), continuerà a far discutere proprio per questa trasparenza, apparente o meno che sia, che Jovanotti ostenta. La totale distanza dalle contraddizioni del mondo, l'assoluta consapevolezza che in una sinistra ci debbano stare anche quelli che vedono "Amici". Accoglie infatti il gesto di Renzi (che sponsorizza palesemente), di essere andato come ospite da Maria De Filippi, e anzi gli condanna di aver fatto "Un discorso debole. Doveva trasmettere ai ragazzi una visione di cambiamento. Lui ce l’ha". Non si può sapere ora quale sarà l'esito della campagna di Jovanotti in sostegno a Renzi, anche se esserne stato il simbolo negli ultimi anni non si può dire abbia certo consistito in un elemento di buona sorte. Si sa però che presumibilmente, i milioni di persone che stasera guarderanno il suo #lorenzoneglistadi difficilmente la penseranno in maniera diversa da lui, il che dovrebbe far riflettere tutta quella parte del Pd (ammesso che ancora esista), che osteggia il sindaco di Firenze: a smetterla, o quantomeno a proporre un'alternativa.

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