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Intervista a Levante: “Racconto storie d’amore, amicizia, sogni, perdita”

Levante è uno dei nomi nuovi del panorama musicale italiano, benché siano ormai anni che fa la gavetta. “Manuale distruzione” (lanciato dal singolo “Alfonso”), il suo album d’esordio, però, ha ripagato il suo lavoro in termini di numeri e soprattutto critica. Le abbiamo fatto qualche domanda.
A cura di Francesco Raiola
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Levante-Manuale-distruzione
Levante

"Alfonso" è stata la canzone che l'ha lanciata, ma "Manuale distruzione", è un album bello, intenso e ricco di canzoni che nulla hanno da invidiare al primo singolo, anzi. Lei è Levante, all'anagrafe Claudia Lagona, siciliana trapiantata a Torino dove è nata anche l'etichetta che ha creduto in lei e nel suo lavoro, la INRI (che ha in catalogo, tra gli altri, anche Bianco, Linea 77, Monaci del surf e Gnut). La sua è stata una delle esibizioni più apprezzate del Concertone romano del Primo Maggio e dopo un lungo inseguimento tra un vis à vis, una telefonica e un'intervista via mail è stata quest'ultima ad aver avuto la meglio e così siamo riusciti a farle qualche domanda su quello che è stata la genesi dell'album e le aspettative e su canzoni che "sono storie d’amore, amicizia, sogni, perdita" e non solo di amori falliti, come ci tiene a sottolineare: "E i sogni? La morte di mio padre? La forza della vita che fa esplodere il cuore? Il consiglio di rialzarsi in piedi in "Non stai bene"? La bellezza di ritrovare la scatola dei ricordi? C’è molto di più del fallimento dell’amore" ci spiega prima di parlare di "Le margherite sono in fiore", una delle canzoni più toccanti dell'album, dedicata al padre. E basta col paragone con la Consoli "è come dire che esteticamente sono uguale a Monica Bellucci". E così sia.

Sono passati un bel po' di mesi dall'uscita di “Alfonso” a quello dell'album. Ovviamente hai cercato Sanremo. Quanto ci sei rimasta male per non esserti potuta esprimere su quel palco?
Be’, direi che sarebbe stato davvero un anno sorprendente se fosse arrivato anche Sanremo. Ci credevo davvero tanto e continuo a crederci però ho trovato ingiusta l’esclusione. A posteriori mi sono detta che quella non era stata una porta in faccia ma un portone aperto. E’ andata bene così.

Come sono nate le canzoni di “Manuale Distruzione”? E come è nato il nome…
Sono nate durante un periodo di crescita esponenziale sia sul piano musicale che sul piano personale. Sono storie d’amore, amicizia, sogni, perdita. Il nome del disco nasce proprio da questo, dal significato della mia vita… un manuale di istruzione in cui tante delle cose che mi hanno insegnato e lasciato qualcosa sono state dolorose. Ecco perché ho tolto l’apostrofo.

Esordire con “Alfonso” da una parte è stato un bene, nel senso che eri sulla bocca di tutti e tutti cantavano la tua canzone, ma quanto un tormentone rischia di soffocare quello che è l'intero album di un artista (o un'artista, nel tuo caso specifico)?
Sapevo bene che un brano come ALFONSO avrebbe rischiato di portare molti fuori strada rispetto al resto del disco. Io sono eclettica e questa peculiarità la si ritrova all’interno di MANUALE per cui , nonostante ALFONSO appaia come una furbata, per me scegliere il brano più orecchiabile non è stato meno rischioso di lanciare un brano d’amore. Diciamo che ogni brano come “debutto” avrebbe avuto le proprie conseguenze rischiose. Io ho scelto l’ironia e un pizzico di sfacciataggine. Sapevo, comunque, che a riportare tutto in carreggiata ci avrebbe pensato il mio percorso… o, quanto meno, lo speravo!

