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In 12 mila per Fedez e J-Ax: “Prima avevo paura della gente a causa del bullismo”

È stata Torino il teatro della prima del tour che vede insieme Fedez e J-Ax e quest’ultimo, ringraziandoli, ha parlato di come da ragazzo a causa del bullismo avesse paura dei gruppi affollati di persone.
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Fedez e J-Ax
Fedez e J-Ax

Fedez e J-Ax sono partiti con la prima delle 19 tappe del loro tour con cui porteranno in giro per i palasport italiani il loro primo album "Comunisti col Rolex" che dalla settimana dell'uscita è presente nella top 10 degli album più venduti. È stata Torino a inaugurare questo giro d'Italia che terminerà con un concerto all'Arena di Verona e che vede molte date sold out, compresa la prossima, quella del 13 marzo all'Unipol Arena di Bologna.

Il la è andato in scena davanti a circa 12 mila persone assiepate nel PalaAlpitour con una scenografia che, come hanno spiegato gli stessi artisti "mette in scena l’ascesa sociale raccontata in alcuni brani del disco: un gioco prospettico, permesso dalle tecnologie e i contributi video, per comunicare, in maniera pop, il concetto di affermazione e successo nella vita partendo dal basso della scala sociale". E sulla scia di questo concetto J-Ax ha voluto ringraziare il pubblico e dedicare il proprio pensiero ai più deboli, vittime di bullismo, partendo da un caso personale.

In uno status su Facebook, infatti, il cantante ha parlato di serata magica e, sottolineando la costruzione del palco – che gli permetteva di camminare tra le migliaia di persone – ha parlato di come quel pubblico gli faccia passare la sua paura del camminare tra folti gruppi di persone, causato dal bullismo di cui era vittima:

Il palco per questo tour si estende per il lungo e ci permette di camminare fra il pubblico. Da bambino camminare fra gruppi di persone mi terrorizzava. Ero bullizzato dai ragazzi del piccolo paese in cui sono cresciuto e per questo motivo ogni volta che vedevo gruppi di persone cambiavo strada. Ero diventato un esperto dei percorsi alternativi ben prima dell’arrivo dei navigatori. Un tragitto di 5 minuti poteva diventare di 15 o 20. È un trauma che non ti abbandona nemmeno da adulto, ancora oggi sento una voce che mi dice di mettermi in salvo quando vedo tanta gente assieme.  Ma ieri ho camminato fra 12.000 persone e quella voce è stata zitta. In mezzo a voi sono felice e al sicuro. Grazie a voi quella voce non avrà più l’ossigeno per parlare. Per questo voglio dirvi di tenete duro e di non mollare mai. Anche se ora non vedete una via di uscita presto troverete una strada e le cose andranno meglio. Quello che oggi vi fa tremare un giorno sarà ciò che vi renderà più forti di tutti.

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