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In 20 mila per lo Sponz Festival: la scommessa vinta di Vinicio Capossela

Un’edizione, la quarta, da 20 mila persone per lo Sponz Festival, la rassegna che Vinicio Capossela ha portato alla quarta edizione e che si fonda sull’Irpinia, la sua cultura e i suoi paesi.
A cura di Francesco Raiola
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Vinicio Capossela e Gianni Morandi durante lo Sponz Festival (Foto di Giuseppe Di Maio)
Vinicio Capossela e Gianni Morandi durante lo Sponz Festival (Foto di Giuseppe Di Maio)

Si è chiuso con Micah P. Hinson sul palco del campo sportivo di Calitri, domenica 28 agosto, l'atteso concerto con cui Vinicio Capossela ha messo la parola fine (resterà ancora qualche appuntamento per il lunedì, ma il grosso era andato) alla quarta edizione dello Sponz festival, ovvero la rassegna ideata dal cantautore stesso e che affonda le radici nell'Irpinia e nella sua tradizione, con cui Capossela ha fatto i conti in questi anni culminati con l'uscita del libro "Il paese dei Coppoloni" e dell'album "Canzoni della cupa" in cui riprende le storie della zona, rivisitandole musicalmente. Pochi minuti prima che salisse sul palco il cantante folk americano, però, l'attenzione se l'era presa un Gianni Morandi mattatore che si è confermato uno dei ‘artisti karaoke' del Paese, nonché uno dei più autoironici: "Ho voluto godermi il concerto tra il pubblico, ora però, scusatemi, sono un po' ubriaco" dice ridendo a fianco a Capossela, prima di dare il via a una selezione dal proprio repertorio ("C’era un ragazzo", "Fatti mandare dalla mamma", "In ginocchio da te", "Il grande prato verde") oltre al duetto su “La padrona mia”, “Se perdo anche te” e “Zompa la Rondinella”.

Quel momento è stato forse il riassunto perfetto di una rassegna che cerca di unire tradizione e pop, senza scadere nelle sue versioni gossippare. E per questo Capossela ha voluto riunire, ancora una volta, attorno a sé artisti, musicisti, scrittori, attori per una settimana di incontri, dibattiti, concerti, letture, culminate nell'apertura della tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta e conclusasi a Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi, dove prima il poeta siriano Khaled Al Nassiry e poi il violoncellista Mario Brunello hanno raccolto la standing ovation del numerosissimo pubblico accorso.

Si conferma, insomma, ancora una volta una delle manifestazioni culturali più vive del Paese, in grado veramente di porre l'accento sul territorio, ripercorrendone i tratti più belli e riscoprendone la cultura, senza alzare la voce, ma lasciando che siano le parole e i paesaggi a riempire gli occhi, il cuore e le teste di tutti quelli che hanno scelto di avvicinare una terra bellissima e in parte ancora incontaminata, fatta di spazi aperti, borghi sorprendenti, odori sconosciuti a chi vive troppo la città e una passione che vuole solo essere alimentata. Circa 20 mila persone senza distinzione di età, hanno invaso questi paesi, e i vari Mimmo Borrelli, Ascanio Celestini, Paolo Rumiz hanno lasciato a bocca aperta. Il riassunto è nelle foto, in testa all'articolo, scelte per voi e nelle parole di Capossela, da cui trasudano le emozioni provate in quei giorni:

L'arrivo del treno, correrci a fianco a cavallo con la musica di Morricone…
L'alba a Cairano, il medioevo degli incappucciati, la fanfara.
I calitrani, i volontari, il velo di sposa di Mariangela che sventola nel cielo di Andretta, il ritorno di Micah P. Hinson, Mimmo Borrelli, la Consorteria delle Tenebre. I ragazzi di Calitri che fanno il coro dell'Antigone sul Borgo Castello con il Teatro delle Albe. La terrazza di Lecio sul borgo, Cinaski, la notte dei Fante, Paolo Rumiz, il ballodromo, le bande da ballo, Baby Moira e gli Extraliscio, l'Orchestrina di Molto Agevole, il batticulo… Le grotte, le cantine, il banco bar da 80 metri di Enzo Tenore, come un scenografia di Sergio Leone. Giovanna Marini che canta “This land is your land" con Micah,  Morandi che canta “La padrona mia", tutto il pubblico che canta Morandi, Ascanio Celestini al bar di Ciccillo, Cicc' Bennet e la sua bodyguard, mister Donat. Matalena che canta “Il naso", il guscio di testuggine di Domenico Quirico che spacca le nostre coscienze, la polvere biblica, i capovolgimenti del pensiero di Moni Ovadia, il pubblico del Goleto che si alza in piedi all'ultima poesia di Kahled Al Nassiry, le magnifiche mura senza tetto del Goleto che amplificano il violoncello di Brunello, che invecchia meglio del vino, Armando "testa di uccello" che declama allo scalo. Lo scalo riaperto. Il cowboy con la sigaretta col bocchino che ci suona dentro… Gavino Murgia travestito da demone della cupa che provoca l'estasi delle baccanti… i cavalli contro luna, lo zoccolare dei muli nei vicoli, i Diables de Catalunya che ci esaltano nel terrore come in un quadro di Bosch, medioevo post atomico tra i vicoli. L'alba. La ricreazione del mondo…
E poi il suolo, questa terra da camminare, questo vuoto da riempire di cose che fanno bene, di cose buone. Di cose fatte bene. Con testardaggine.
Fare una buona festa ha le sue regole. La prima è scegliere dei buoni invitati. Ho avuto fortuna. Grazie a voi che avete accolto l'invito. Grazie a noi per la passione.
Che settimana… Che lutto, ora, il campo vuoto dopo il raccolto. Di nuovo il campo da arare…
Però che ricreo… Tutto da scolpire nel cuore
Un bacio, e scusate per le foto che non ho fatto. Ero troppo intento a usare gli occhi

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