C'è l'amore annoiato, quello appena finito, quello che cerchi di recuperare, quello che ormai non tornerà più ma rimane nel cuore, farfalle nello stomaco mai avute; insomma “Manuale distruzione” pare un compendio sul fallimento dell’amore…
E i sogni? La morte di mio padre? La forza della vita che fa esplodere il cuore? Il consiglio di rialzarsi in piedi in NON STAI BENE? La bellezza di ritrovare la scatola dei ricordi? C’è molto di più del fallimento dell’amore.

Amore a parte, quali sono le storie che preferisci raccontare, quelle che ti vengono più facili?
Io racconto la vita, la mia nello specifico. Di solito scrivo spinta da sentimenti forti… è inevitabile per me scrivere d’amore. La vita è amore. Ultimamente però mi è capitato di scrivere un brano sulla diplomazia… mantenere la calma sulle idiozie che leggo è una cosa che sto imparando a fare.

Sai che c'era un'attesa enorme nei confronti dell'album? Come ti sei preparata?
C’era grande attesa? Non mi sono preparata, sono sincera. Questo disco è pronto da un anno , ho affrontato gli eventi con la serenità di chi ha dato tutta se stesso. Per chi è rimasto e sta a guardare, Levante è arrivata all’improvviso. La sconosciuta con la chitarra che ti canta il motivato estivo e poi sparisce. Stavo dietro l’angolo da tredici anni, è stata una lunghissima gavetta. Quando è uscito il disco… io avevo già viaggiato un sacco, ma proprio tanto.

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Giusto per non tornare al paragone con la Consoli che ti insegue da sempre, “Le margherite sono salve” (una delle mie preferite dell'album) rimanda nel tema a “Mandaci una cartolina”. È un tema molto delicato, per te, immagino. Come ci si approccia alla scrittura di un pezzo del genere?
Ecco, forse questo è uno dei temi sui quali potrei raccontare all’infinito, scrivere migliaia di canzoni e interi dischi. Parlare di mio padre è la cosa più dolorosa e naturale per me… è il mio unico modo per rendergli la vita che non ha vissuto. Paragonarmi a Carmen Consoli nella musica è come dire che esteticamente sono uguale a Monica Bellucci. Per cortesia.

In un'intervista hai raccontato che dopo un po' di esperienze non ottime in Italia te ne sei andata a Leeds, pensando che l'inglese potesse essere la strada giusta: “Pensavo di farcela con un disco in inglese, e invece…”. E invece?
E invece no, perché mentre cantavo non ero felice. Non era quello che dovevo fare, non in quel momento. Il tempo mi ha dato ragione.

Di cantantesse di cui si parla in Italia non ce ne sono molte. Ultimamente si parla molto di te e di Maria Antonietta: che mondo è quello del cantautorato femminile italiano?
Un mondo ristretto, poco popolato e sottovalutato. Ma non mi sono mai soffermata a pensare per quale motivo.

Senti ma sei riuscita ad accettare il fatto che una delle canzoni dell'album non sia scritta da te?
Accettare? Hai trovato che mi pesasse? Ho voluto fortemente che NUVOLA fosse nel mio disco, amo le canzoni di Alberto.

A proposito come è nata la collaborazione con Bianco e la Inri?
Bianco lo conosco da tempo immemore e INRI da prima che nascesse. Ho contattato, di ritorno da Leeds, Davide Pavanello e lui ascoltando le cose che avevo fatto si è interessato al progetto. Ci siamo tutti stretti in un abbraccio ed ecco la felicità.

S'è creato un bel buzz attorno al tuo nome, al punto, tra le altre cose, da aver aperto il tour di Gazzè, ma c'è un artista con cui ti piacerebbe collaborare?
Mi piacerbbe collaborare con Cremonini.

"Manuale distruzione" ha esordito all'ottavo posto nella classifica Fimi. Quanto conta veramente questo traguardo per un'artista come te?
Ho ricevuto un sacco di complimenti , anche da grandi artisti, giorno 20 marzo quando è arrivata la notizia del mio ottavo posto in Fimi. Ho ringraziato, ho accordato la chitarra e ho suonato al Magnolia. Con questo voglio dire che io faccio musica… e non mi dispero per i numeri. Sarò sempre la stessa ragazza che suonava al pub sotto casa, croce sul petto.

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