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Il regalo degli U2: un’operazione che possono permettersi solo i grandi

Gli U2 si inseriscono nel (breve) elenco di coloro che annunciano un album a sorpresa e lo fanno con un’incredibile operazione di marketing. Ma quanto è importante questa modalità? In un mercato musicale che sta cambiando l’operazione sarà difficilmente replicabile.
A cura di Francesco Raiola
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U2-Apple

In questi ultimi anni sono vari gli artisti che hanno pubblicato il proprio album all'improvviso o durante eventi speciali, spesso senza che l'ufficio marketing delle etichette potesse fare un po' di pubblicità. Un atteggiamento in netto contrasto con quello generale per cui ormai, ad esempio, il singolo ha perso la propria specificità e all'uscita dell'album ne conosciamo praticamente tutto il contenuto. Un atteggiamento, quindi, caratterizzato da un enorme battage, se "virale" ancora meglio, che spesso per le donne si esplica in un florilegio di nudità e twerking, mentre per gli uomini in botte e gossip.

Prima degli U2 che ieri hanno presentato il loro "Songs Of Innocence", annunciando la gratuità per tutti i clienti dell'iTunes Music Store, durante l'evento Apple (in questo articolo tutte le informazioni) gli antesignani furono i Radiohead che, nel 2007, con "In Rainbow", ma è tra il 2013 e il 2014 che sono usciti all'improvviso album di artisti e band importanti. Una delle sorprese più grandi del 2013, infatti, fu David Bowie che sorprese tutti con "The Next Day", registrato in assoluto silenzio, senza che mezza parola uscisse fuori. Tra i nomi maggiori, ovviamente, non si possono non citare Beyoncé col suo album omonimo uscito nel dicembre del 2013, o Jay Z che qualche mese prima annunciò "Magna Carta Holy Grail" durante la finale di NBA, ma lo stesso discorso valse anche per artisti come Burial, uno degli artisti elettronici più amati (di cui fino a qualche mese fa si ignorava l'identità) o i My Bloody Valentine tornati dopo 20 anni con "mbv". Una tendenza inversa a quella generale, quindi, che potrebbe avere presto nuovi emuli, ma solo tra i giganti della musica mondiale.

Stanno cambiando, insomma, le regole del marketing della distribuzione musicale. Dopo quello dell'ascolto, infatti, che vede ormai lo streaming come forza in ascesa per quello che è il mercato discografico mondiale, anche gli artisti stanno cominciando a cambiare le carte in tavola. Qualche anno fa, era il 2007, risultò eclatante la scelta dei Radiohead di mettere sul proprio sito l'album "In Rainbow" permettendo ai fan di scaricarlo gratuitamente o facendo un'offerta anche minima, bypassando l'etichetta e dando il la a quello che succederà negli anni successivi. Lo scorso anno fu Jay Z a legarsi a un'azienda tecnologica, la Samsung, regalando ai clienti della compagnia telefonica un milione di copie di “Magna Carta Holy Grail”, 72 ore prima dell'uscita ufficiale e creando non pochi problemi per il conteggio di quelle copie nell'ambito della classifica Billboard, mentre a fine anno fu Beyoncé a sorprendere il mondo musicale e discografico con l'uscita del proprio album omonimo direttamente su iTunes, senza fare alcun annuncio e eliminando l'intermediazione dell'etichetta. Una voglia di andare direttamente verso i propri fan, ritrovare un contatto diretto. L'esperienza fu fortunata e il successo clamoroso (certo, parliamo sempre di una delle artiste più amate al mondo).

È normale che a permettersi un'impresa del genere possano essere solo nomi così grandi i quali, comunque, guadagnano dall'operazione (la Apple avrà sicuramente pagato l'esclusiva a suon di milioni alla band, benché non siano state comunicate cifre ufficiali) e non poco, oltre a consolidare la propria immagine. Tutti sanno, ormai, che la vendita degli album non è più e sarà sempre meno una delle principali fonti di guadagno per le band: le vendite dei cd fisici crolla, quello dei download cala inesorabilmente da un paio d'anni a questa parte e ormai la musica tendiamo a non possederla più, pagando abbonamenti alle piattaforme di streaming o semplicemente ascoltandone la pubblicità che ne spezzetta l'audio. Insomma gli album sono un contorno al marketing e ai live e anche gli U2 lo hanno capito bene. Ben venga l'operazione, e anche la motivazione di voler portare la propria musica a quanta più gente possibile (che è quello a cui ogni artista tende, sebbene qualcuno neghi), ma sia chiaro che non è un'operazione replicabile e da lanciare in larga scala. Non a breve termine, almeno, e soprattutto non per tutti quelli che fanno musica.

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