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Giacomo Sferlazzo, da Lampedusa contro le contraddizioni della nostra società

Giacomo Sferlazzo è un cantautore di Lampedusa che ad aprile pubblicherà ‘Giostre per giovani vecchi’, un album che racconta le contraddizioni della società in cui viviamo.
A cura di Francesco Raiola
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Giacomo Sferlazzo
Giacomo Sferlazzo

C'è un filo rosso che lega il concetto di profitto all'Isola di Lampedusa, passando per i Migranti. Ci sono le contraddizioni della società a unire tutto assieme alla voce di Giacomo Sferlazzo, cantautore siciliano che proprio sull'isola siciliana costruisce la propria arte e che da là parte, da quel piccolo pezzo di terra, così importante, per cercare una lettura più ampia. Sferlazzo non ha paura di cantare il disagio, le contraddizioni dell'Italia e non solo, partendo da un punto di vista privilegiato, che con le contraddizioni e con le difficoltà ci convive ogni giorno. Il cantautore, però, non è solo un cittadino di Lampedusa, ma ne è parte attiva e ogni giorno lavora per cercare di rendere migliore la vita dei migranti che hanno nella Sicilia la porta per una vita migliore. Nel 2009, infatti, assieme ad alcuni conterranei ha fondato il Collettivo Askavusa, un'associazione che vuole sensibilizzare sulle migrazioni e il rapporto che c'è tra questo e gli interessi economici e politici.

‘Giostre per giovani vecchi' è un album, quasi un concept, che uscirà il 22 aprile e mescola al suo interno vari generi, dal folk al blues, affondando le radici nel cantautorato sociale, appunto, che ha nei testi uno dei punti di forza. Di quale concept si tratti lo dicono anche solo i titoli delle canzoni, che spaziano da ‘Crisi di mercato' a ‘Ciò che divide non son le divise', ‘Siamo moderati', ‘Il carro dei vincitori'. Sferlazzo gioca, ironizza, parla con dio (sic), suona chitarra, il marranzano e lo xilofono e si è attorniato di collaboratori che suonano strumenti e oggetti vari: ci sono Samuele Venturin (fisarmonica, chitarra elettrica, violino, tromba), Piero Spitilli (contrabbasso, basso elettrico), Jacopo Andreini (batteria, oggetti, mandola, mandolino, sax contralto e baritono) che ha anche curato le registrazioni ed il mixaggio e Ruben Caliandro che ha suonato la tromba in ‘Ciò che divide non son le divise’ e ‘Che smania di vivere ho’.

Si diverte con la lingua e canta cose come ‘seguiamo slow food ma frequentiamo i fast food (…) siamo riformisti, anticomunisti, ai lavoratori diamo il panettone il giorno di Natale. Noi siamo al centro, anche un poco a sinistra e anche un poco a destra (siamo moderati), ‘ciò che divide non son le divise che infatti uniformi si chiamano anche' (‘Ciò che divide non son le divise') e polemizza con ‘voi difensori dei diritti umani con la pancia piena e la maschera del dolore'.

Nell'album è presente anche l’artista Emilia Badalà che in ‘Crisi di mercato', il brano che apre il disco, ha realizzato la parte sonora con ‘dischi di vetro su cui sono incisi disegni e parole legate a paesaggi o ad eventi particolari. Successivamente i dischi sono fatti suonare su dei grammofoni, la puntina del grammofono scorre sui solchi grafici impressi nel vetro in modo tale che, il risultato sonoro, sia un suono a diversi ritmi che cambia a seconda del disegno dei solchi', mentre in ‘Il poeta benedetto' ha usato l'opera Der Arbeitstag (La giornata di lavoro) dell'artista Leander Schwazer che utilizza parte della trascrizione del Capitale di Marx.

Il cantante presenterà l'album con un tour che partirà a maggio con i primi 4 appuntamenti a Firenze, Bologna, Milano e Condove.

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